Recensioni e Commenti sul mio ultimo libro – E Interviste

novembre 21, 2021

QUI DI SEGUITO – dopo una mia breva Presentazione di questo mio ultimo libro L’Unione Europea Origini Presente Prospettive future Edizioni SIMPLE 2021 –  commenti e recensioni  di professori, giornalisti, esperti, dirigenti sindacali, ecc.   Il volume e’ acquistabile dall’editore(SIMPLE) e sui principali bookshop on line, e in alcune librerie fisiche quali -a Roma- la Libreria Minerva a Piazza Fiume e la Libreria Mondadori in via Piave. Per ulteriori aggiornamenti, Rinvio ai miei articoli in Agenda Geopolitica, rivista pubblicata dalla Fondazione Ducci. Leggi il seguito di questo post »

L’ITALIANA IN ALGERI AL TEATRO VERDI DI SALERNO (17-19 maggio 2024)

Maggio 15, 2024

Si ringrazia Elena Paruolo per questo suo contributo.

L’Italiana in Algeri è un  dramma giocoso più che un’opera buffa, l’appellativo di  buffa risale a Stendhal. Gioacchino Rossini era  giovanissimo, quando la scrisse su libretto di Angelo Anelli.  E lo fece in pochissimo tempo. Lo spettacolo andò in scena per la prima volta a Venezia nel 1813.  

 “Era nel fiore del genio e della giovinezza , non aveva paura di ripetersi, non cercava di scrivere della musica “forte”, viveva in quel piacevole paese di Venezia, il più gaio d’Italia e forse del mondo – per citare ancora Stendhal – Il carattere dei veneziani pretendeva soprattutto arie piacevoli, più leggere che appassionate. Sono stati ben serviti nell’Italiana”.  Compositore di musiche che potevano adattarsi a situazioni  leggere e serie – e a lungo sottovalutato all’estero in quanto considerato un autore leggero –  Rossini è poi  divenuto un oggetto di culto.

La trama  –   Giocata soprattutto sulla burla e sul ritmo drammatico e musicale, l’opera racconta la storia di una ragazza Italiana di straordinaria bellezza, dotata di molto coraggio, spiritosa e volitiva, di nome Isabella, che decide di imbarcarsi per andare a salvare il suo innamorato Lindoro, un giovane archeologo  ingaggiato per fare scavi in oriente che – catturato dai corsari – diventa schiavo ad Algeri del bey Mustafà.   Anche il vascello su cui viaggia Isabella – insieme a Taddeo, suo spasimante non corrisposto, poi spacciato come zio della ragazza – in seguito a un naufragio cade in mano ai corsari.

Intanto, ad Algeri, il bey Mustafà è stanco della moglie Elvira e desidera conoscere una ragazza italiana, perché ha saputo che le ragazze che vengono dall’Italia hanno un fascino speciale. Comanda dunque di portargliene una.

Il capo dei corsari gli porta la splendida Isabella che trova tra i naufraghi. Così la ragazza scopre che Lindoro è vivo ed è divenuto schiavo. Mustafà vorrebbe dare la libertà a Lindoro se solo lui accettasse di tornare in Italia e portasse con sé la moglie  che egli non desidera più.

Isabella seduce Mustafà che si innamora di lei e di conseguenza fa tutto quello che lei gli chiede di fare. Gli dice che ripudiare la moglie è un costume barbaro e che lei non potrebbe amare un uomo che lo mettesse in atto. Fa sì – dunque  – che Lindoro e Elvira non partano ma  restino ad Algeri.  Seguono alcune burle ai danni di Mustafà che viene nominato Pappataci, un titolo che concede questo diritto:                  

                                            Fra gli amori e le bellezze

                                           Fra gli scherzi e le carezze

                                           Dee dormir, mangiare e bere

Anche Taddeo diventa strumento di esilarante comicità.  Intanto  Isabella organizza la sua fuga quella di Lindoro e degli  altri italiani che sono ad Algeri.  Quando Mustafà  scopre l’inganno di cui è stato vittima sono tutti partiti. A quel punto non gli resta che rassegnarsi e ritornare dalla moglie mentre il coro e tutti i personaggi si uniscono per cantare il successo della bella italiana.

