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Lulu – libretto di Alban Berg (ricavato da due lavori di Franz Wedekind) poi completato dal musicologo Cerha – per molti è l’ultima grande opera, l’ultimo capolavoro di teatro musicale indiscusso e indiscutibile. E, in effetti, è un brano che riassume in sé tutte le caratteristiche della grande tradizione Sette e -Ottocentesca, e che, allo stesso tempo, lancia uno sguardo profetico verso il futuro; ed è dotato di ritmo teatrale e di una grande capacità di evocazione plastica delle situazioni. Lo spettacolo – nel 2017 – in scena a Roma è un progetto ambizioso realizza in coproduzione con il Metropolitan Opera di New York, l’English National Opera di Londra e il De Nationale Opera di Amsterdam.
A Roma (dove la sua prima ed unica rappresentazione risale al 1967/68) Lulu sarà presentata nella versione completata dal musicologo Cerha (eseguita a Parigi nel 1979). Dirige l’orchestra del Teatro dell’Opera il maestro Alejo Pèrez. William Kentridge, e il co-regista Luc De Wit firmano il nuovo allestimento. Con lui firma le scene Sabine Theunissen. I costumi sono di Greta Goiris, le luci di Urs Schonebaum, projection designer Catherine Meyburgh. Cospicui il set internazionale.
Nel ruolo di Lulu vedremo due cantanti,Agneta Eichnholz e Disella Larusdòttir – l’una un po’ più giovanile e l’altra più matura – da colori vocali e corporalità diverse (diversità ben gradita al Maestro). Gli altri personaggi sono interpratati da Jennifer Larmore (contessa Geschwitz), Tamara Gura (guardarobiera-studente), Peter Savidge (banchiere/direttore del teatro), Brenden Gunnell (pittore/negro), Martin Gantner (dootr Schon/Jack lo squartatore), Thomas Piffka (Alwa), Willard White (Schigolch), Zachary Altman(atelat/domatore); Christopher Lemmings (principe/domestico/marchese), Eleonora de la Pena (una quindicenne), Francesco Salvadori (giornalista), David Ravignani (cameriere), Joanna Dudley (attrice), Andrea Fabi (attore). Con loro anche due giovani talenti di “Fabbrica”.Young Artist Program: Sara Rocchi (madre di una quindicenne) e Reut Ventorero (arredatrice).
Lulu nasce nella Germania degli anni ’20 e ’30. Per trovare qualcosa di connesso con lo spirito del tempo, un aspetto impegnativo della produzione ha quindi riguardato i costumi. La seduzione esercitata da Lulu va oltre la semplice fascinazione! Gli uomini la vogliono come oggetto del proprio desiderio sessuale, ma la sognano anche come moglie fedele. Il refrain dell’opera è questo: una sequela di personaggi che provano a ricattare Lulu, di gente che finisce ammazzata, mentre lei è costretta a scappare senza requie. Al centro dell’Opera – per volere di Alan Berg (cui questa idea deve essere apparsa rivoluzionaria) – c’è un vero e proprio film.
Il regista, come ha affrontato una sfida complessa come la messa in scena di Lulu? – “La mia scelta – precisa William Kentridge (artista poliedrico di fama internazionale) – è caduta sui disegni a inchiostro. Questa vicenda è colma di violenza, sangue, di drammatiche morti: l’inchiostro, per come irrompe sulla carta bianca,intercetta e traduce queste atmosfere. Poi .. ho trattato i disegni come se fossero dei burattini, manipolandoli, facendoli interagire tra loro, fin quando il disegno si modifica, si evolve, diventa qualcos’altro. Sono convinto che il tema centrale di Lulu sia l’instabilità del desiderio. Gli uomini vogliono questa giovane donna che li strega, invece lei si sottrae, gioca coi loro sentimenti e infine li abbandona senza rimorsi. L’opera di Berg si focalizza su questo tema: la natura delle ossessioni. ..Tanto Lulu è desiderata tanto lei si fa vedere disinteressata a queste attenzioni. Se contro cambiasse le roventi passioni, tutto rientrerebbe nella sfera della normalità.. Per un regista la prova da superare è controllare fino in fondo la potenza musicale e drammaturgica, materializzando la migliore chiave possibile per renderla viva sul palconscenico”.
Come funziona l’interazione tra i disegni delle videproiezioni e gli attori in scena? – “Le proiezioni – precisa William Kentridge – fungono da ambientazione degli eventi, ma possono anche suggerire i pensieri di un personaggio nel corso di un’azione, oppure possono virare verso la più completa astrazione in bianco e nero o, con un brusco colpo di pennello, accentuare il cambio di temperatura di una scena sul palco, dove peraltro la vicenda traversa spazi diversi (lo studio dell’artista, la casa del dottor Schon, la sala da gioco a Parigi ecc.). I mobili e le decorazioni sono stati scelti con un’attenzione maniacale al gusto dell’Art déco”.
C’è traccia di violenza contro le donne nell’opera di Berg? – A differenza di Wozzeck che parla di un femminicidio, in Lulu, il palcoscenico trabocca d cadaveri. “Anche in questa occasione – sottolinea Kentridge – è l’ambiguità a dominare il lavoro di Berg.E credo non sia possibile capire fono in fondo se la sua è una presa di posizione contro la persecuzione a cui le donne vengono sottoposte dagli uomini che le vogliono possedere, o se l’autore abbia voluto descrivere, più in generale, la violenza e la sopraffazione che impregnano la società moderna, senza distinzione di sesso”.