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Le priorità del Parlamento europeo per un Accordo – tra Consiglio e PE – sul Recovery Fund e sul Quadro finanziario pluriennale (Bilancio) dell’UE

luglio 24, 2020

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Dopo la proposta, di Francia e Germania, di aiuti – per cinquecento miliardi di euro – ai Paesi più colpiti dal Covid-10, c’è poi stato lo storico Accordo del Consiglio europeo (17-20 luglio 2020) sul Recovery Fund (Piano di rilancio della ripresa)/Next Generation EU e sul Quadro finanziario pluriennale dell’UE (2021-2027): decisione dipesa soprattutto dall’equilibrio e  lungimiranza della cancelliera Merkel, che ha capito che era in gioco non soltanto il destino di qualche Paese, ma il futuro dell’Europa come soggetto economico e politico.

Come ha reagito il Parlamento europeo – che in una sua precedente Risoluzione, sul bilancio UE post 2020 e sulle proposte per la ripresa, ha chieso un piano da 2.000 miliardi – a questo Accordo? “Mossa storica, ma inaccettabili i tagli al bilancio”: precisa la sua “Risoluzione (23 luglio 2020 ) sulle Conclusioni del vertice, che non risparmia critiche e richieste di modifiche soprattuto sul fronte del bilancio UE.

Per l’Italia, che è la maggiore beneficiaria netta degli aiuti Ue, Pd e M5s hanno votato a favore, mentre Fdi e Lega si sono astenute. “Per loro vengono prima i sovranisti dell’Italia”, ha attaccato l’eurodeputata M5s Laura Ferrara. Forza Italia, che fin dall’inizio ha mostrato aperture alla maggioranza e al premier Giuseppe Conte, ha invece votato a favore. In totale ci sono stati 465 si, 150 no e 67 astenuti.

Il dibattito in aula “La solidarietà è tornata a casa. E noi siamo molto contenti di questo segnale”. Così ha esordito Manfred Weber, capogruppo Ppe al Parlamento europeo, aprendo gli interventi dell’emiciclo sulle conclusioni del Consiglio europeo dei giorni scorsi. Weber segnala però delle debolezze: il Quadro finanziario pluriennale “non dà risposta alle sfide europee dei prossimi sette anni” ma anzi, ha “incredibili tagli” a temi vitali come sanità, innovazione, difesa, Africa e vicinato. E poi: “L’Europa non è un bancomat” e i soldi erogati devono essere usati dai Paesi per obiettivi che siano europei e non di mero interesse nazionale. E poi ancora: il legame dei finanziamenti con il rispetto dello stato di diritto non è chiaro e sta generando molta confusione. “Siamo pronti a cercare soluzioni”, conclude.

La presidente del gruppo Socialisti e democratici Iratxe Garcia Perez invece, ha parlato di un accordo che “passerà agli annali della costruzione europea. Per la prima volta nella storia dell’Unione, gli Stati membri hanno concordato l’emissione di debito comune, qualcosa di impensabile qualche mese fa”. E, ha aggiunto, “è stato questo Parlamento quello che ha dato avvio a questa proposta e dobbiamo sentirci orgogliosi in quanto istituzione”. Nel suo intervento, l’eurodeputata socialista ha promesso però battaglia sul Bilancio pluriennale: “Non condividiamo lo stesso ottimismo” che c’è sul Recovery Fund “in materia di proposta per il Quadro finanziario pluriennale. Gli S&D non accetteranno i tagli previstiper gli obiettivi a lungo termine, che devono invece portare a rafforzare la nostra indipendenza strategica”. E ancora – sottolinea – “nessun euro a chi non rispetta i valori di fondo dell’UE e lo Stato di diritto”.

Anche per Dacian Ciolos (Renew Europe) un nodo centrale è che la strategia sia realmente di “investimenti europei” e che quindi si faccia in modo che “i Programmi nazionali” che saranno finanziati con il Recovery fund, “integrino le priorità europee”.