Nella Conferenza stampa  diretta da Peppe Iannicelli, che si è tenuta nel foyer del Teatro Verdi di Salerno il 15 maggio 2024, alla quale erano presenti il direttore d’orchestra Gaetano Lo Coco, la regista Sarah Schinasi, alcuni degli interpreti, e il segretario artistico Antonio Marzullo,  si è parlato del nuovo allestimento della Italiana in Algeri che sarà rappresentato al Verdi il 17 e il 19 maggio.  

 Ha iniziato Marzullo, dando una buona notizia. Sono stati sbloccati dal Consiglio di Stato i fondi per sviluppo e coesione destinati alla Campania. Di conseguenza  al programma della stagione lirica del Teatro Verdi saranno aggiunti altri titoli (Nabucco e Norma) e dei concerti.

Iannicelli  chiede  perchè rappresentare l’Italiana in Algeri al Verdi, un teatro in cui si rappresenta molto la musica di Verdi e di Puccini, due autori caratterizzati da  trasporto ed emozioni, tutte cose che non ci sono in Rossini che tende invece a creare una realtà comica, un mondo di ironia e cattiveria, ma anche di gioia, che porta a riflettere sulla nostra realtà.   Anche se di straordinaria attualità, L’Italiana in Algeri   è un’opera poco rappresentata perché – altamente impegnativa – richiede un cast di altissimo livello.  Lo spettacolo presentato al Verdi – sottolinea Marzullo – presenta un cast eccellente. E  risponde anche al principio del Verdi di proporre ogni anno un titolo mai messo in scena prima.

Quest’anno é toccato all’opera di Rossini, uno spettacolo che sarà ripreso anche dalla Rai.

Rossini – osserva il direttore Lo Coco – usa Algeri in quanto mondo distante, un mondo diverso per i colori, i suoni assurdi, un mondo che gli consente un distanziamento dalla realtà, un po’ simile al distanziamento che si trova nel  teatro di Brecht.

Nella sua interpretazione dell’opera di Rossini – sottolinea la regista Schinasi  – Mustafà diventa un personaggio affascinante, di grande apertura mentale, colto e curioso, pronto a stare al gioco.  Probabilmente tra lui e Isabella succede qualcosa. Se non appartenessero a mondi così diversi sarebbero perfetti l’uno per l’altra.  Probabilmente l’oriente diventa un po’ occidente e l’occidente un po’ oriente. Ne viene fuori una storia che fa sognare.  Ed è anche una storia che rappresenta una sfida per chi la mette in scena. Comporta molto lavoro,  perché presenta ben 23 scene che non si svolgono nello stesso luogo.

Ne viene fuori uno spettacolo articolato, dal ritmo incessante, che mira a ridurre la comicità  spicciola spesso associata a questa splendida opera.

Filippo e Filippino LIPPI in mostra ai Musei Capitolini – Palazzo Caffarelli – di Roma (15 maggio-25 agosto2025)

Maggio 14, 2024

Filippo e Filippino Lippi, Ingegno e bizzarrie nell’arte del Rinascimento questo il titolo della mostra mostra ai Musei Capitolini, Palazzo Caffarelli, a Roma dal 15 maggio al 25 agosto 2025. Un padre (Fra’ Filippo Lippi maestro assoluto della stagione dorata del Rinascimento fiorentino) e un figlio (Filippino Lippi allievo di Botticelli che a sua volta era stato alliveo di Filippo Lippi) – entrambi pittori e disegnatori di grande talento – due grossi artisti dell’arte rinascimentale! L’esposizione è a cura di Claudia La Malfa. Ci sono tele favolose, disegni concessi in prestito dalla Galleria degli Uffizi e dall’Istituto centrale per la grafica di Roma, e documenti provenienti dagli archivi di Firenze e Spoleto da cui emerge la rete di contatti di Fra’Filippo Lippi con Cosimo de’Medici e il re di Napoli. Ed è anche narrata , non senza una certa ironia, la storia del rapimento da parte del pittore di Lucrezia Buti dal convento in cui studiava, la fuga di amore e la nascita del figlio Filippino.

