Archive for luglio 2020

Ue:l’ultimo storico consiglio europeo (luglio 2030) e le priorita’del PE

luglio 29, 2020

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Quello che segue e’il link di un mio articolo pubblicato da Europa in Movimento.

http://www.europainmovimento.eu/europa/l-accordo-storico-del-consiglio-europeo-17-20-luglio2020-e-la-reazione-del-parlamento-europeo.html

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Casse UE: quanto si versa e quanto si riceve?

luglio 27, 2020

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Premesso che l’esser membri dell’Unione europea non è riducile al solo versare e ricevere, in quanto riflette anche l’adesione a propri valori,  alla visione di un mondo in cui predominino multilateralismo, regole, e il rispetto di tutti i diritti umani e fondamentali e (tra altro) il completamento di un mercato unico europeo (con tutto ciò che questo comporta) quanto versa l’Italia alle casse UE? E quanto  riceve?

E’ un quesito legittimo da porsi, visto che (in assenza di una vera riforma del sistema delle cosiddette risorse proprie dell’Unione europea) i contributi nazionali al bilancio UE dovranno aumentare, dopo Brexit,  e se vanno in porto le decisioni prese dall’ultimo Consiglio europeo che – non solo fa nascer il Recovery fund/Next  Generation UE ma mantiene in vita i rebate (sconto concesso ai paesi frugali, e non solo) addirittura prevedendone un incremento.

Basandosi sui dati della Relazione annuale 2017 della Corte dei Conti, questo è – nel dettaglio – quanto ogni Paese dell’Unione nel 2017, ultimi dati disponibili, ha versato e quanto invece ha poi ricevuto  – sotto forma di contributi e fondi comunitari – dall’UE.

Paese Versamenti Accrediti Saldo
Austria 2,429 1,742 -0,687
Belgio 2,978 7,357 +4,379
Bulgaria 0,378 1,895 +1,517
Cipro 0,137 0,206 +0,069
Croazia 0,359 0,663 +0,304
Danimarca 1,926 1,458 -0,468
Finlandia 1,549 1,500 -0,049
Francia 16,233 13,505 -2,728
Germania 19,587 10,926 -8,661
Grecia 1,247 5,130 +3,833
Estonia 0,154 0,647 +0,493
Irlanda 1,777 1,818 +0,041
ITALIA 12,250 9,795 -2,455
Lettonia 0,184 0,736 +0,552
Lituania 0,273 1,574 +1,301
Lussemburgo 0,307 1,827 +1,520
Malta 0,082 0,201 +0,119
Olanda 3,384 2,417 -0,967
Polonia 3,048 3,553 +0,505
Portogallo 1,375 3,976 +2,601
Regno Unito 10,575 6,326 -4,249
Repubblica Ceca 1,282 3,894 +2,612
Romania 1,228 4,741 +3,513
Slovacchia 0,599 1,645 +1,046
Slovenia 0,293 0,475 +0,182
Spagna 8,080 9,664 +1,584
Svezia 2,628 1,503 -1,125
Ungheria 0,820 4,049 +3,229

*Cifre in miliardi di euro

L’Italia quindi nello specifico nel 2017 ha versato all’Unione Europea 12,250 miliardi di euro, ricevendone in cambio 9,795 miliardi per un saldo negativo pari a 2,455 miliardi.

Gli altri paesi che versano molto di più rispetto a quello che ricevono sono la Germania, la Francia e il Regno Unito che comunque si appresta ora ad abbandonare l’Unione. Tra i paesi più importanti, solo la Spagna incassa di più di quanto dato.

Le cose vanno bene anche per  Belgio, Portogallo e Grecia. La Polonia ha visto  ridurre il suo saldo positivo rispetto al 2016.  Tutti gli altri paesi dell’Est possono invece esser contenti.

Le priorità del Parlamento europeo per un Accordo – tra Consiglio e PE – sul Recovery Fund e sul Quadro finanziario pluriennale (Bilancio) dell’UE

luglio 24, 2020

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Dopo la proposta, di Francia e Germania, di aiuti – per cinquecento miliardi di euro – ai Paesi più colpiti dal Covid-10, c’è poi stato lo storico Accordo del Consiglio europeo (17-20 luglio 2020) sul Recovery Fund (Piano di rilancio della ripresa)/Next Generation EU e sul Quadro finanziario pluriennale dell’UE (2021-2027): decisione dipesa soprattutto dall’equilibrio e  lungimiranza della cancelliera Merkel, che ha capito che era in gioco non soltanto il destino di qualche Paese, ma il futuro dell’Europa come soggetto economico e politico.

Come ha reagito il Parlamento europeo – che in una sua precedente Risoluzione, sul bilancio UE post 2020 e sulle proposte per la ripresa, ha chieso un piano da 2.000 miliardi – a questo Accordo? “Mossa storica, ma inaccettabili i tagli al bilancio”: precisa la sua “Risoluzione (23 luglio 2020 ) sulle Conclusioni del vertice, che non risparmia critiche e richieste di modifiche soprattuto sul fronte del bilancio UE.

Per l’Italia, che è la maggiore beneficiaria netta degli aiuti Ue, Pd e M5s hanno votato a favore, mentre Fdi e Lega si sono astenute. “Per loro vengono prima i sovranisti dell’Italia”, ha attaccato l’eurodeputata M5s Laura Ferrara. Forza Italia, che fin dall’inizio ha mostrato aperture alla maggioranza e al premier Giuseppe Conte, ha invece votato a favore. In totale ci sono stati 465 si, 150 no e 67 astenuti.