I verdi denunciano il comportamento dei Paesi cosiddetti “frugali”. “I 4 frugali, gli avari, e i governi ungherese e polacco, gli pseudo-democratici, stanno avvelenando i loro cittadini con il nazionalismo, e stanno mettendo i cittadini europei gli uni contro gli altri. Prima di loro i conservatori britannici hanno seguito la stessa strada e abbiamo visto dove sono finiti”, ha detto il co-presidente del gruppo dei Verdi al Parlamento Ue, Philippe Lamberts. “Invece di voltare le spalle gli uni agli altri, noi europei abbiamo bisogno di stare assieme per garantire a tutti, adesso e in futuro, le condizioni di una vita dignitosa a tutti i nostri cittadini”. Le proposte della Commissione sono state “mutilate” e i meccanismi del piano sono troppo “fluidi”. Serve negoziare su “volumi, orientamenti e governance per il bene degli interessi generali”.

Per Roberts Zile (ECR) elementi di difficoltà sono che “i fondi non saranno subito disponibili con il rischio di risposta tardiva” rispetto alla crisi e che i programmi UE sono stati sacrificati nel QFP.

Anche il GUE è critico sui tagli ai finanziamenti su programmi che “avrebbero aiutato il mercato interno”. Secondo Martin Schirdewan “l’Europa ha perso una possibilità”.

Nel corso degli interventi degli eurodeputati, c’è stato chi ha parlaro di Accordo “paradigma dell’Europa che verrà” e chi ha criticato un Accordo che “contraendo un debito comune getta un fardello sulle spalle delle prossime generazioni”. C’è chi ha dato il benvenuto al debito comune e alla centralità dello stato di diritto e chi si è scagliato contro queste “ingerenze” nell’esercizio della sovranità degli stati, queste derive “da regime socialista”, denunciando che “le sanzioni sono imposte non per difformità rispetto alla giurisprudenza, ma solo sulla base di sospetti” (l’Ungherese del PPe Joszef Szajer).

Le priorità del Parlamento europeo – Per assicurare l’avvio dei programmi dal primo gennaio 2021, un accordo dev’essere raggiunto al più tardi entro fine ottobre”. In quanto co-legislatore – autorità di bilancio – il Parlamento europeo (PE) non vuole rinunciare al suo diritto di veto sul Quadro finanziario pluriennale. E pone dei paletti.

Pur “accogliendo con favore l’accettazione da parte dei capi di Stato o di governo del Recovery fund” deplora “la riduzione della parte delle sovvenzioni” e  “i tagli apportati ai programmi orientati al futuro, nell’ambito sia del QFP 2021-2027 sia di Next generation EU”.  Deplora “il fatto che troppo spesso l’adesione esclusiva a interessi e posizioni nazionali metta a rischio il conseguimento di soluzioni comuni che sono nell’interesse generale; avverte che i tagli al QFP contrastano con gli obiettivi dell’UE; ritiene, per esempio, che i tagli proposti ai programmi in materia di sanità e di ricerca rappresentino un pericolo nel contesto di una pandemia globale; è del parere che i tagli proposti all’istruzione, alla trasformazione digitale e all’innovazione pregiudichino il futuro della prossima generazione di europei; ritiene che i tagli proposti ai programmi che sostengono la transizione delle regioni dipendenti dal carbonio siano in contrasto con l’agenda del Green Deal dell’UE; reputa che i tagli proposti in materia di asilo, migrazione e gestione delle frontiere mettano a rischio la posizione dell’UE in un mondo sempre più instabile e incerto”.  Quanto al bilancio europeo a lungo termine lo si vuole quindi più “ambizioso” e senza tagli a Erasmus, ricerca, difesa, migrazione e asilo. Il PE “intende negoziare rafforzamenti mirati dei Programmi faro dell’UE nel prossimo QFP”.

Inoltre, si oppone alla posizione del Consiglio europeo sulla governance del dispositivo per la ripresa e la resilienza, che si discosta dal metodo comunitario provilegiando un approccio intergovernativo.

E ritiene che “il rimborso del debito contratto non debba essere a carico dei futuri bilanci dell’UE e delle future generazioni di europei”.  Tra le altre linee rosse quella sulle nuove risorse proprie. Un punto sul quale il 22 luglio il presidente David Sassoli è stato chiaro, chiedendo  “un calendario preciso di introduzione di almeno due risorse proprie per il 2021 – la tassa sulla plastica e quella sull’Ets e la calendarizzazione delle nuove”.

Il Parlamento UE propone inoltre un suo coinvolgimento sul piano di rilancio, una discussione più ampia sui rebates, e un rafforzamento dello strumento che dovrebbe collegare i fondi Ue al rispetto dello stato di diritto.

