Archive for the ‘Unione europea’ Category

Recensioni e Commenti sul mio ultimo libro – E Interviste

novembre 21, 2021

 

QUI DI SEGUITO – dopo una mia breva Presentazione di questo mio ultimo libro L’Unione Europea Origini Presente Prospettive future Edizioni SIMPLE 2021 –  commenti e recensioni  di professori, giornalisti, esperti, dirigenti sindacali, ecc.   Il volume e’ acquistabile dall’editore(SIMPLE) e sui principali bookshop on line, e in alcune librerie fisiche quali -a Roma- la Libreria Minerva a Piazza Fiume e la Libreria Mondadori in via Piave. (more…)

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Il 22 giugno a Lauria!

giugno 13, 2019

 

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UE: le rivendicazioni dei sindacati europei, in vista dello Stato dell’Unione (12 settembre 2018) di J.C. Juncker

settembre 11, 2018

In vista del discorso (12 settembre 2018) del Presidente della Commissione europea C. Juncker, sullo stato dell’Unione, Luca Visentini, Segretario generale della Confederazione europea dei sindacati (CES) ha così puntualizzato alcune rivendicazioni dei sindacati europei:

  • un appello per un’ampia Alleanza europea – tra partiti, politici ,parti sociali e società civile – a supporto dei valori democratici; e per contrastare populismo, nazionalisno e razzismo, negli ultimi anni, alimentatida un incremento delle disuguaglianze e una caduta dei livelli di vita

  • attenzione al fatto che l’Unione europea non può essere basata solo sicurezza, difesa e controllo delle frontiere.

    L’Europa necessita di :

  • giustizia sociale

  • più investimenti (pubblici e privati) e lavori di qualità

  • azioni concrete per implementare il Pilastro dei diritti sociali, prima delle elezioni europee.   Servono progressi concreti per un migliore equilibrio tra lavoro e vita privata, condizioni di lavoro trasparenti e prevedibili, accesso alla protezione sociale, per l’Autorità europea del lavoro e il Pacchetto mobilità, e più ambizioni da parte dei governi piuttosto che rinvii

  • più serietà nell’affrontare le disuguaglianze salariali (di genere e tra est e ovest) e la povertà.  Salari più alti e convergenza in sù rafforzerebbero la domanda, incrementerebbero la competitività e ridurrebbero il risentimento

  • l’Ue dovrebbe fare tutto quanto può per promuovere efficienti relazioni industriali, contrattazione collettiva, dialogo sociale a livello UE e a livello nazionale, e la partecipazione dei lavoratori.

  • l’azione climatica e la digitalizzazione devono essere gestite per affrontare gli impatti sociali e occupazionali e le eventuali perdite di posti di lavoro, ivi incluso attraverso una politica industriale europea

  • deve essere trovata una risposta comune all’immigrazione, basata su regole, multilateralismo e diritti umani e il coinvolgimento delle parti sociali e delle organizzazioni della società civile che possono svolgere un ruolo cruciale nell’integrazione di rifugiati e migranti.

Ue:una nuova Agenda per la cultura?

luglio 26, 2018

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Ue: una nuova Agenda per la cultura? E’ il titolo della mia inchiesta, leggibile in questo ultimo numero di Tempo Libero (rivista  on line della Fitel):  qui  di seguito il suo link:

https://ita.calameo.com/read/004570318dab7987d7f8d

Buona lettura!

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UE e lavoratori distaccati

luglio 16, 2018

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Un lavoratore distaccato è un dipendente che viene inviato dal suo datore di lavoro a prestare temporaneamente servizio in un altro Stato membro dell’UE.  I lavoratori distaccati nell’Unione – secondo statistiche del Parlamento europeo –  erano 2,3 milioni nel 2016.  Il fenomeno del distacco è aumentato del 69% tra il 2010 e il 2016. Imprese italiane hanno distaccato all’estero 114.515 i lavoratori, di cui il 18,7% in Francia, il 10,2% in Germania e il 36,6% al di fuori dell’Unione, in Svizzera. Sono invece 61.321 i lavoratori distaccati in Italia, più della metà provenienti dalla Germania (18,8%), dalla Francia (18,3%) e dalla Spagna (14%).