Il dibattito in aula “La solidarietà è tornata a casa. E noi siamo molto contenti di questo segnale”. Così ha esordito Manfred Weber, capogruppo Ppe al Parlamento europeo, aprendo gli interventi dell’emiciclo sulle conclusioni del Consiglio europeo dei giorni scorsi. Weber segnala però delle debolezze: il Quadro finanziario pluriennale “non dà risposta alle sfide europee dei prossimi sette anni” ma anzi, ha “incredibili tagli” a temi vitali come sanità, innovazione, difesa, Africa e vicinato. E poi: “L’Europa non è un bancomat” e i soldi erogati devono essere usati dai Paesi per obiettivi che siano europei e non di mero interesse nazionale. E poi ancora: il legame dei finanziamenti con il rispetto dello stato di diritto non è chiaro e sta generando molta confusione. “Siamo pronti a cercare soluzioni”, conclude.

La presidente del gruppo Socialisti e democratici Iratxe Garcia Perez invece, ha parlato di un accordo che “passerà agli annali della costruzione europea. Per la prima volta nella storia dell’Unione, gli Stati membri hanno concordato l’emissione di debito comune, qualcosa di impensabile qualche mese fa”. E, ha aggiunto, “è stato questo Parlamento quello che ha dato avvio a questa proposta e dobbiamo sentirci orgogliosi in quanto istituzione”. Nel suo intervento, l’eurodeputata socialista ha promesso però battaglia sul Bilancio pluriennale: “Non condividiamo lo stesso ottimismo” che c’è sul Recovery Fund “in materia di proposta per il Quadro finanziario pluriennale. Gli S&D non accetteranno i tagli previstiper gli obiettivi a lungo termine, che devono invece portare a rafforzare la nostra indipendenza strategica”. E ancora – sottolinea – “nessun euro a chi non rispetta i valori di fondo dell’UE e lo Stato di diritto”.

Anche per Dacian Ciolos (Renew Europe) un nodo centrale è che la strategia sia realmente di “investimenti europei” e che quindi si faccia in modo che “i Programmi nazionali” che saranno finanziati con il Recovery fund, “integrino le priorità europee”.

I verdi denunciano il comportamento dei Paesi cosiddetti “frugali”. “I 4 frugali, gli avari, e i governi ungherese e polacco, gli pseudo-democratici, stanno avvelenando i loro cittadini con il nazionalismo, e stanno mettendo i cittadini europei gli uni contro gli altri. Prima di loro i conservatori britannici hanno seguito la stessa strada e abbiamo visto dove sono finiti”, ha detto il co-presidente del gruppo dei Verdi al Parlamento Ue, Philippe Lamberts. “Invece di voltare le spalle gli uni agli altri, noi europei abbiamo bisogno di stare assieme per garantire a tutti, adesso e in futuro, le condizioni di una vita dignitosa a tutti i nostri cittadini”. Le proposte della Commissione sono state “mutilate” e i meccanismi del piano sono troppo “fluidi”. Serve negoziare su “volumi, orientamenti e governance per il bene degli interessi generali”.

Per Roberts Zile (ECR) elementi di difficoltà sono che “i fondi non saranno subito disponibili con il rischio di risposta tardiva” rispetto alla crisi e che i programmi UE sono stati sacrificati nel QFP.

Anche il GUE è critico sui tagli ai finanziamenti su programmi che “avrebbero aiutato il mercato interno”. Secondo Martin Schirdewan “l’Europa ha perso una possibilità”.

Nel corso degli interventi degli eurodeputati, c’è stato chi ha parlaro di Accordo “paradigma dell’Europa che verrà” e chi ha criticato un Accordo che “contraendo un debito comune getta un fardello sulle spalle delle prossime generazioni”. C’è chi ha dato il benvenuto al debito comune e alla centralità dello stato di diritto e chi si è scagliato contro queste “ingerenze” nell’esercizio della sovranità degli stati, queste derive “da regime socialista”, denunciando che “le sanzioni sono imposte non per difformità rispetto alla giurisprudenza, ma solo sulla base di sospetti” (l’Ungherese del PPe Joszef Szajer).

Le priorità del Parlamento europeo – Per assicurare l’avvio dei programmi dal primo gennaio 2021, un accordo dev’essere raggiunto al più tardi entro fine ottobre”. In quanto co-legislatore – autorità di bilancio – il Parlamento europeo (PE) non vuole rinunciare al suo diritto di veto sul Quadro finanziario pluriennale. E pone dei paletti.

Pur “accogliendo con favore l’accettazione da parte dei capi di Stato o di governo del Recovery fund” deplora “la riduzione della parte delle sovvenzioni” e  “i tagli apportati ai programmi orientati al futuro, nell’ambito sia del QFP 2021-2027 sia di Next generation EU”.  Deplora “il fatto che troppo spesso l’adesione esclusiva a interessi e posizioni nazionali metta a rischio il conseguimento di soluzioni comuni che sono nell’interesse generale; avverte che i tagli al QFP contrastano con gli obiettivi dell’UE; ritiene, per esempio, che i tagli proposti ai programmi in materia di sanità e di ricerca rappresentino un pericolo nel contesto di una pandemia globale; è del parere che i tagli proposti all’istruzione, alla trasformazione digitale e all’innovazione pregiudichino il futuro della prossima generazione di europei; ritiene che i tagli proposti ai programmi che sostengono la transizione delle regioni dipendenti dal carbonio siano in contrasto con l’agenda del Green Deal dell’UE; reputa che i tagli proposti in materia di asilo, migrazione e gestione delle frontiere mettano a rischio la posizione dell’UE in un mondo sempre più instabile e incerto”.  Quanto al bilancio europeo a lungo termine lo si vuole quindi più “ambizioso” e senza tagli a Erasmus, ricerca, difesa, migrazione e asilo. Il PE “intende negoziare rafforzamenti mirati dei Programmi faro dell’UE nel prossimo QFP”.