Estratto dalla Risoluzione del Parlamento europeo – adottata il 23 luglio 2020 – sulle Conclusioni della riunione straordinaria del Consiglio europeo del 17-21 luglio 2020

Le priorità del Parlamento in vista di un accordo globale

Stato di diritto

9.  deplora fortemente il fatto che il Consiglio europeo abbia significativamente indebolito gli sforzi della Commissione e del Parlamento volti a difendere lo Stato di diritto, i diritti fondamentali e la democrazia nel quadro del QFP e dello strumento Next Generation EU; ribadisce la sua richiesta di completare il lavoro dei colegislatori sul meccanismo proposto dalla Commissione per proteggere il bilancio dell’UE laddove esista una minaccia sistemica nei confronti dei valori sanciti dall’articolo 2 del TUE e laddove siano in gioco gli interessi dell’Unione; sottolinea che, per essere efficace, tale meccanismo dovrebbe essere attivato a maggioranza qualificata inversa; sottolinea che tale meccanismo non deve pregiudicare l’obbligo degli enti pubblici o degli Stati membri di effettuare pagamenti a favore dei beneficiari o dei destinatari finali; sottolinea che il regolamento relativo allo Stato di diritto sarà adottato nel quadro della codecisione;

Risorse proprie

10.  ribadisce che il Parlamento non darà la sua approvazione al QFP senza un accordo sulla riforma del sistema delle risorse proprie dell’UE, che includa l’introduzione di un paniere di nuove risorse proprie entro la fine del QFP 2021-2027, che dovrebbe mirare a coprire almeno i costi relativi a Next Generation EU (capitale e interessi) per garantire la credibilità e la sostenibilità del piano di rimborso di Next Generation EU; sottolinea che tale paniere dovrebbe altresì mirare a ridurre la quota di contribuiti basati sul reddito nazionale lordo (RNL);

11.  evidenzia pertanto che tale riforma dovrebbe includere un paniere di nuove risorse proprie che confluirà nel bilancio dell’Unione a partire dal 1° gennaio 2021; sottolinea che il contributo per la plastica rappresenta soltanto un primo passo parziale nel rispondere alle aspettative di questo Parlamento; intende negoziare un calendario giuridicamente vincolante che dovrà essere approvato dall’autorità di bilancio, per l’introduzione di nuove risorse proprie aggiuntive nel corso della prima metà del prossimo QFP, quali il sistema di scambio di quote di emissione dell’UE (e gli introiti derivanti da futuri allargamenti), il meccanismo di adeguamento del carbonio alla frontiera, un prelievo sul digitale, l’imposta sulle transazioni finanziarie e la base imponibile consolidata comune per l’imposta sulle società; chiede di ricorrere alla revisione intermedia del QFP per aggiungere, se necessario, risorse proprie supplementari nella seconda metà del QFP 2021-2027 onde garantire che l’obiettivo sia raggiunto entro la fine del QFP 2021-2027;

12.  ribadisce la sua ferma posizione a favore dell’eliminazione di tutte le compensazioni e i meccanismi correttivi il prima possibile; deplora il fatto che il Consiglio europeo abbia non solo mantenuto ma persino aumentato le compensazioni a beneficio di alcuni Stati membri; ribadisce la sua posizione relativa ai costi di riscossione dei dazi doganali, che dovrebbero essere fissati al 10 %, ossia al loro tasso originale;

Programmi faro dell’UE

13.  deplora i tagli apportati ai programmi orientati al futuro nell’ambito sia del QFP 2021-2027 sia di Next Generation EU; ritiene che essi mineranno le basi di una ripresa sostenibile e resiliente; afferma che un QFP 2021-2027 al di sotto della proposta della Commissione non sia né sostenibile né accettabile; sottolinea che l’ultima proposta della Commissione ha fissato i finanziamenti di tali programmi ad un livello molto basso, fermo restando che esso sarebbe stato integrato da Next Generation EU; si rammarica del fatto che il Consiglio europeo abbia abbandonato tale logica e cancellato la maggior parte di tali integrazioni; ribadisce la sua ferma posizione a difesa di un finanziamento adeguato del prossimo QFP e dei suoi investimenti e politiche a lungo termine, che non dovrebbero essere messi a rischio dalla necessità di finanziare immediatamente lo strumento per la ripresa; intende negoziare rafforzamenti mirati dei programmi faro dell’UE nel prossimo QFP;