Il 9 luglio 2018,  è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale UE la Direttiva n. 957 del 28 giugno 2018 – che apporta modifiche alla Direttiva n. 96/71 sul distacco transnazionale del lavoratori – alla cui adozione si sono fortemente opposte, sia le organizzazioni datoriali  europee,  sia  i  paesi dell’Est (“esportatori” di manodopera a basso costo).  Qui di seguito il suo link:

https://www.chiomenti.net/public/files/0/Direttiva-UE-2018-957-sul-distacco-dei-lavoratori.pdf.

Gli Stati membri UE dovranno adeguare le normative nazionali essere entro il 30 luglio  2020.

La nuova direttiva traccia una rotta chiara verso un’Europa più sociale, con una concorrenza più equa tra imprese e con un miglioramento dei diritti dei lavoratori. Anche se non esente da criticità, – segnando una svolta – la direttiva riflette il “principio che lo stesso lavoro nello stesso posto dovrebbe essere retribuito allo stesso modo”. E cambia, in modo significativo, l’approccio UE al problema del dumping salariale. 

La direttiva stabilisce nuovi limiti di durata massima del distacco transnazionale, fissati in 12 mesi, con  possibilità di proroga di 6 mesi. Trascorso tale termine, il lavoratore può restare o lavorare nel Paese ospitante, ma dovrà a quel punto essere soggetto all’intera normativa sul lavoro vigente in quello Stato.

La direttiva prevede inoltre nuove regole per la retribuzione da corrispondere ai lavoratori distaccati all’estero.  A tutti i lavoratori distaccati si applicheranno le norme del Paese ospitante in materia di retribuzione. Gli Stati membri dovranno, inoltre, applicare anche i contratti collettivi regionali o settoriali, se di ampia portata e rappresentativi (finora applicati solo nel settore delle costruzioni).  La finalità è quella di garantire una migliore protezione dei lavoratori distaccati e una concorrenza leale tra imprese.  

Il versamento dei contributi (previdenziali e pensionistici) a favore del lavoratore distaccato va effettuato nel Paese di origine, mentre la retribuzione è quella del paese ospitante. In altri termini, il distacco permette a una società di inviare in un altro Stato dell’Unione un proprio lavoratore, versando i contributi nel Paese d’origine: questo principio è stato criticato, negli ultimi anni, dopo l’allargamento della Unione ai paesi dell’Est, poiché questi ultimi hanno costi previdenziali e salariali assai più bassi dei paesi dell’Ovest (la Francia, ma anche l’Italia, li hanno accusati di dumping sociale, inviando propri lavoratori all’Ovest, in particolare nei settori dell’edilizia e dei trasporti).

Superato il periodo massimo, devono essere applicate  –  in toto –  le regole del Paese in cui si svolge la prestazione di lavoro.

In caso di distacco fraudolento, ad esempio operato da una società di comodo, gli Stati membri dovrebbero cooperare per garantire che i lavoratori distaccati siano protetti perlomeno dalle tutele contenute nella direttiva.

Al settore dei trasporti si applicherà la legislazione settoriale specifica, inclusa nel Pacchetto mobilità, una volta che sarà approvata. Fino ad allora, sarà applicata – per il settore – la direttiva del 1996.

Tra i punti critici di questa nuova direttiva, un Nota della CGIL sottolinea quanto segue:

  • sono state cancellate le regole su appalti e sub-appalti previste nella proposta iniziale della Commissione;
  • si legittima la catena dei distacchi: l’impresa utilizzatrice può, a sua volta, distaccare il lavoratore somministrato in altro Stato membro (art. 1 della nuova Direttiva);
  • il periodo di distacco di 12 mesi può sempre essere esteso a 18 mesi (nuovo par. 1-bis dell’art. 3);
  •  dopo questo periodo si applica la regola della parità di trattamento ma NON per ​alcune materie (es. procedure, formalità e condizioni per la conclusione e la cessazione del contratto di lavoro) e per i contratti aziendali e territoriali​;
  •  qualsiasi disposizione applicabile ai lavoratori distaccati nel contesto di un distacco superiore a 12 ​(​o 18 mesi​) deve ​inoltre essere compatibile con la liber​a prestazione di servizi;
  • i contratti collettivi nazionali conclusi dalle organizzazioni sindacali più rappresentative possono essere applicati SOLO se viene garantita la parità di trattamento tra imprese (nuovo paragrafo 8 dell’art. 3);
  •  le indennità di trasferta sono pagate secondo la legge dello Stato d’origine;
  • continuano a mancare sanzioni in caso di mancata cooperazione tra Stati membri;
  • continuano a mancare sanzioni in caso di distacco illegittimo;
  • la nuova direttiva non si applica al settore dei trasporti.