Inoltre, si oppone alla posizione del Consiglio europeo sulla governance del dispositivo per la ripresa e la resilienza, che si discosta dal metodo comunitario provilegiando un approccio intergovernativo.

E ritiene che “il rimborso del debito contratto non debba essere a carico dei futuri bilanci dell’UE e delle future generazioni di europei”.  Tra le altre linee rosse quella sulle nuove risorse proprie. Un punto sul quale il 22 luglio il presidente David Sassoli è stato chiaro, chiedendo  “un calendario preciso di introduzione di almeno due risorse proprie per il 2021 – la tassa sulla plastica e quella sull’Ets e la calendarizzazione delle nuove”.

Il Parlamento UE propone inoltre un suo coinvolgimento sul piano di rilancio, una discussione più ampia sui rebates, e un rafforzamento dello strumento che dovrebbe collegare i fondi Ue al rispetto dello stato di diritto.

Estratto dalla Risoluzione del Parlamento europeo – adottata il 23 luglio 2020 – sulle Conclusioni della riunione straordinaria del Consiglio europeo del 17-21 luglio 2020

Le priorità del Parlamento in vista di un accordo globale

Stato di diritto

9.  deplora fortemente il fatto che il Consiglio europeo abbia significativamente indebolito gli sforzi della Commissione e del Parlamento volti a difendere lo Stato di diritto, i diritti fondamentali e la democrazia nel quadro del QFP e dello strumento Next Generation EU; ribadisce la sua richiesta di completare il lavoro dei colegislatori sul meccanismo proposto dalla Commissione per proteggere il bilancio dell’UE laddove esista una minaccia sistemica nei confronti dei valori sanciti dall’articolo 2 del TUE e laddove siano in gioco gli interessi dell’Unione; sottolinea che, per essere efficace, tale meccanismo dovrebbe essere attivato a maggioranza qualificata inversa; sottolinea che tale meccanismo non deve pregiudicare l’obbligo degli enti pubblici o degli Stati membri di effettuare pagamenti a favore dei beneficiari o dei destinatari finali; sottolinea che il regolamento relativo allo Stato di diritto sarà adottato nel quadro della codecisione;

Risorse proprie

10.  ribadisce che il Parlamento non darà la sua approvazione al QFP senza un accordo sulla riforma del sistema delle risorse proprie dell’UE, che includa l’introduzione di un paniere di nuove risorse proprie entro la fine del QFP 2021-2027, che dovrebbe mirare a coprire almeno i costi relativi a Next Generation EU (capitale e interessi) per garantire la credibilità e la sostenibilità del piano di rimborso di Next Generation EU; sottolinea che tale paniere dovrebbe altresì mirare a ridurre la quota di contribuiti basati sul reddito nazionale lordo (RNL);

11.  evidenzia pertanto che tale riforma dovrebbe includere un paniere di nuove risorse proprie che confluirà nel bilancio dell’Unione a partire dal 1° gennaio 2021; sottolinea che il contributo per la plastica rappresenta soltanto un primo passo parziale nel rispondere alle aspettative di questo Parlamento; intende negoziare un calendario giuridicamente vincolante che dovrà essere approvato dall’autorità di bilancio, per l’introduzione di nuove risorse proprie aggiuntive nel corso della prima metà del prossimo QFP, quali il sistema di scambio di quote di emissione dell’UE (e gli introiti derivanti da futuri allargamenti), il meccanismo di adeguamento del carbonio alla frontiera, un prelievo sul digitale, l’imposta sulle transazioni finanziarie e la base imponibile consolidata comune per l’imposta sulle società; chiede di ricorrere alla revisione intermedia del QFP per aggiungere, se necessario, risorse proprie supplementari nella seconda metà del QFP 2021-2027 onde garantire che l’obiettivo sia raggiunto entro la fine del QFP 2021-2027;

12.  ribadisce la sua ferma posizione a favore dell’eliminazione di tutte le compensazioni e i meccanismi correttivi il prima possibile; deplora il fatto che il Consiglio europeo abbia non solo mantenuto ma persino aumentato le compensazioni a beneficio di alcuni Stati membri; ribadisce la sua posizione relativa ai costi di riscossione dei dazi doganali, che dovrebbero essere fissati al 10 %, ossia al loro tasso originale;

Programmi faro dell’UE

13.  deplora i tagli apportati ai programmi orientati al futuro nell’ambito sia del QFP 2021-2027 sia di Next Generation EU; ritiene che essi mineranno le basi di una ripresa sostenibile e resiliente; afferma che un QFP 2021-2027 al di sotto della proposta della Commissione non sia né sostenibile né accettabile; sottolinea che l’ultima proposta della Commissione ha fissato i finanziamenti di tali programmi ad un livello molto basso, fermo restando che esso sarebbe stato integrato da Next Generation EU; si rammarica del fatto che il Consiglio europeo abbia abbandonato tale logica e cancellato la maggior parte di tali integrazioni; ribadisce la sua ferma posizione a difesa di un finanziamento adeguato del prossimo QFP e dei suoi investimenti e politiche a lungo termine, che non dovrebbero essere messi a rischio dalla necessità di finanziare immediatamente lo strumento per la ripresa; intende negoziare rafforzamenti mirati dei programmi faro dell’UE nel prossimo QFP;