14.  sottolinea che i negoziati interistituzionali dovrebbero includere le cifre del QFP per rubrica e per programma; pone l’accento sul rischio che i programmi faro subiscano un calo immediato dei finanziamenti dal 2020 al 2021; sottolinea inoltre che, nel 2024, il bilancio dell’UE nel suo complesso sarà al di sotto dei livelli del 2020, mettendo a rischio gli impegni e le priorità dell’UE, in particolare il Green Deal e l’agenda digitale; insiste sul fatto che aumenti specifici degli importi proposti dal Consiglio europeo devono essere riservati ai programmi relativi al clima, alla transizione digitale, alla salute, alla gioventù, alla cultura, alle infrastrutture, alla ricerca, alla gestione delle frontiere e alla solidarietà (quali Orizzonte Europa, InvestEU, Erasmus +, garanzia per l’infanzia, Fondo per una transizione giusta, Europa digitale, meccanismo per collegare l’Europa, LIFE +, EU4health, Fondo per la gestione integrata delle frontiere, Europa creativa, programma Diritti e valori, Fondo europeo per la difesa, strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale (NDICI) e aiuti umanitari) nonché alle pertinenti agenzie dell’UE e alla Procura europea;

Questioni orizzontali

15.  sottolinea che, al fine di allineare le priorità politiche e i programmi di spesa, è estremamente importante includere sia nel regolamento sul QFP sia in quello relativo a Next Generation EU, ma anche in altri atti legislativi pertinenti, principi orizzontali quali gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, il perseguimento di obiettivi a lungo termine dell’UE competitivi e orientati al futuro, una transizione giusta e inclusiva sul piano sociale, un obiettivo di spesa giuridicamente vincolante del 30 % in materia di clima e un obiettivo di spesa del 10 % in materia di biodiversità; sottolinea pertanto che una metodologia di monitoraggio trasparente, globale e significativa dovrebbe essere adottata celermente e se necessario adattata durante la revisione intermedia del QFP, sia per la spesa relativa al clima sia per quella relativa alla biodiversità; evidenzia la necessità di sancire, sia nel regolamento sul QFP sia in quello su Next Generation EU, il principio del “non nuocere”; pone inoltre l’accento sulla necessità di eliminare gradualmente i sussidi ai combustibili fossili; invita la Commissione a valutare la possibilità di fare riferimento al regolamento in materia di tassonomia per gli investimenti;

16.  sostiene con forza l’introduzione di obblighi in materia di integrazione della dimensione di genere e impatto di genere (bilancio di genere) sia nel regolamento sul QFP sia in quello relativo a Next Generation EU; ritiene pertanto che una metodologia di monitoraggio trasparente, globale e significativa dovrebbe essere adottata celermente e se necessario adattata durante la revisione intermedia del QFP;

17.  chiede che una revisione intermedia del QFP giuridicamente vincolante entri in vigore al più tardi entro la fine del 2024; sottolinea che tale revisione deve riguardare i massimali per il periodo 2025-2027, la ridistribuzione degli stanziamenti non impegnati e disimpegnati di Next Generation UE, l’introduzione di risorse proprie aggiuntive e l’attuazione degli obiettivi in materia di clima e biodiversità;

18.  sottolinea che le disposizioni in materia di flessibilità del QFP concordate durante i precedenti negoziati sul QFP si sono dimostrate essenziali per aiutare le autorità di bilancio a far fronte alle crisi impreviste e senza precedenti durante il periodo attuale; ritiene pertanto che le disposizioni in materia di flessibilità del QFP proposte dalla Commissione rappresentino il minimo indispensabile per il prossimo QFP e intende negoziare ulteriori miglioramenti; si oppone, in tale contesto, a qualsiasi tentativo di ridurre e fondere gli strumenti speciali del QFP, e dichiara che questi ultimi dovrebbero essere calcolati al di là dei massimali del QFP in termini sia di impegni sia di pagamenti; insiste inoltre sulla necessità di stabilire massimali a un livello che lasci margini non assegnati sufficienti al di sopra delle dotazioni dei programmi;