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Trump esce dall’Accordo con l’Iran sul nucleare

Maggio 9, 2018
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Nuovo dilemma per l’Europa: il presidente degli USA – D. Trump – straccia l’accordo sul nucleare con l’Iran ( voluto dal presidente Barack Obama, sostenuto dall’UE, firmato, tra altri, da Francia Germania e Inghilterra). E minaccia nuove sanzioni anche per paesi terzi che dovessero normalizzare i propri rapporti con l’Iran.  Cina e Russia sono altri firmatari di questo accordo, Cina e India sono i due maggiori importatori di petrolio iraniano.
La Cina sottolinea che la mossa di Trump è come aprire “un vaso di Pandora” e rappresenta “un nuovo assalto al multilateralismo globale” da parte di Washington.  E anche da Ankara arrivano parole molto critiche su Trump.
Ci sarà uno scivolamento dell’Iran verso l’Oriente? Teheran guarderà a Pechino e New Delhi a Mosca?
Dopo lo strappo unilaterale degli USA –  l’Iran non resterà nel JCPOA (il piano d’azione globale congiunto) senza “garanzie solide” da parte dell’Europa.  Lo ha dichiarato  l’ayatollah Ali Khamenei, all’indomani dell’annuncio del presidente Usa Donald Trump di rompere l’intesa sul nucleare e reintrodurre le sanzioni economiche.
Nel Parlamento di Teheran riecheggiano le parole “morte all’America” e alcuni  parlamentari hanno dato fuoco a una bandiera a stelle e strisce. Il presidente del Parlamento Ali Larijani ha definito “bullismo” il ritiro degli Usa. Ed ha sottolineato che il Paese riceverà dall’Iran una risposta che rimpiangeranno.     “L’Ue e altri partner dell’accordo nucleare sono ora responsabili di salvare l’accordo”, ha sottolineato. “Questa è una finestra attraverso la quale l’Ue può dimostrare se ha abbastanza peso per risolvere problemi internazionali o no”, ha aggiunto Larijani.
L’UE (offrendo una sponda all’ala moderata del regime iraniano) non rinuncia a rispettare l’Accordo. Ma resta da vedere se avrà una vera Politica estera comune. e se saprà reggere a un braccio di ferro sulle sanzioni, che andrebbe ad aggravare altri contenzioni atlantici (come quello sul protezionismo).
La decisione Trump  getta nello scompiglio (anche) le imprese europee: i governi europei cercheranno quindi canali (v. linee di credito in euro per bypassare il veto Usa a transazioni in dollari) per mantener in vita i rapporti di affari, sia pure tra difficoltà finanziarie e rischio di rappresaglie nel ricco mercato USA.
I francesi – con Total – avevano investito molto sull’estrazione di petrolio iraniano; e Peugeot e Renault producono in Iran in joint-venture con l’industria locale.  Guai anche per i tedeschi per Siemens e per aver autorizzato 3 banche di Teheran ad aprire filiali in Germania.   L’Italia – pur essendo il primo partner commerciale europeo del Paese –  è forse il paese che rischia meno: si è limitato ad esportare prodotti che bilanciano le importazioni di petrolio ma (a parte quelli siderurgici della Danieli) non ha realizzato investimenti significativi; e le ripercussioni maggiori ci saranno per piccole e medie imprese. Per Romano Prodi, quella del ritiro americano potrebbe essere addirittura un’opportunità per le imprese UE.
Dalle reazioni internazionali emerge una forte preoccupazione.
L’Onu chiede agli altri firmatari dell’intesa – oltre all’Iran, l’Ue e la Russia – di continuare a rispettare l’intesa sul nucleare.    Antonio Guterres si è dichiarato  “profondamente preoccupato” per la decisione degli Stati Uniti di spezzare un accordo che ha costituito un “risultato importante sulla via della non proliferazione nucleare e della diplomazia ed ha contribuito alla pace ed alla sicurezza regionale ed internazionali”.
Intanto le reazioni alla decisione di Trump  rivelano schieramenti, non certo sorprendenti.
I Paesi arabi sunniti – con in testa l’Arabia Saudita e l’Egitto – hanno approvato il discorso di Trump; come  Israele,  loro alleato (che si sente minacciata dalla presenza sul territorio siriano, cioè ai confini,  di milizie iraniane, appartenenti a un regime nemico).
Sull’altro fronte,  vi sono il regime di Damasco e gli hezbollad libanesi, e l’Iran principale espressione del mondo sciita.
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UE: la Commissione europea presenta le sue proposte per il quadro finanziario 2021-2027