14.  sottolinea che i negoziati interistituzionali dovrebbero includere le cifre del QFP per rubrica e per programma; pone l’accento sul rischio che i programmi faro subiscano un calo immediato dei finanziamenti dal 2020 al 2021; sottolinea inoltre che, nel 2024, il bilancio dell’UE nel suo complesso sarà al di sotto dei livelli del 2020, mettendo a rischio gli impegni e le priorità dell’UE, in particolare il Green Deal e l’agenda digitale; insiste sul fatto che aumenti specifici degli importi proposti dal Consiglio europeo devono essere riservati ai programmi relativi al clima, alla transizione digitale, alla salute, alla gioventù, alla cultura, alle infrastrutture, alla ricerca, alla gestione delle frontiere e alla solidarietà (quali Orizzonte Europa, InvestEU, Erasmus +, garanzia per l’infanzia, Fondo per una transizione giusta, Europa digitale, meccanismo per collegare l’Europa, LIFE +, EU4health, Fondo per la gestione integrata delle frontiere, Europa creativa, programma Diritti e valori, Fondo europeo per la difesa, strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale (NDICI) e aiuti umanitari) nonché alle pertinenti agenzie dell’UE e alla Procura europea;

Questioni orizzontali

15.  sottolinea che, al fine di allineare le priorità politiche e i programmi di spesa, è estremamente importante includere sia nel regolamento sul QFP sia in quello relativo a Next Generation EU, ma anche in altri atti legislativi pertinenti, principi orizzontali quali gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, il perseguimento di obiettivi a lungo termine dell’UE competitivi e orientati al futuro, una transizione giusta e inclusiva sul piano sociale, un obiettivo di spesa giuridicamente vincolante del 30 % in materia di clima e un obiettivo di spesa del 10 % in materia di biodiversità; sottolinea pertanto che una metodologia di monitoraggio trasparente, globale e significativa dovrebbe essere adottata celermente e se necessario adattata durante la revisione intermedia del QFP, sia per la spesa relativa al clima sia per quella relativa alla biodiversità; evidenzia la necessità di sancire, sia nel regolamento sul QFP sia in quello su Next Generation EU, il principio del “non nuocere”; pone inoltre l’accento sulla necessità di eliminare gradualmente i sussidi ai combustibili fossili; invita la Commissione a valutare la possibilità di fare riferimento al regolamento in materia di tassonomia per gli investimenti;

16.  sostiene con forza l’introduzione di obblighi in materia di integrazione della dimensione di genere e impatto di genere (bilancio di genere) sia nel regolamento sul QFP sia in quello relativo a Next Generation EU; ritiene pertanto che una metodologia di monitoraggio trasparente, globale e significativa dovrebbe essere adottata celermente e se necessario adattata durante la revisione intermedia del QFP;

17.  chiede che una revisione intermedia del QFP giuridicamente vincolante entri in vigore al più tardi entro la fine del 2024; sottolinea che tale revisione deve riguardare i massimali per il periodo 2025-2027, la ridistribuzione degli stanziamenti non impegnati e disimpegnati di Next Generation UE, l’introduzione di risorse proprie aggiuntive e l’attuazione degli obiettivi in materia di clima e biodiversità;

18.  sottolinea che le disposizioni in materia di flessibilità del QFP concordate durante i precedenti negoziati sul QFP si sono dimostrate essenziali per aiutare le autorità di bilancio a far fronte alle crisi impreviste e senza precedenti durante il periodo attuale; ritiene pertanto che le disposizioni in materia di flessibilità del QFP proposte dalla Commissione rappresentino il minimo indispensabile per il prossimo QFP e intende negoziare ulteriori miglioramenti; si oppone, in tale contesto, a qualsiasi tentativo di ridurre e fondere gli strumenti speciali del QFP, e dichiara che questi ultimi dovrebbero essere calcolati al di là dei massimali del QFP in termini sia di impegni sia di pagamenti; insiste inoltre sulla necessità di stabilire massimali a un livello che lasci margini non assegnati sufficienti al di sopra delle dotazioni dei programmi;

Dispositivo per la ripresa e la resilienza e principio democratico

19.  prende atto dell’accordo sul volume complessivo di NGEU; si rammarica dei consistenti tagli apportati alla componente delle sovvenzioni, che alterano l’equilibrio tra sovvenzioni e prestiti e pregiudicheranno gli sforzi per la ripresa, in particolare la cancellazione di programmi innovativi come lo strumento di sostegno alla solvibilità; ritiene che questi tagli diminuiranno la capacità di intervento dello strumento e il suo effetto trasformativo sull’economia; si rammarica che ancora una volta alcuni Stati membri abbiano negoziato nello spirito dei saldi operativi di bilancio, trascurando completamente i vantaggi complessivi derivanti dall’appartenenza al mercato unico e all’UE nel suo insieme; esorta il Consiglio a giustificare la consistente riduzione delle dotazioni per l’iniziativa REACT-EU, il programma Orizzonte Europa, il programma per la salute “EU4health” e lo strumento NDICI nel contesto della pandemia, come pure delle dotazioni di InvestEU e del Fondo per una transizione giusta nel quadro del Green Deal;

20.  chiede che si garantisca che le riforme e gli investimenti nell’ambito del dispositivo per la ripresa e la resilienza creino sinergie con i fondi e gli obiettivi esistenti dell’UE e presentino un reale valore aggiunto europeo e obiettivi a lungo termine;

21.  si oppone alla posizione del Consiglio europeo sulla governance del dispositivo per la ripresa e la resilienza, che si discosta dal metodo comunitario privilegiando un approccio intergovernativo; ritiene che tale approccio finirà solamente per complicare il funzionamento del dispositivo e indebolire la sua legittimità; ricorda che il Parlamento è l’unica istituzione direttamente eletta dell’Unione europea; chiede un controllo democratico e parlamentare ex ante ed esige pertanto di essere coinvolto negli atti delegati, come pure nella verifica ex post che i fondi erogati a titolo del dispositivo per la ripresa e la resilienza siano spesi bene, nell’interesse dei cittadini dell’UE e dell’UE, garantiscano un effettivo valore aggiunto dell’UE e sostengano la resilienza economica e sociale; chiede la piena trasparenza per quanto riguarda tutti i beneficiari finali; è fermamente convinto che i Commissari responsabili per il dispositivo per la ripresa e la resilienza dovrebbero essere tenuti a rendere pienamente conto al Parlamento europeo;