Dispositivo per la ripresa e la resilienza e principio democratico

19.  prende atto dell’accordo sul volume complessivo di NGEU; si rammarica dei consistenti tagli apportati alla componente delle sovvenzioni, che alterano l’equilibrio tra sovvenzioni e prestiti e pregiudicheranno gli sforzi per la ripresa, in particolare la cancellazione di programmi innovativi come lo strumento di sostegno alla solvibilità; ritiene che questi tagli diminuiranno la capacità di intervento dello strumento e il suo effetto trasformativo sull’economia; si rammarica che ancora una volta alcuni Stati membri abbiano negoziato nello spirito dei saldi operativi di bilancio, trascurando completamente i vantaggi complessivi derivanti dall’appartenenza al mercato unico e all’UE nel suo insieme; esorta il Consiglio a giustificare la consistente riduzione delle dotazioni per l’iniziativa REACT-EU, il programma Orizzonte Europa, il programma per la salute “EU4health” e lo strumento NDICI nel contesto della pandemia, come pure delle dotazioni di InvestEU e del Fondo per una transizione giusta nel quadro del Green Deal;

20.  chiede che si garantisca che le riforme e gli investimenti nell’ambito del dispositivo per la ripresa e la resilienza creino sinergie con i fondi e gli obiettivi esistenti dell’UE e presentino un reale valore aggiunto europeo e obiettivi a lungo termine;

21.  si oppone alla posizione del Consiglio europeo sulla governance del dispositivo per la ripresa e la resilienza, che si discosta dal metodo comunitario privilegiando un approccio intergovernativo; ritiene che tale approccio finirà solamente per complicare il funzionamento del dispositivo e indebolire la sua legittimità; ricorda che il Parlamento è l’unica istituzione direttamente eletta dell’Unione europea; chiede un controllo democratico e parlamentare ex ante ed esige pertanto di essere coinvolto negli atti delegati, come pure nella verifica ex post che i fondi erogati a titolo del dispositivo per la ripresa e la resilienza siano spesi bene, nell’interesse dei cittadini dell’UE e dell’UE, garantiscano un effettivo valore aggiunto dell’UE e sostengano la resilienza economica e sociale; chiede la piena trasparenza per quanto riguarda tutti i beneficiari finali; è fermamente convinto che i Commissari responsabili per il dispositivo per la ripresa e la resilienza dovrebbero essere tenuti a rendere pienamente conto al Parlamento europeo;

22.  ricorda che il Parlamento, assieme al Consiglio, costituisce l’autorità di bilancio; chiede, a tale riguardo, di essere pienamente coinvolto nello strumento per la ripresa, in linea con il metodo comunitario; chiede che la Commissione presenti una revisione mirata del regolamento finanziario e dell’accordo interistituzionale sulla disciplina di bilancio, sulla cooperazione in materia di bilancio e sulla sana gestione finanziaria, al fine di sancire il ruolo dell’autorità di bilancio nell’autorizzazione delle entrate con destinazione specifica esterne nell’ambito della procedura di bilancio annuale;

23.  sottolinea che un piano di rimborso chiaro e realistico è fondamentale ai fini del successo di NGEU e costituisce una prova di credibilità per l’UE nel suo insieme; ritiene che il rimborso del debito contratto non debba essere a carico dei futuri bilanci dell’UE e delle future generazioni di europei e che esso dovrebbe iniziare il prima possibile; chiede che la spesa a titolo del dispositivo per la ripresa e la resilienza sia chiaramente identificabile in quanto tale e sia soggetta a requisiti di trasparenza, inclusi gli obblighi di pubblicazione di un elenco di beneficiari finali;

24.  sottolinea che tutti i costi connessi a NGEU (capitale e interessi) dovrebbero essere iscritti in bilancio al di fuori dei massimali del QFP;

Una rete di sicurezza per i beneficiari dei programmi dell’UE o “piano di emergenza”

25.  ricorda che è stato disposto a negoziare fin dal novembre 2018 e sottolinea che non intende essere costretto ad accettare un cattivo accordo; dichiara la propria intenzione di avviare negoziati significativi con il Consiglio su tutti gli elementi summenzionati al fine di dare la propria approvazione al regolamento sul QFP 2021-2027;

26.  ritiene, tuttavia, che qualsiasi accordo politico sul prossimo QFP dovrebbe essere raggiunto al più tardi entro la fine di ottobre, per non compromettere un agevole avvio dei nuovi programmi a partire dal 1° gennaio 2021; ricorda che, in caso di mancata adozione di un nuovo QFP entro il termine previsto, l’articolo 312, paragrafo 4, TFUE prevede una rete di sicurezza sotto forma di proroga temporanea dei massimali e delle altre disposizioni vigenti nell’ultimo anno del quadro attuale; sottolinea che il piano di emergenza del QFP è pienamente compatibile, sotto il profilo giuridico e politico, con il piano per la ripresa e con l’adozione dei nuovi programmi del QFP;

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Consiglio europeo del 23 aprile 2020

aprile 23, 2020

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Confermato quanto gia’deciso dall’ultimo Eurogruppo! E in cantiere un nuovo Recovery Fund.

