Dal “soldato spaccone” (Miles Gloriosus) – capolavoro della commedia classica nato dalla fantasia di Plauto – hanno preso vita i vari Capitan Spaventa, Fracassa, Matamoros, ecc. e molteplici percorsi della sua evoluzione nei secoli (da Pirgopolinice a Scaramouche, a Don Chisciotte, a Cyrano de Bergerac, fino a Brancaleone).
Vincenzo Zingaro – come evento conclusivo del 25° anniversario dalla nascita della Compagnia CASTALIA (1992 – 2017) – lo porta in scena ( dirigendolo ed interpretandolo) con un suo adattamento che ne evidenzia il rapporto con la Commedia dell’Arte e la cosiddetta commedia all’italiana. Da qui una rappresentazione dal sapore mediterraneo -colorata da vivaci atmosfere della musica popolare partenopea (ad opera di Nando Citarella) – in cui il pubblico si diverte a partecipare.
In questo viaggio, e “mio adattamento – precisa Vincenzo Zingaro – non c’è stata da parte mia l’intenzione di ricercare una vera e propria ricostruzione di un genere (la Commedia dell’Arte, appunto), quanto quella di rintracciare i principi che stanno alla base di una tradizione attoriale, che si fonda sul cosiddetto “codice energico”, cioè quello stile recitativo che fa un uso “sapiente” della deformazione corporea e vocale, riscontrabili anche in alcuni nostri grandi attori del Novecento (pensiamo, ad esempio, a Petrolini, a Totò, a Dario Fo, o per diversi aspetti a Vittorio Gassman) (..) “ Il testo plautino diventa così l’occasione per salire su un carrozzone e mettermi in viaggio verso territori sospesi fra storia e immaginazione, per incontrare personaggi, colori e suoni su cui si è formata la nostra tradizione teatrale più autentica. Il ‘500 italiano ha rappresentato per la storia del Teatro europeo una pagina preziosa e rivoluzionaria, piena di avvincenti e travagliate battaglie: la nascita del professionismo, le Compagnie girovaghe, la rivendicazione di un ruolo centrale dell’attore nell’evento teatrale, ma soprattutto (e questa si rivelò la più ardua delle battaglie), la rivendicazione di una collocazione sociale e di una dignità, a lungo negate. Inserendo la vicenda plautina nel repertorio di una Compagnia di comici dell’Arte, ho cercato romanticamente, pur nell’assoluta fedeltà all’originale latino, di recuperare la ricchezza e la miseria di un mito vagheggiato in tutto il mondo. Niente più del Miles Gloriosus poteva offrirmi un’occasione così invitante. Egli, con il volteggiare della sua spada, sembra rappresentare il gesto stesso del fare teatro, spavaldo e sofferto, come di chi titanicamente oppone alla morte il fragile, eterno gioco del teatro”.
In tutta onesta’, trovo l’uso sapiente della deformazione corporea -in certi personaggi piu’ che in altri – poco gradevole da guardarsi ed ascoltarsi… e senza senso!