Maggio 3, 2018
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La Commissione europea ha presentato le sue proposte per il bilancio dell’Ue per il periodo 2021-2027: c‘è anche da riempire il buco lasciato aperto da Brexit (15md di euro per anno). Propone  di individuare risorse proprie dell’UE – anche se manca ancora una tassa per i colossi del web – con una tassa sulla plastica (80 centesimi al chilo), una sullo scambio dei certificati per le emissioni di C02 e con una revisione dell’IVA e delle tasse sulle imprese… per portare il bilancio Ue dall’1% del Pil continentale (1.000 miliardi) all’1,11%..  Non c’è nessun cenno a emissione di Titoli UE, per raccogliere – con un piccolo debito pubblico europeo – denari sul mercato, da destinare a investimenti. E la vaghezza sulle eurotasse è notevole.
La Commissione propone un aumento di fondi per ricerca, sviluppo sostenibile (LIFE), Pmi, Erasmus e le nuove priorità sull’immigrazione, sulla sicurezza e sulla difesa.  E ancora – altra novità – propone un Fondo per aiutare le riforme nazionali (25 miliardi) e un Fondo (30 miliardi) per sostenere gli investimenti in caso di crisi; e 15,2 miliardi per promuovere 650 miliardi di investimenti grazie a privati e governi. 
Ma….. purtroppo …  propone anche  un taglio (intorno al 7%) delle risorse per la coesione (principale politica per investimenti dell’UE) e per l’agricoltura. Al di là delle sue difficoltà di spesa,  per l’Italia, i fondi destinati alle regioni meno favorite (come il Mezzogiorno) e all’agricoltura – ad oggi – sono le due fonti primarie di finanziamenti UE.

C’è poi il capitolo della condizionalità per i paesi dell’Est (Polonia e Ungheria in particolare) che prevede di legare i fondi Ue al rispetto dello Stato di diritto: chi non lo farà perderà finanziamenti. La condizionalità legata al rispetto delle regole sui conti e riforme è invece rinviata a un altro documento.   Roma e Berlino chiedevano – guardando a Visegrad – il taglio di risorse per chi non ospita i rifugiati.   Buxelles  ha invece inserito l’integrazione tra i criteri (insieme a Pil e disoccupazione) per stabilire le percentuali di fondi che andranno ai singoli paesi.

Adesso la parola passa agli Stati membri e al Parlamento europeo (PE) che – sulla base della proposta della Commissione – inizieranno i negoziati che porteranno alla formulazione finale del bilancio post – 2020.  La Germania si è già dichiarata disponibile a pagare di più ma vuole “maggiore equità”.  Francia (“gli aiuti diretti agli agricoltori sono essenziali”) e Italia lamentano il taglio per la politica agricola.  Danimarca Svezia Olanda e Austria non vogliono versare più soldi all’UE. I paesi dell’Est sono già sulle barricate perché temono un taglio dei fondi strutturali.  Da parte loro, Roma e Berlino vedono nel bilancio UE ( e la minaccia di tagliare i fondi UE) l’occasione per spingere gli antieuropeisti della Mitteleuropa nera – e i paesi del quartetto di Visegrad (Polonia Repubblica ceca Slovacchia e Ungheria) – ad accettare una maggiore solidarietà sui migranti; e che l’Europa conceda maggiori risorse (a Italia e Grecia) per affrontare l’emergenza migranti.