22.  ricorda che il Parlamento, assieme al Consiglio, costituisce l’autorità di bilancio; chiede, a tale riguardo, di essere pienamente coinvolto nello strumento per la ripresa, in linea con il metodo comunitario; chiede che la Commissione presenti una revisione mirata del regolamento finanziario e dell’accordo interistituzionale sulla disciplina di bilancio, sulla cooperazione in materia di bilancio e sulla sana gestione finanziaria, al fine di sancire il ruolo dell’autorità di bilancio nell’autorizzazione delle entrate con destinazione specifica esterne nell’ambito della procedura di bilancio annuale;

23.  sottolinea che un piano di rimborso chiaro e realistico è fondamentale ai fini del successo di NGEU e costituisce una prova di credibilità per l’UE nel suo insieme; ritiene che il rimborso del debito contratto non debba essere a carico dei futuri bilanci dell’UE e delle future generazioni di europei e che esso dovrebbe iniziare il prima possibile; chiede che la spesa a titolo del dispositivo per la ripresa e la resilienza sia chiaramente identificabile in quanto tale e sia soggetta a requisiti di trasparenza, inclusi gli obblighi di pubblicazione di un elenco di beneficiari finali;

24.  sottolinea che tutti i costi connessi a NGEU (capitale e interessi) dovrebbero essere iscritti in bilancio al di fuori dei massimali del QFP;

Una rete di sicurezza per i beneficiari dei programmi dell’UE o “piano di emergenza”

25.  ricorda che è stato disposto a negoziare fin dal novembre 2018 e sottolinea che non intende essere costretto ad accettare un cattivo accordo; dichiara la propria intenzione di avviare negoziati significativi con il Consiglio su tutti gli elementi summenzionati al fine di dare la propria approvazione al regolamento sul QFP 2021-2027;

26.  ritiene, tuttavia, che qualsiasi accordo politico sul prossimo QFP dovrebbe essere raggiunto al più tardi entro la fine di ottobre, per non compromettere un agevole avvio dei nuovi programmi a partire dal 1° gennaio 2021; ricorda che, in caso di mancata adozione di un nuovo QFP entro il termine previsto, l’articolo 312, paragrafo 4, TFUE prevede una rete di sicurezza sotto forma di proroga temporanea dei massimali e delle altre disposizioni vigenti nell’ultimo anno del quadro attuale; sottolinea che il piano di emergenza del QFP è pienamente compatibile, sotto il profilo giuridico e politico, con il piano per la ripresa e con l’adozione dei nuovi programmi del QFP;

Alla fine… i leader europei hanno raggiunto un accordo,storico e sostanzioso, sul Next Generation EU e sul QFP 2021-2027 – Ora la parola passa al Parlamento europeo

luglio 21, 2020

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Mentre stiamo lentamente uscendo dalla fase acuta della crisi sanitaria – indotta dalla pandemia di Covid-19 – l’attenzione si sta concentrando piuttosto sull’attenuazione dei danni socioeconomici. Dovendo adottare un pacchetto ambizioso a articolato che combina il tradizionale Quadro finanziario pluriennale dell’Unione europea (QFP) con uno sforzo straordinario per la ripresa (Recovery Fund-Next Generation EU), quello del luglio 2020, si è rivelato – quindi – un Consiglio europeo particolarmente impegnativo. L’impossibilità di trovare un accordo nel week end (17-18 luglio) ha portato a un’estensione del vertice al lunedì (20 luglio). Infine, alle 5,32 del martedi (21 luglio), dopo l’ennesima notte di trattative di un negoziato laborioso, i leader europei hanno approvato per acclamazione e applauso finale il testo di un vertice (combattuto fino all’ultimo, che in più di un’occasione è arrivato a un passo dal fallimento) risolto nell’ennesimo incontro sulle riforme tra Conte e Rutte, guidati da Merkel e Macron (con il loro riavvicinamento del  18 maggio, la  cancelliera tedesca – rompendo l’alleanza tradizionale con i paesi del rigore di bilancio – ha fornito il suo sostegno alla creazione di un prestito comunitario, al fine di organizzare nuovi trasferimenti verso gli stati messi a dura prova). 

Esprimendo la volontà di salvaguardare la loro unione, i paesi membri hanno gettato le fondamenta della nuova Europa!

L’Accordo (intanto che il Patto di stabilità è sospeso) fa cadere il tabu’ austerity, a tutti i costi. Consente un indebitamento europeo comune (cioè emissioni di debito comune – la Commissione europea raccoglierà denaro attraverso eurobond): e i soldi saranno distribuiti (a tranche) ai paesi maggiormente colpiti dal Covid-19, sotto forma di aiuti  da non rimborsare, e prestiti a tassi nulli.  Fa nascere l’embrione di un bilancio federale: i soldi saranno versati direttamente dal bilancio Ue.  I  paesi “frugali” incassano forti sconti e un controllo light ma danno il via libera al Recovery Fund (- ridefinito Next Generation Eu – destinato in particolare a Italia e Spagna.