Un Recovery Fund: per aiuti/sussidi o per prestiti? Per entrambi (un po’ e un po’)? E con quali risorse? Nuove risorse proprie dell ‘UE ? Emissione di titoli europei garantiti dal bilancio Ue? O contributi nazionali? Un Recovery Fund aggiuntivo… al nuovo QFP? Si stanno facendo passi in avanti, nel senso giusto.

Speriamo siano abbastanza ambiziosi…e all’altezza delle sfide da affrontare.

Il Consiglio europeo del 28-29 giugno 2018

giugno 29, 2018

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Questo vertice  si è soffermato, in particolare, su migrazione, sicurezza e difesa, occupazione crescita e competitività, e innovazione digitale.  Nelle sue Conclusioni,  tra l’altro, i leader sottolineano la necessità di “adeguare i nostri regimi fiscali all’era digitale” e – in un contesto di di crescenti tensioni commerciali – l’importanza,sia di “preservare e approfondire il sistema multilaterale disciplinato da regole”, sia di misure UE di riequilibrio dinanzi alla “decisione Usa di imporre all’UE tariffe sui prodotti di acciaio e alluminio”.    Circa l’innovazione digitale, tra l’altro, i leader si soffermano sull’importanza di “ conseguire risultati in merito alle rimanenti proposte legislative riguardanti il mercato unico digitale”;  “disporre di dati di elevata qualità per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale”; “migliorare l’accesso delle imprese ai finanziamenti”;  “incoraggiare la cooperazione tra ricerca, innovazione e istruzione anche mediante l’iniziativa relativa alle università europee”.   Inoltre il vertice invita la Commissione a “lanciare una nuova iniziativa pilota sull’innovazione pionieristica per il periodo restante di Orizzonte 2020”.

E per la migrazione cosa è stato deciso?          –   In merito,  hanno vinto Orban,   i  nazionalismi  sovranisti  e  la logica di accordi bilaterali.

I leader hanno ribadito che ” il buon funzionamento della politica dell’UE  presuppone un  approccio  globale  alla  migrazione che  combini  un controllo più efficace delle frontiere esterne dell’UE,  il rafforzamento  dell’azione esterna  e  la dimensione interna,  in linea con i nostri principi e valori” .    E  hanno convenuto che si tratta di una sfida, non solo per il singolo paese dell’UE, ma per l’Europa tutta.   Tuttavia, c’è stata una regressione clamorosa.

E’ passato  il concetto di  “Centri sorvegliati istituiti negli stati membri”,  che il presidente Macron vorrebbe  solo in Paesi di primo approdo.   Si è stabilito che i ricollocamenti saranno solo volontari.   La riforma di Dublino – di fatto –  è  stata rinviata a mai, o alle calende greche!  Parte  delle risorse da destinare all’Africa verranno prese dal FSE.

La  grande sconfitta  è  l’Europa,  proprio quando servirebbero,  invece,  visioni (e politiche) comuni   – e  condivise  –  per far fronte alle sfide  cui si trova confrontati, visto che nessuno Stato può farcela da solo;  e  visto che  le  frontiere mediterranee dell’UE sono importanti quanto quelle orientali.

Il metodo  intergovernativo  vi  ha acquisito nuovi spazi.   I  toni trionfali con i quali le conclusioni sono state salutate dai paesi di Visegrad non lasciano dubbi alcuno, in merito. Sono ripartiti  –  da Bruxelles   –   senza condanne;   e con  il riconoscimento di potere continuare a innalzare barriere di filo spinato sui propri confini a loro individuale arbitrio.

Di sicuro, c’ è un problema di accoglienza.