Il Gruppo S&D (Socialisti & Democratici) del PE ha già annunciato che si batterà , insieme alle regioni ed enti locali, per limitare i tagli e rilanciare una politica di coesione moderna, efficace e per tutte le regioni, e anche per un bilancio adeguato per l’agricoltura del futuro. 

Inoltre resta da vedere se le proposte sul tavolo sono sufficienti – ed adeguate – anche per garantire un’attuazione effettiva del Pilastro europeo dei diritti sociali.  Ed è evidente che per il paese Italia sarebbe cosa utile avere al più presto un governo autorevole ai tavoli del negoziato UE.

Non saranno inutili anche delle precisazioni sul riassetto dell’eurozona, incardinato sul Pacchetto di misure presentate dalla Commissione nel dicembre 2017 (di ben dubbia sintonia con gli interessi italiani). La Direttiva proposta affievolirebbe le sensate deroghe alla severa disciplina sui conti pubblici (v. il Fiscal Compact). E non prevede alcuna regola per scongiurare squilibri – dannosi –  quale il prolungati surplus commerciali nel mercato unico, a vantaggio di alcuni Paesi.

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Emancipazione femminile e UE in Tempo Libero

aprile 27, 2018

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Il mio articolo – in questo ultimo numero di Tempo Libero ( rivista on line della Fitel)  –  riguarda l’impegno dell ‘Unione europea a favore dell’emancipazione femminile.

Buona lettura a chi decide di leggerlo.

http://www.fitel.it/Objects/Pagina.asp?ID=1840&Titolo=%E2%80%9CTempo%20Libero%E2%80%9D%20-%20Ultimo%20numero

 

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UE – Nuove proposte per l’equità sociale nell’Ue: un’Autorità europea del lavoro e garanzie nell’accesso alla protezione sociale

marzo 20, 2018

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L’ Europa è oramai in costante crescita e l’occupazione è in aumento, ma c’e molto  da fare per garantire che la crescita sia  (oltre che piu’ verde e socialmente sostenibile) più inclusiva, e  a vantaggio di tutti.

A tal fine, il nuovo Pacchetto sull’equità sociale va nel senso giusto.

In sintesi,  questo nuovo  pacchetto  propone alcune azioni per realizzare ulteriormente il pilastro europeo dei diritti sociali. E prevede:

  • l’istituzione di un’Autorità europea del lavoro, iniziativa volta, tra l’altro, a garantire l’accesso alla protezione sociale a tutti i lavoratori compresi gli autonomi;

  • e una Comunicazione sul monitoraggio dell’attuazione del Pilastro europeo dei diritti sociali, che sarà collegata al Semestre europeo di Coordinamento delle politiche.

UN’ AUTORITA’ EUROPEA DEL LAVORO (NUOVA AGENZIA DECENTRATA DELL’UE)   –  La sua proposta (che mira a supportare cittadini, imprese e amministrazioni nazionali «a trarre il massimo beneficio dalla libertà di circolazione e a garantire un’equa mobilità del lavoro») passerà ora all’esame del Parlamento europeo e del Consiglio.  La Commissione europea auspica che possa diventare operativa nel 2019.  Tre i suoi obiettivi:

Fornire a cittadini e imprese Informazioni su posti di lavoro, apprendistati, programmi di mobilità, assunzioni e corsi di formazione, e allo stesso tempo fornire indicazioni su diritti e obblighi connessi alla possibilità di vivere e lavorare in un altro Stato membro.

Sostenere la Cooperazione tra autorità nazionali in situazioni transfrontaliere, aiutandole a garantire che le norme europee in materia di mobilità siano attuate efficacemente. Alcune norme attualmente in vigore, ad esempio quelle sul Coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale e sul distacco di lavoratori per la prestazione di servizi, saranno modificate e sarà importante accertarsi che possano essere applicate in modo equo, semplice ed efficace in tutti i settori economici.

Mettere a disposizione Servizi di mediazione e agevolare la Risoluzione di controversie transfrontaliere, ad esempio nei casi di ristrutturazione aziendale che interessano diversi Stati.

Per istituire rapidamente l’Autorità europea del lavoro, che sarà una nuova Agenzia decentrata dell’Ue dopo una prima fase di lavoro a Bruxelles, la Commissione ha costituito un Gruppo consultivo «composto dai portatori d’interessi principali con l’incarico di studiare gli aspetti pratici dell’attività futura».