Può dunque vedere la luce il Piano straordinario da 750 miliardi per salvare i paesi più colpiti dal Covid dal tracollo finanziario. Soldi che saranno reperiti da Bruxelles tramite gli Eurobond. “I fondi supplementari – si legge nelle Conclusioni del vertice – generati dai prestiti contratti dall’UE saranno erogati sotto forma di sovvenzioni e prestiti attraverso gli strumenti e i programmi del Quadro Finanziario Pluriennale. Ciò è garanzia di uniformità e coerenza. Sia Next Generation EU che il QFP contribuiranno a trasformare l’UE attraverso le sue principali politiche, in particolare il Green Deal europeo, la rivoluzione digitale e la resilienza”. Next Generation EU e Quadro finanziario pluriennale (rafforzato dal Next Generation EU) “sono indissociabili”. “In virtù della decisione sulle risorse proprie” e “al fine di dotare l’Unione dei mezzi necessari per affrontare le sfide poste dalla pandemia di Covid-19, la Commissione sarà autorizzata a contrarre prestiti, per conto dell’Unione, sui mercati dei capitali. Gli importi saranno trasferiti ai programmi dell’Unione in conformità di Next Generation EU” (il 30% dell’importo totale della spesa a titolo del QFP e di Next Generation EU andrà all’obiettivo climatico).

E’ un passo storico per l’Unione, che cambia le politiche economiche del continente, al termine di un summit che, entrato nel quinto giorno di trattative, supera per lunghezza il record di quattro giorni e quattro notti di colloqui del vertice di Nizza del 2000.  

“Deal!”,  scrive il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel su Twitter. E pochi minuti dopo dichiara: “Ce l’abbiamo fatta, l’Europa è forte ed unita”.  “E’ un ottimo accordo, e accordo giusto”, ha commentato visibilmente soddisfatto. “Ed è un segno concreto che l’Europa è una forza in azione”, ha aggiunto Michel. “Abbiamo conseguito questo risultato tutelando la dignità del nostro Paese e l’autonomia delle istituzioni comunitarie” ha affermato il premier Giuseppe Conte – in conferenza stampa al termine del Consiglio europeo – aggiungendo: “Ora avremo una grande responsabilità: con 209 miliardi abbiamo la possibilità di far ripartire l’Italia con forza e cambiare volto al Paese. Ora dobbiamo correre”. E il MES?  “La mia posizione – ha precisato Conte – non è  mai cambiata. Il Mes non è il nostro obiettivo. L’obiettivo è valutare il quadro di finanza pubblica e utilizzare tutti i piani che sono nell’interesse dell’Italia. Il piano che oggi approviamo ha assoluta priorità. Ci sono prestiti molto vantaggiosi”.  Ad oggi, sul MES,in Italia, le posizioni rimangono incomprensibilmente (trattandosi di prestiti, a condizioni particolarmente vantaggiose, da destinare a spese sanitarie) distanti all’interno della stessa maggioranza.

Tornando all’UE, alla fine anche i Paesi frugali devono prendere atto che non c’è alternativa a un nuovo modello di Europa. Ora occorre insistere per arrivare ad una struttura politica diversa, basata più sulla Commissione, sul livello comunitario, e meno sul veti degli Stati membri È un processo ormai ineludibile. Stiamo sconfiggendo i sovranisti.  Alla fine, l’UE ce l’ha fatta. Conciliando posizioni distanti, l’accordo sul Recovery Fund – ridefinito Next generation EU – è stato raggiunto.

Ma cosa prevede?

Al centro dell’intesa un Piano da 750 miliardi di euroE’ la cifra inizialmente proposta dalla Commissione europea, e successivamente difesa da Francia, Germania e anche l’Italia. E’ stata suddivisa tra 390 miliardi di trasferimenti (vs i 500 inizialmente proposti) e 360 miliardi di prestiti (vs i 250 miliardi, inizialmente proposti).

Per ottenere il consenso dei “frugali” (Paesi Bassi, Austria, Finlandia, Svezia, Danimarca) è stato necessario rivedere la suddivisione di questi soldi tra prestiti e sovvenzioni. I prestiti sono saliti da 250 a 360 miliardi di euro, mentre i contributi a fondo perduto sono scesi da 500 a 390 miliardi. In cambio i “frugali” hanno ceduto il diritto di veto sui programmi di riforma delle singole nazioni. Inoltre i frugali hanno ottenuto anche un aumento degli sconti sui versamenti al bilancio comune, gli ormai noti rebates. Rutte potrà presentarsi ai suoi elettori come vincitore (nel 2021 in Olanda ci sono le elezioni). Amsterdam, per il prossimo Quadro finanziario pluriennale, al bilancio UE, verserà meno (quasi 2 miliardi di euro l’anno in meno). E lo stesso vale per Germania, Austria, Danimarca e Svezia. Inoltre, nella prima proposta si parlava di un abbassamento al 10% dei costi di raccolta delle risorse proprie UE tradizionali (fra cui ci sono i dazi doganali): brutto colpo per l’Olanda, che avrebbe visto una non indifferente riduzione del gettito all’Erario proveniente dal traffico merci del porto di Rotterdam (il più importante d’Europa). Nel Quadro finanziario pluriennale (2021-2027) – segnala l’Adnkronos – si parla invece di un aumento dei costi di raccolta dal 20 al 25%. Se un Paese è efficiente nella riscossione, trattenerne un quarto può creare una certa liquidità.

Roma, assieme a Madrid, sarà la maggiore beneficiaria del fondo. In pratica, in virtù dell’accordo trovato, a Roma andranno 209 miliardi, quindi,  più soldi di quelli inizialmente previsti dalla Commissione UE (173 miliardi di euro) di cui:

  • 81,4 miliardi come aiuti a fondo perduto;

  • 127,4 miliardi come prestiti da dedicare all’implementazione delle riforme che seguano le “priorità” (Green Deal e transizione digitale) e le “raccomandazioni” dell’Unione Europea.

I trasferimenti diretti sono scesi in maniera impercettibile, mentre i prestiti sono aumentati in maniera decisa. Ma perché? Come fatto notare da Il Corriere, l’intesa sul Recovery ha previsto che una quota degli aiuti verrà divisa sulla base dell’andamento economico del biennio 2020-2021.