Il fatto che nel titolo della mostra ci sia il termine bizzarie vuole attirare l’attenzione sulla coesistenza – in Filippo Lippi – di divino e umano nella realtà dall’artista ritratta.

In mostra il capolavoro di Filippino Lippi: l’Annunciazione dei Musei civici di San Gimignano, due splendi tondi realisticamente poetici, in cui Filippino conia geometrie prospettiche e la narrazione degli interni del padre con le figure sinuose di Botticelli. Spettacolari anche i suoi affreschi – nella cappella Carafa della chiesa di Santa Maria sopra Minerva a Roma – nella mostra riprodotti in dimensioni reali con una particolare tecnica fotografica.

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Hotel Dante al Teatro Quirino (14-19 maggio 2024)

Maggio 13, 2024

Ritornando a un certo teatro degli anni 80/90, il tentativo è di abbattere la disposizione classica platea/palcoscenico e inventare nuove dinamiche teatrali. E in effetti, più che uno spettacolo, HOTEL DANTE è un format, grazie al quale sarà possibile trovarsi faccia a faccia con tanti personaggi che Dante ha incontrato nel meraviglioso viaggio della Divina Commedia.

I nuovi Dante-spettatori potranno scegliere quale storia ascoltare.

E – al termine della confessione – dovranno nuovamente giudicare lo spirito, e lo faranno lasciando una delle chiavi che gli sono state consegnate all’ingresso dell’Hotel dante.  Infine si darà commiato agli spettatori con una grande non festa.

Come è cambiata la morale dell’uomo moderno? Quali differenze apporterebbe al passato?

Capolavori russi al Teatro dell’Opera (Roma 14 maggio 2024)

Maggio 13, 2024

Michele Mariotti torna sul podio con la Cantata Aleksandr Nevskij per mezzosoprano, coro e orchestra di Sergej Prokof’ev,  accompagnata dalla proiezione delle scene dell’omonimo film di Sergej Ėjzenštejn  per il quale il compositore scrisse la colonna sonora nel 1938.  Completa il programma la Sinfonia n. 4 in fa minore op. 36 di Pëtr Il’ič Čajkovskij

«La cantata  – sottolinea Michele Mariotti- nasce come colonna sonora, ma non consiste in un mero accompagnamento musicale alle immagini. Quello di Prokof’ev era un progetto virtuoso, scaturito dal desiderio di fondere i linguaggi artistici. Ogni episodio è un grande quadro. Nell’insieme, questi quadri compongono un racconto che culmina nella battaglia sul ghiaccio».

Il film di Ėjzenštejn – incentrato sulle vittoriose gesta di Aleksandr Nevskij, granduca di Novgorod – ripercorre il sanguinoso scontro che portò l’esercito russo alla vittoria contro gli invasori teutonici nel XIII secolo. Secondo la leggenda,  il granduca ordinò ai propri soldati di togliersi le armature e di condurre i nemici sulla superficie ghiacciata del lago, nel quale i cavalieri teutonici affondarono per il peso delle proprie corazze.

9 maggio (2024): Festa dell’Europa in Italia

Maggio 10, 2024

Nel 2024, la festa dell’Europa e’vicina alle prossime elezioni politicheeuropee in giugno. Spero che il tasso di astensioni sia bassissimo e che tutti esercitino il loro diritto di voto e di scelta. Sovranismi e nazionalismi sono miopi. Serve invece uno scatto in avanti per un’Unione europea piu’ forte: per la salvaguardia dei nostri valori e competivita’, per la pace e un mondo migliore. Il 9 maggio l’Italia si e’illuminata del colore dell’Europa . E la festa in Piazza Campidoglio e’stato un gran bello evento le cui foto sono visibili nei link che seguono.

