Il celebre romanzo Il fu Mattia Pascal (nel 1904 apparso dapprima a puntate sulla rivista Nuova Antologia, e poi in volume), primo grande successo di Luigi Pirandello, sarà in scena al teatro Quirino , grazie a Arca Azzurra teatro La Contrada Teatro stabile di trento ABC produzioni – con Rosario Coppolino e Maria Rosaria Carli, Giovanni Maria Briganti, Adriano Giraldi, Diana Hobel, Marzia Postogna, e Vincenzo Volo – scene di Salvo Manciagli, costumi di Françoise Raybaud, musiche di Massimiliano Pace: adattamento di Daniele Pecci, regia di Guglielmo Ferro.
Bravo Daniele Pecci nel non facile ruolo di Mattia Pascal e bravi tutti! Belle anche le musiche.
Per chi non la ricordasse, questa è la sua trama…
Mattia Pascal vive a Miragno, dove il padre ha lasciato in eredità la miniera di zolfo alla moglie e ai due figli. Un disonesto amministratore – Batta Malagna che gestisce il patrimonio – sposa Oliva.
Romilda, di cui Pomino è innamorato, si innamora a sua volta di Mattia che – ricambiando l’amore – la mette incinta.Quando Oliva capisce che Malagna non è il vero padre del bambino che aspetta Romilda, Mattia le dice che lei deve far credere al marito che lui può veramente avere un figlio e la mette incinta.
Quando la madre va su tutte le furie sapendola incinta, Romilda chiede aiuto a Malagna, che accetta come suo il figlio che sarebbe nato da Romilda.
Ma quando anche la moglie resta incinta, dovrà fare da padre al bambino che Oliva aspetta da Mattia.
Mattia è costretto a sposare Romilda: invidiosa del figlio che sarebbe nato ad Oliva tra gli agi, al contrario del suo che verrà al mondo nell’incertezza del domani.
Per salvare il podere della Stia col mulino, i Pascal devono vendere le case. Grazie a Pomino, Mattia diventa bibliotecario. Una delle sue bambine muore lo stesso giorno di sua madre. Dopo una delle consuete liti con Romilda e sua madre – stanco della sua miserabile vita – Mattia fugge dal paese. Grazie al gioco alla roulette, Mattia diventa ricco.
Decide di ritornare a casa per riscattare i suoi averi e vendicarsi dei soprusi della suocera. Ma un altro fatto muta il suo destino: legge su un giornale che a Miragno è stato ritrovato il cadavere di Mattia Pascal, scomparso da molti giorni, suicidatosi per dissesti finanziari. Sebbene sconvolto, comprende presto che, credendolo tutti morto, può avere un’altra vita. Prende lo pseudonimo di Adriano Meis. Ma ben presto si rende conto che la sua esistenza è fittizia. Infatti, non essendo registrato all’anagrafe, non può sposare Adriana, non può denunciare un furto subìto, e non può svolgere alcuna delle normali attività quotidiane, poiché privo di identità.
Così finge un suicidio.
Ritorna a Miragno sotto il nome di Mattia Pascal. Sono intanto trascorsi due anni e arrivato al paese, Mattia scopre che la moglie si è risposata con Pomino e ha avuto una bambina. Si ritira così dalla vita. Trascorre le sue giornate nella biblioteca per scrivere la sua storia, e ogni tanto si reca al cimitero per portare sulla tomba del “fu Mattia Pascal” una corona di fiori. Alla fine lascerà il suo manoscritto – nella biblioteca dove aveva lavorato – con l’obbligo però di aprirlo soltanto cinquant’anni dopo la sua terza, ultima e definitiva morte.
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