E il nodo governance? – Le decisioni verranno sempre e comunque prese dalla Commissione UE a maggioranza qualificata. Il premier Conte si è battuto per evitare il ruolo “decisivo” del Consiglio proponendo e infine ottenendo il suo coinvolgimento soft.

Il prossimo autunno ogni Paese presenterà il proprio piano nazionale di riforme al quale sarà subordinata la ricezione dei soldi del Recovery Fund. Ciascun Piano verrà esaminato dalla Commissione europea che entro due mesi deciderà se dare o meno il via libera con votazione a maggioranza qualificata. Non è passato il diritto di veto richiesto dagli olandesi. Il freno di emergenza che permetterebbe di congelare i fondi verso i Paesi che si discostano troppo dalle indicazioni UE su come spendere i soldi ricevuti  proposto da Rutte – è entrato nell’intesa in maniera decisamente più light, ma (a danno della Commissione europea) resta la possibilità di bloccare il via libera di Bruxelles ai Piani nazionali di riforma – indispensabile per svincolare gli aiuti UE – chiamando in causa il giudizio del Consiglio europeo. Il Consiglio europeo si è, pertanto, guadagnato il diritto di “discutere la questione in modo esauriente” nel caso in cui uno o più governi nazionali mostrassero preoccupazioni. Ma questo metodo di controllo non altera l’equilibrio istituzionale. E non compromette la posizione della Commissione europea. Lo ribadisce un Parere legale allegato alle conclusioni: il freno “non tocca i poteri che i Trattati conferiscono alla Commissione nel potere di validare e autorizzare gli esborsi”.  E il meccanismo è stato limitato nel tempo. Nel testo finale si legge che i capi di Stato e di Governo dell’Unione europea dovrebbero “di regola” impiegare non più di tre mesi per rispondere a qualsiasi reclamo. La decisione finale è lasciata formalmente nelle mani della Commissione europea. Inoltre, per bloccare i soldi destinati all’Italia, sarà necessario un 35%: ad esempio, i nordici + un Paese di medie/grandi dimensioni. E il duro monitoraggio politico (il freno di emergenza) è  visto anche come una sorta di di clausola anti-sovranisti, e di garanzia “anti-Salvini” (nel caso dovesse arrivare in Italia un governo illiberale e antieuropeo).  Intanto, Salvini e Wilders (per quanto alleati  al Parlamento europeo) non sono dello stesso avviso. Per il leghista, l’Accordo è “una resa senza condizioni”. Per l’olandese , l’Italia “ha ricevuto 82 miliardi che pagheremo noi grazie alle ginocchia molli di Rutte”.

Ciò detto, è evidente un aspetto intergovernativo del meccanismo, a discapito del metodo comunitario.

Cio detto, cè chi – come l’iò detto, c’è chi – come lo stesso Parlamento europeo – ne rileva un aspetto intergovernativo che va a discapito del metodo comunitario.

Le novità dell’AccordoRiassumendo, le novità pensate dal Consiglio europeo per rilanciare l’economia del Vecchio Continente sono le seguenti:

  • Dotazione complessiva di 750 miliardi di euro

  • Prestiti: 360 miliardi

  • Sovvenzioni: 390 miliardi

  • Aumento dei rebates

  • Decisioni alla Commissione europea UE

  • Ruolo del Consiglio solo “esaustivo”

  • Freno di emergenza light

  • Voto a maggioranza qualificata

  • Bilancio UE (cioè Quadro finanziario pluriennale-QFP 2021-2027 rafforzato dal Next Generation EU) a €1.074 miliardi e 330 milioni di euro. E’ una cifra leggermente inferiore a quella del febbraio 2019 (su cui non fu raggiunto un accordo). E – si legge nelle Conclusioni del vertice – “non vi è alcun riesame intermedio del QFP”.  Nella proposta di febbraio è stata introdotta una serie di misure di accresciuta flessibilità nei settori della coesione e dell’agricoltura. Nei prossimi anni si lavorerà a una riforma del sistema delle risorse proprie dell’UE per nuove risorse proprie. In merito, quali prime tappe vengono indicate: una nuova risorsa propria basata sui “rifiuti di plastica non riciclati” (dal 1°gennaio 2021); proposte che la Commissione europea presenterà per un “meccanismo di adeguamento del carbonio alla frontiera”, “un prelievo sul digitale”, una revisione del Sistema di scambio di quote di emissioni climalteranti  “eventualmente estendendolo al trasporto aereo e marittimo”, e altre risorse proprie (un'”imposta sulle transazioni finanziarie” ecc.). Le entrate serviranno per un rimborso anticipato dei prestiti Next generation EU.  “E’ opportuno – recitano le conclusioni del Vertice – accrescere ulteriormente il ruolo svolto dal bilancio dell’UE per sostenere  l’attuazione effettiva degli ampi obiettivi strategici dell’UE, in particolare rafforzando il legame tra il bilancio dell’UE e il Semestre europeo compresa l’agevolazione dell’attuazione del Pilastro europeo dei diritti sociali, nonché nei settori della migrazione, dell’ambiente e dei cambiamenti climatici e della parità tra donne e uomini, come pure dei diritti e delle pari opportunità per tutti”. Occorre – si legge nelle Conclusioni – “assicurare un approccio globale alla migrazione che combini un controllo più efficace delle frontiere esterne dell’UE, il rafforzamento dell’azione sterna e la dimensione interna, in linea con i principi e i valori dell’UE”. Il 30% delle spese totali (QFP e Next Generation EU) andranno alla lotta ai cambiamenti climatici. Il QFP è articolato per RUBRICHE:  (1) Mercato unico, innovazione e Agenda digitale, in cui rientrano i grandi progetti (Orizzonte Europa, InvestEU, Meccanismo per collegare l’Europa, Programma Europa digitale relativo a capacità digitali strategiche fondamentali, intelligenza artificiale e cibersicurezza) e il nuovo programma spaziale europeo. (2) Coesione (economica sociale e territoriale), resilienza e valori che si sofferma sui Fondi strutturali dell’Unione (risorse,  metodo di ripartizione fra le regioni, metodo di assegnazione per gli stati membri ammissibili al Fondi di coesione, e per le regioni ultraperiferiche, disposizioni sulle dotazioni supplementari, tassi di cofinanziamento, regole di disimpegno, concentrazione tematica del FESR,sostegno alla comunità turco-cipriota, investimenti nelle persone nella coesione e nei valori  tramite FSE e Erasmus, un programma Salute, Europa creativa, il programma giustuizia) (3) Risorse naturali e ambiente, i cui finanziamenti dovranno creare valore aggiunto attraversi “una politica Agricola,marittima e della pesca modernizzata e Sostenibile nonchè portando avanti l’azione per il clima e promuovendo la tutela dell’ambiente e della biodiversità  (4) Migrazione e gestione delle frontiere (5) Sicurezza e difesa (6) Vicinato e resto del mondo (7) Pubblica amministrazione europea