Questo Vertice è stato poi  seguito da un patto Markel -Seehofer   (che salva il governo Merkel, ma  imbarazza l’Spd, e segna un bel dietrofont – “dalle porte aperte alle frontiere chiuse” –  e un  colpo per i diritti umani)  e da più Accordi bilaterali  che vanno oramai delineandosi (Germania-Austria, Austria-Ungheria, Ungheria-Germania,ecc.).  Per mettere fine ai movimenti secondari (l’attidudine di Roma di lasciar fuggire oltre le Alpi i richiedenti asilo dei quali, secondo le regole, dovrebbero prendersi cura), Vienna minaccia di chiudere il Brennero, con controlli ai confini da luglio.  Kurz conferma la volontà austriaca di bloccare gli ingressi con l’Italia (con controlli alle frontiere) se la Germania confermerà gli accordi bilaterali  che chiudono i suoi confini.

E se salta la libera circolazione, addio Europa!   La cancellazione di Schenghen è ben poco responsabile.

Ma   –   oggi più che mai   –   ci sarebbe anche da chiedersi  che  fare  per  risolvere  i  problemi (le  vere  ) che causano tali dolorosi esodi?  Chi ne assicura un serio monitoraggio? Sarebbe utile una Task force inter-istituzionale (UE – Consiglio d”Europa – Onu ecc.)  anche per meglio decidere cosa poter fare, cosa fare, e – o per meglio coordinare quanto si fa?    Servono Pace (dove ci sono conflitti)  e  Sviluppo  (istruzione, infrastrutture,  imprenditorialità, lavoro dignitoso, lotta a cambiamenti climatici e desertificazione ecc.)  dove dominano miseria,  fame,  sotto-sviluppo,  e traffico di esseri umani.     E  questo non esonera né da un’accoglienza che non si traduca in detenzione (anche trentennale e più’) –  né da una Politica migratoria dell’Unione europea (UE), comune e illuminata, in cui tutti si assumano oneri e responsabilità (anche umanitarie).

Da parte sua,  il ministro Salvini , per arginare gli arrivi, va a cercare sponde a Budapest, Vienna e in Baviera: proprio tra gli oltranzisti più contrari ad accogliere anche un solo rifugiato dall’Italia!

Qui di seguito alcune dichiarazioni di leader “europei”.     Il    presidente Emmanuel Macron – che ha proposto di creare in Europa “centri controllati”  –  ha precisato che questi centri controllati “vanno fatti nei Paesi di primo ingresso” e che “le regole di diritto internazionale e di soccorso in mare sono chiare:  è il Paese sicuro più vicino che deve essere scelto come porto di approdo”.
Il premier belga Charles Michel ha ricordato che “gli Stati in prima linea continueranno ad assumersi la responsabilità”.   Il premier spagnolo Pedro Sanchez ha negato di voler nuovi centri in Spagna: “noi li abbiamo già e funzionano benissimo”.  Per il premier polacco Mateusz Morawiecki  “la cosa più importante è che non ci sia il ricollocamento obbligatorio dei rifugiati”.

Qui di seguito,  anche la valutazione delle Conclusioni del vertice,   in  una Dichiarazione della brava Capo-delegazione degli eurodeputati Pd, Patrizia Toia che  spiega, in modo semplice:   “La novità’ di questo summit è l’introduzione del concetto dei centri ‘controllati’ in cui rinchiudere i migranti che arrivano in Europa. La riforma di Dublino invece è rimandata alle calende greche, nelle conclusioni non si fissa una data, come era stato fatto in passato, e si parla di ‘consenso’ cioè unanimità, che grazie ad Orban non ci sarà mai. Le due cose insieme comportano che resta la responsabilità del Paese di primo approdo ma ora si aggiunge la responsabilità di bloccare i migranti sul territorio nazionale, in altre parole è passato il principio che ‘chi sbarca in Italia resta in Italia’.
I centri ‘controllati’ sono su base volontaria ma è evidente che dopo questo summit se si dovesse ripetere una crisi migratoria come quella del 2015 i Paesi europei che non affacciano sul Mediterraneo si sentiranno autorizzati a chiudere le frontiere e la libera circolazione di Schengen se l’Italia e i Paesi di primo approdo non assicureranno la permanenza sul proprio territorio dei migranti.
Capiamo la necessità di salvare la cancelliera Merkel dall’attacco dei populisti bavaresi e di salvare la libera circolazione di Schengen, ma di fronte all’enorme concessione di accettare in linea di principio il concetto di centri ‘controllati’ l’Italia avrebbe potuto e dovuto ottenere una vera contropartita, come degli impegni veri sulla riforma di Dublino. Senza una normativa europea giuridicamente vincolante sulla redistribuzione dei migranti gli altri Stati membri non si sentiranno mai responsabilizzati sulla questione migratoria. In fatti al summit si è deciso di finanziare il Fondo per l’Africa togliendo soldi al Fondo europeo per lo sviluppo, invece che con i contributi nazionali. E’ una vergogna ed è la dimostrazione plastica della vittoria di Orban”.