ACCESSO (PER TUTTI) – ALLA PROTEZIONE SOCIALE – Al fine di adattare i Sistemi di protezione sociale alle evoluzioni del mercato del lavoro  – in cui attualmente quasi il 40% degli occupati non ha un contratto a tempo pieno e indeterminato o è un lavoratore autonomo con conseguente scarsa o nulla assicurazione contro la disoccupazione o accesso ai diritti pensionistici – la Commissione ha presentato anche una Raccomandazione sull’accesso alla protezione sociale per tutti i lavoratori.  La proposta prevede di:

  • colmare i divari nella copertura formale, garantendo che i lavoratori subordinati e i lavoratori autonomi in condizioni paragonabili possano aderire ai corrispondenti Sistemi di sicurezza sociale;

  • offrire loro una copertura effettiva adeguata, in modo che possano far valere diritti a prestazioni adeguati;

  • facilitare il trasferimento dei diritti a prestazioni di sicurezza sociale da un posto di lavoro all’altro;

  • fornire ai lavoratori subordinati e autonomi informazioni sui loro diritti e obblighi in merito alle prestazioni di sicurezza sociale.

MONITORAGGIO DELL’ATTUAZIONE DEL PILASTRO EUROPEO DEI DIRITTI SOCIALI anche attraverso l’integrazione delle priorità del Pilastro all’interno del Semestre europeo di Coordinamento delle politiche. È proposto – ad esempio – un esame dei risultati conseguiti in ambito sociale e in materia di occupazione utilizzando un nuovo quadro di valutazione della situazione sociale, «che riproduce le tendenze e le prestazioni degli Stati membri dell’Ue nei tre settori di principi del pilastro europeo dei diritti sociali»:

  • pari opportunità e accesso al mercato del lavoro

  • condizioni di lavoro eque

  • protezione e inclusione sociali

PRIMI COMMENTI DEI SINDACATI EUROPEI – Questo nuovo Pacchetto della Commissione – ha dichiarato il Segretario generale della Confederazione europea dei sindacati (Ces), Luca Visentini – offre «opportunità per ridurre disuguaglianze e precarietà. E dovrebbe apportare reali miglioramenti ai lavoratori e assicurare che i principi del Pilastro europeo dei diritti sociali siano implementati attraverso misure vincolanti che fanno una differenza positiva nella vita delle persone, anche se c’è ancora molto da fare per affrontare l’equità sociale (a livello Ue e degli Stati membri, e con il pieno coinvolgimento di datori di lavoro e sindacati a tutti i livelli)”.

Un’Autorità europea del lavoro – precisa la CES – «è chiaramente necessaria per combattere le frodi sociali transfrontaliere», ma non deve essere un altro strumento del mercato interno. «Deve trattarsi di proteggere i lavoratori e rispettare i sistemi nazionali di relazioni industriali».

Anche la Raccomandazione sull’accesso alla protezione sociale è giudicata positivamente dai sindacati europei: «offre la speranza di un’adeguata protezione per tutti i lavoratori indipendentemente dal loro status professionale, dal tipo di contratto o dalla sua durata, compresi i liberi professionisti e i lavoratori autonomi».

 

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UE , digitalizzazione e politica industriale dal G7 di Torino al vertice digitale di Tallin

ottobre 18, 2017

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Quasi nel corso degli stessi giorni – nel corso del settembre 2017 – ci sono stati, a Torino, il G7 e, a Tallin, il Vertice sulla digitalizzazione che ha riunito i capi di Stato e di governo di 25 Stati membri dell’Unione europea (prima riunione dei dirigenti UE su questioni collegate al digitale). Visto che tra due eventi non mancano di certo problematiche di comune interesse, in questo articolo – pubblicato in Europa in movimento – mi è parso cosa utile soffermarmi su entrambi, allargando l’orizzonte anche ad altre Comunicazioni, Dichiarazioni e Decisioni UE – attinenti in particolare la digitalizzazione (ma anche la rinnovata strategia di politica industriale europea) – d’interesse rilevante per questi stessi temi.

http://www.europainmovimento.eu/europa/digitalizzazione-e-nuova-strategia-di-politica-industriale-dal-g7-di-torino-al-vertice-ue-di-tallin.html

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