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WORLD PRESS PHOTO 2024: al Palazzo Esposizioni (Roma, 9 maggio- 9 giugno 2024)

Maggio 9, 2024

Attraverso un programma di mostre, la World Press Photo Foundation racconta il mondo, a milioni di persone, attraverso foto di fotografi professionisti, creativi e coraggiosi, di cui – in questi ultimi anni caratterizzati da guerre e conflitti – molti sono morti sul campo. La mostra World Press Photo 2024promossa da Roma Capitale – Assessorato alla Cultura e dall’Azienda Speciale Palaexpo e ideata dalla World Press Photo Foundation di Amsterdam – è state organizzata dall’Azienda Speciale Palaexpo in collaborazione con 10b Photography. 

In anteprima nazionale, presenta le foto vincitrici del prestigioso contest di fotogiornalismo che dal 1955 premia ogni anno i migliori fotografi professionisti. contribuendo a costruire la storia del giornalismo visivo mondiale. Questi i temi dominanti del 2024: gli effetti devastanti (ritratti con estrema compostezza) di guerre (conflitti) e dei cambiamenti climatici, attraverso la sopravvivenza di farfalle la resistenza di madre natura, la situazione drammatica di migranti, la demenza in paesi che non prevedono cure per questa patologia ecc.

  • A vincere il World Press Photo of the year è stato il palestinese Mohammed Salemcon la foto Una donna palestinese stringe il corpo di sua nipote.
  • Il premio World Press Photo Story of the Year è stato assegnato alla fotografa Lee-Ann Olwage di Geo per il progetto Valim-babena ambientato in Madagascar. Gli scatti documentano la vita di Paul Rakotozandriny, “Dada Paul” (91 anni) che convive con la demenza da 11 anni ed è assistito da sua figlia Fara Rafaraniriana (41 anni).
  • Il venezuelano Alejandro Cegarra, The New York Times/Bloomberg, si è aggiudicato il premio World Press Photo Long-Term Project con il lavoro I due muri che rievoca la terribile situazione dei migranti ai confini del Messico.
  • Il World Press Photo Open Format Awardè andato a Julia Kochetova  fotografa ucraina che ha realizzato un sito web che unisce il fotogiornalismo con lo stile documentaristico di un diario personale per mostrare al mondo l’esperienza di vivere con la guerra come realtà quotidiana.

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EXPODEMIC al Palazzo delle esposizioni (Roma 7 maggio -25 giugno 2025)

Maggio 6, 2024

EXPODEMIC (7 maggi0 2024 – 25 agosto 2024): la mostra “EXPODEMIC. Festival delle Accademie e degli Istituti di Cultura stranieri a Roma” – curata da Lorenzo Benedetti con la collaborazione di Francesca Campanaè un progetto espositivo condiviso e diffuso che, a partire dal Palazzo Esposizioni di Roma si dirama nel tessuto urbano della città.

Il suo filo conduttore è il racconto inedito del legame che intercorre tra la nascita e lo sviluppo delle moderne esposizioni e la storia delle accademie. Il suo fulcro sarà il Palazzo Esposizioni con la mostra di 18 artisti ospitati negli istituti culturali stranieri presenti a Roma ( tra loro Kamrooz Aram, Ane Rodriguez Armendariz, Séverine Ballon, Jacopo Belloni, Alix Boillot, Susanne Brorson, Fatma Bucak, Pedro Luis Cembranos, Zachary Fabri, Hamedine Kane, Kapwani Kiwanga, Bjørn Melhus, Marko Nikodijevic, Tura Oliveira, Estefania Puerta Grisales, Chloé Quenum, Marie Robert, Sarina Scheidegger ).

Il Festival (promosso dall’Assessorato alla Cultura di Roma Capitale e Azienda Speciale Palaexpo) è organizzato dall’Azienda Speciale Palaexpo con la collaborazione di 21 istituzioni culturali internazionali che – per tutta la durata della manifestazione – proporranno nelle loro sedi mostre, incontri, eventi e dibattiti. 