A livello UE (tra l’altro) servirebbe una  vera strategia di alleanze, che vada  nel senso di un’Unione più equa, e non della sua distruzione.   Nel corso della storia, già  troppi nazionalismi sono degenerati in sistemi autoritari  e guerre!  Bisognerebbe  ritrovare il senso vero della cooperazione internazionale, e del processo d’integrazione europea.

A Berlino come a Bruxelles,  qualcuno dice già apertamente che una scissione del blocco Cdu-Csu sarebbe la fine dell’Unione europea.    Merkel ha appena stretto accordi bilaterali con Spagna e Grecia, per rispedire i clandestini che erano sbarcati lì, ma non è riuscita a convincere il premier Conte a fare altrettanto.      Il bavarese Seehofer, che avrebbe voluto respingere al confine i migranti illegali “in base al Trattato di Dublino”, prima ha dichiarato “non mi può licenziare” e  poi  ha trattato, con  A. Merkel (e il suo partito) un Compromesso “Accordo per migliorare il controllo, l’orientamento e il freno all’immigrazione secondaria”  che prevede (tra l’altro)  “Centri di transito” a tempo indeterminato, ai confini tedeschi:   un bel colpo ai diritti umani,  su cui si dovrà ora esprimere il terzo partner della coalizione di governo,  i socialdemocratici di  Spd (che tre anni fa hanno respinto un accordo simile).  Per i socialdemocratici ci sono troppe incognite in questo accordo Seehofer- Merkel .   Non vogliono vedere famiglie di migranti dietro il filo spinato.  E  si  chiedono:  se  è lecito togliere loro la libertà,  e per quanto tempo (giorni mesi- anni?).   E ancora cosa succede se Austria e Italia  rifiutano di riprendersi gli illegali ?  Vienna si è già dichiara  pronta a impedire l’ingresso di ogni migrante ( solo o accompagnato dalla polizia tedesca). E ancora: cosa saranno queste zone di transito? Carceri ?  Città extraterritoriali?   La richiesta iniziale di Seehofer di mandare indietro –  sempre e comunque  –  i migranti illegali, è per ora caduta.   Ci vorrà il consenso “amministrativo” dei partner europei per cacciarli dalla Germania.   I profughi saranno riportati nel primo paese di approdo solo se c’è un accordo in tal senso  tra i rispettivi governi   “altrimenti il respingimento verrà eseguito direttamente alla frontiera con l’Austria”  in  base a un’intesa con questo paese.

Se l’Austria chiude il Brennero – ha dichiarato da parte sua  il ministro Enzo Moavero – andrebbe contro lo spirito del Consiglio europeo per una gestione comune della migrazione”.

 

UE: le decisioni dell’ultimo consiglio ambiente

ottobre 23, 2017

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Il Vertice ha affrontati i seguenti argomenti: Settori non ETS, Conferenza ONU sul clima (COP23), Priorità UE per l’Assemblea delle Nazioni Unite per l’ambiente. Cosa ha deciso?
Mi ci soffermo in questo articolo su il Giornale dei comuni.

http://www.gdc.ancitel.it/cosa-ha-deciso-sullambiente-lultimo-consiglio-dei-ministri-ue/

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Le decisioni del Consiglio europeo del 22-23 giugno 2017

giugno 27, 2017

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I leader dell’Unione europea – in un contesto geopolitico abbastanza complesso – in questo vertice hanno affrontato un gran numero di grosse questioni. E hanno anche assunto alcune decisioni di rilievo. Mi ci soffermo in questo mia inchiesta pubblicata da il Giornale dei comuni .

http://www.gdc.ancitel.it/inchiesta/le-decisioni-del-consiglio-europeo-22-23-giugno-2017/2017-06-27 12.51.47