  • Stato di diritto: ci sono alcune clausole, ma sul principio non ci sono discussioni. “Il Consiglio – recitano le sue conclusioni – sottolinea l’importanza del rispetto dello Stato di diritto”. La spinta per introdurre condizioni più rigide per il rispetto dello stato di diritto ha indotto il primo ministro ungherese, Viktor Orban, a minacciare di bloccare l’intero pacchetto europeo.
    “Un gruppo di capi di stato guidato da Merkel e dal primo ministro lettone, Krisjan Karins -rileva il Financial Times – ha lavorato per un compromesso su tale questione che permetterà ai governi nell’Unione europea di votare con il sistema del voto ponderato per bloccare i pagamenti di un paese che abbia violato lo stato di diritto. La Commissione europea avrebbe, inoltre, il compito di presentare proposte per proteggere il bilancio dell’Unione europea e recuperare fondi in modo più efficace spesi in modo fraudolento”.
  • A questo punto resta da  analizzare cosa hanno colpito gli ulteriori tagli al QFP. Per mettere d’accordo due schieramenti – il blocco dei 22 e i 5 ribelli “frugali” – dopo 92 ore di maratona negoziale si è dovuto sforbiciare qua e là. Così c’è già chi ha evidenziato che sono stati tagliati i fondi per i programmi comunitari Horizon Europe sulla ricerca scientifica (passato da 13,5 a 5 miliardi ) quelli di InvestEU sugli investimenti strategici (abbattuto da 30,3 a 5,6 miliardi ) quelli del Just Transition Fund sul clima ( da 30 a 10 miliardi, caduto nel vuoto l’appello di Greta Thunberg ai leader ). E si è cancellato il programma per la salute Eu4Health ( inizialmente finanziato con 7,7 miliardi) nell’anno del Covid. E resta anche da vedere la reazione del Parlamento europeo, in particolare (ma non solo) per quanto deciso – dai Capi di stato e di governo dei 27 – in merito all’importo del Quadro finanziario pluriennale (QFP) 2021-2027 dell ‘UE. E’ un importo inferiore a quello rivendicato dal PE: ma il QFP è stato rafforzato dal Next generation EU.   “Accordo senza precedenti fra governi per risollevare l’economia europea – ha scritto a caldo il Presidente David Sassoli su FacebooK –  Adesso al lavoro per migliorare gli strumenti, senza rinunciare a un Quadro finanziario pluriennale più ambizioso e a certezze su risorse proprie. L’Europarlamento lavorerà nell’interesse delle cittadine e dei cittadini europei. EU”.

UE: transizione giusta – e aria pulita

luglio 17, 2020

 

In questo numero di Tempo Libero, mi soffermo su 2 grosse problematiche, la cosiddetta “transizione giusta” (e la nuova piattaforma in fase di costituzione) e i ritardi per un’aria pulita!

Ue e sostegno all’occupazione giovanile

luglio 1, 2020

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La Commissione europea ha adottato un pacchetto di sostegno all’occupazione giovanile che poggia su quattro punti:
– più garanzie per i giovani;
– istruzione e formazione adeguate;
– maggiore impulso all’apprendistato;
– nuove misure per l’occupazione giovanile.
In merito, nell’ambito di NextGenerationEU e del futuro bilancio dell’UE, la Commissione ha già proposto proposte di finanziamento Ue  che dovranno – ora – essere adottate dagli Stati membri.

Almeno 22 miliardi di euro dovrebbero includere:
– sovvenzioni di avviamento e prestiti per giovani imprenditori, Sistemi di tutoraggio e incubatori di imprese;
– bonus per le PMI che assumono apprendisti;
– formazione per acquisire nuove competenze necessarie sul mercato del lavoro;
– sviluppo delle capacità dei Servizi pubblici per l’impiego;
– formazione in materia di gestione della carriera nell’ambito dell’istruzione formale;
– investimenti nelle infrastrutture e tecnologie per l’apprendimento digitale.

E’stata presentata anche l’Agenda europea per le competenze per una competivita’ sostenibile, e per equità sociale e resilienza.

Ue: nuove strategie per bio-diversità e una buona alimentazione

luglio 1, 2020

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Nel numero 117-118 del giugno 2020  di Tempo Libero –  rivista online della FITEL –  mi soffermo sulle nuove strategia UE, in difesa di una buona alimentazione e della bio-diversità.