Jenůfa firmata Claus Guth all’Opera di Roma (2 -9 maggio 2024)

aprile 30, 2024

Capolavoro del realismo musicale di primo Novecento, Jenůfa (scritta tra il 1894 e il 1903 – l’opera teatrale più nota del compositore ceco Leoš Janáčekù – arriva al teatro dell’opera di Roma nella messa in scena del pluripremiato regista Claus Guth, che ha optato per un allestimento simbolico (altissime mura di legno che delimitano la scena e il rumore  costante della ruota di un mulino).  “Jenůfa – sttolinea Guth – è la storia di una donna che lotta per un mondo più libero “. Il rumore della ruota del mulino non cambia mai.  “La società – aggiunge Guth –  è questa macchina rituale che ripete i suoi movimenti all’infinito e che distrugge tutto ciò che incontra. L’opera mostra come un’enorme pressione sociale verso il conformismo possa portare alla completa caduta di un outsider, di qualcuno che sta fuori dalla norma”.  

In effetti – l’opera ritrae una vicenda in cui si intrecciano onore, amore e violenza, e in cui i destini di una giovane e della sua matrigna sono destinati a ripetersi (come in una maledizione).   La sua trama ruota su Jenůfa – figlia adottiva di Kostelnička, sagrestana della chiesa di un paesino della Slovacchia morava – che, rimasta incinta dell’amante Števa,  viene sfregiata da Laca, innamorato di lei e geloso della sua relazione. Costretta a nascondersi in casa di Kostelnička per la maternità illegittima e rifiutata da Števa per la ferita che ora porta sul volto, viene po.i ingiustamente accusata di infanticidio dopo che Kostelnička, a sua insaputa, uccide il bambino per paura che questo possa impedirle di sposarsi con Laca, pentito e ancora innamorato di lei. Alla scoperta del cadavere, la matrigna confessa il crimine.  Jenůfa – accettando le nozze con Laca – la perdona

Sul podio romano sale il direttore slovacco Juraj Valčuha. Il ruolo di Jenůfa vede impegnata  Cornelia Beskow. Accanto a lei, nel ruolo della sagrestana Kostelnička, la grande Karita Mattila,.  Il tenore Robert Watson è invece Števa Buryja.  Nella parte di Laca Klemeň canta Charles Workman. Il mezzosoprano italiano Manuela Custer è invece la vecchia Buryjovka. Completano il cast Sofia Koberidze (Karolka), David Stout (Il capomastro del mulino), Lukáš Zeman e Anna Viktorova (Il sindaco e sua moglie) e, dal progetto “Fabbrica” Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma, Ekaterine Buachidze (La pastora), Valentina Gargano (Barena), Mariam Suleiman (Jana).

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Festival delle Accademie e degli Istituti di Cultura stranieri a Roma – Palazzo delle Esposizioni di Roma (7maggio -25 agosto 2024)

aprile 30, 2024

Dal 7 maggio 2024 – al 25 agosto –  prende il via EXPODEMIC:  Festival delle Accademie e degli Istituti di Cultura stranieri a Roma, promosso dall’Assessorato alla Cultura di Roma Capitale e dall’’Azienda Speciale Palaexpo.  Tra gli artisti  ospitati al Palazzo delle esposizioni  – fulcro dell’evento –  si ritrovano: Kamrooz Aram, Ane Rodriguez Armendariz, Séverine Ballon, Jacopo Belloni, Alix Boillot, Susanne Brorson, Fatma Bucak, Pedro Luis Cembranos, Zachary Fabri, Hamedine Kane, Kapwani Kiwanga, Bjørn Melhus, Marko Nikodijevic, Tura Oliveira, Estefania Puerta Grisales, Chloé Quenum, Marie Robert, Sarina Scheidegger.
Per tutta la sua durata,  con la collaborazione di 20 istituzioni culturali internazionali, il Festival proporrà nelle loro sedi mostre, incontri, eventi e dibattiti. 

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A che ci serve l’Europa

aprile 28, 2024

Nel numero di aprile 2024 di Agenda Geopolitica – edita dalla Fondazione Ducci – c’è un mio articolo/recensione su “A che ci serve l’Europa”. Il libro e’ un dialogo di Luca Cambi con Emma Bonino e Pier Virgilio Dastoli. Ha una prefazione di Corrado Augias e una postfazione di Romano Prodi. E – dal Manifesto di Ventotene (1941) ad oggi – è il racconro di 80 anni di lotte e conaziste. Buona lettura a chi decidera’ di farlo. Qui di seguito 2 links che permettono di leggerlo: