TRANNE ECCEZIONI BEN PRECISATE, TUTTO QUELLO CHE E' LEGGIBILE IN QUESTO BLOG E' SCRITTO SOLO DA SILVANA PARUOLO – Il Blog riguarda Politica internazionale e Cultura: attualità, politiche UE e UE nel mondo (V. libri di Silvana Paruolo 2020: la nuova UE L'UE tra allargamento e vicinato, crisi, verticite, vecchie e nuove strategie Ed. LULU 201O e Introduzione all'Unione europea Oltre la sfida del 2014 – Ed. Il mio libro-Feltrinelli 2014) ma anche – grazie alla mia iniziativa non profit Appuntamenti europei a Roma – le Letterature per l'infanzia e la gioventù.
“Don Chisciotte” e’ uno spettacolo bello, fresco, frizzante e appassionato.
Apre la stagione di Balletto dell’Opera di Roma, con coreografia di Laurent Hilaire; star internazionali della danza, come Isabella Boylston (principal dell’American Ballet Theatre) e Osiel Gouneo; costumi disegnati da Francesco Zito; scene firmate da Zito e Antonella Conte, e luci curate da Vinicio Cheli.
La partitura musicale di Ludwig Minkus è eseguita dall’Orchestra dell’Opera di Roma diretta da David Garforth.
“Alcuni brani musicali originali – precisa Garforth – sono stati composti nello stile di Minkus per fornire i collegamenti appropriati alla fluidità drammatica e coreografica della produzione”.
“Questa versione – precisa il coreografo Hilaire (attuale direttore della Bayerisches Staatsballet) – è il frutto di una lunga storia che nasce dal primo debutto del Don Chisciotte di Petipa andato in scena al Bol’šoj di Mosca nel 1869”.Facendolo rinascere, oggi si è scelto di non “immettere lo spettacolo nella rigida prigione di un codice che gli tolga respiro e comunicatività. Non si può utilizzare la tradizione come un vestito troppo stretto, impedendo all’opera di identificare una teatralità fresca e contemporanea”.
Il ruolo dei protagonisti sarà interpretato da ospiti internazionali come Isabella Boylston e Daniel Camargo (che danzeranno il 18, 20, 22 e 23 dicembre alleore 20.00) eIana Salenko e Osiel Gouneo (che danzeranno il 29 e 30 dicembre alle ore 20).
La ballerina ucraina (principal dancer dello Staatsballett Berlin) e il ballerino cubano (principal del Bayerisches Staatsballett) danzeranno anche con le étoiles della compagnia del Costanzi: Iana Salenko con Alessio Rezza il 27 dicembre e Osiel Gouneo con Rebecca Bianchi nella recita di fine anno, il 31 dicembre alle 18.00.
Il pubblico potrà applaudire le stelle del Costanzi, Rebecca Bianchi in coppia con Simone Agrò il 23 (15.00) e il 28 dicembre, Alessio Rezza con l’étoile Susanna Salviil 21 (ore 20.00), 24 (ore 11.00) e 30 dicembre (15.00), e la coppia della recita matinée del 21 dicembre (11.00) composta dai danzatori del Corpo di Ballo Flavia Stocchi e MattiaTortora.
Dopo la prima di domenica 18 (19.00), sonopreviste tredici repliche.
La nuova stagione di danza del Teatro dell’Opera di Roma proseguendo in continuità, potenzia il lavoro di valorizzazione della cultura ballettistica portato avanti dalla direttrice del Corpo di Ballo Eleonora Abbagnato.
A Roma torna Lo Schiaccianoci , versione classica, nella rilettura di Luciano Cannito, con il sogno di Clara, la battaglia tra soldatini e topi, la Fata Confetto, il principe… e la meravigliosa musica di Tchaikovsky, con gli straordinari primi ballerini ospiti Ksenia Ovsyanick, Dinu Tamazlacaru, Tatiana Melendez, Vincenzo Di Primo.6
La rilettura del più classico dei classici ribalta l’ambientazione originale del Primo atto: l’enorme casa borghese diventa um’immaginaria periferia metropolitana, con senzatetto e ribelli senza fortuna. Nessun soldatino, ma solo un principe, il Fuggitivo, e la sua amata.
I due giovani tenteranno il grande salto oltre il muro, e affronteranno bande di uomini oscuri, vigilanti di rivoluzionari tumulti. La tradizionale ‘battaglia dei topi’ si trasformerà in un cruento scontro di strada il cui esito sarà l’evasione del Fuggitivo e la salvezza di Clara. Attraverso il viaggio immaginario di Clara (prima di decidere se seguire o no il suo eroe verso luoghi ignoti) la coppia di avventurosi inizierà una nuova vita, non bella e fantasiosa come quella immaginata, ma pur sempre fiduciosa verso il futuro.
Il Secondo atto riaggancia ambientazioni e personaggi della tradizione: un incanto che cancellerà per un attimo gli incubi grigi di una vita nell’ombra. La magia non durerà tuttavia per sempre e sul finale Clara – pur tentando davvero la fuga da quel luogo – tornerà ad osservare il muro della sua prigionia. Dall’altra parte continueranno a vivere gli invisibili..
Un piccolo capolavoro, senza tempi morti, e senza imperfezioni, con musica stupenda, belle scenografie (ecologiche) e coreografie, e dei ballerini fantastici. Da vedere! Fresco, brioso, divertente e coinvolgente.
La Compagnia Nazionale di Raffaele Paganini presenta, IL LAGO DEI CIGNI: coreografia Luigi Martelletta, musiche Pëtr Il’ič Čajkovskij, interpreti principali Maria Chiara Grasso – Carlo Pacienza, interpreti Lilia Ivanova- ssunta Di Marino- Lucia Bini- Stefano Candelori – Luca Ricci- Lidia Arena- Micol Girasole
Anche se non mancano tutte quelle danze che molti conoscono e si aspettano (i cigni, la danza spagnola, la danza russa, il valzer, i passi a due, e molto molto altro.), nella coreografia di Luigi Martelletta la drammaturgia classica è abbandonata a beneficio di un lavoro stilisticamente più snello e più vivace, alleggerito di tutti i manierismi e pantomime che fanno parte del repertorio classico. La particolarità di questo balletto consiste proprio nella sua capacità di proporsi vivo, in quanto rappresentazione della realtà (una realtà esasperata,ma del tutto riconoscibile, in una dimensione, non semplicemente realista, ma profondamente vera).
L’ideale neoclassico di una bellezza assoluta, regolata da un ordine imperturbabile, è l’obiettivo totalizzante della creazione.
La Programmazione 2019-2020, quale emerge dal Comunicato stampa del Teatro dell’Opera di Roma.
La stagione lirica del Teatro dell’Opera di Roma sarà aperta daLes vêpres siciliennes – l’opera con cui Verdi esordì nel giugno 1855 a Parigi – Direttore Daniele Gatti, mentre la regia del nuovo allestimento è affidata a Valentina Carrasco, già apprezzata per una sua Carmen a Caracalla (2017). La scenografia sarà opera del francese Richard Peduzzi. Le luci saranno di Peter van Praet e i costumi di Luis Carvalho. Le coreografie del balletto “Le quattro stagioni”, parte integrante del secondo atto di questo grand-opéra, saranno diMassimiliano Volpini. Tra i principali interpreti Roberto Frontali nel ruolo di Guy de Montfort, Dario Russo in quello de Le sire de Béthune; Hélène sarà cantata da Roberta Mantegna che, nata nel nostro progetto “Fabbrica”, ha già intrapreso una brillantissima carriera internazionale. Sono talenti della seconda edizione di questo stesso progetto Andrii Ganchuk, che interpreta Le comte de Vaudemont, e Irida Dragoti, Ninetta. Con loro ci saranno John Osborn (Henri), Michele Pertusi e Alessio Cacciamani (Jean Procida),Francesco Pittari (Danieli), Saverio Fiore (Thibault) e Alessio Verna (Robert).
Dal 23 gennaio al 6 febbraio 2020, in scena I Capuleti e i Montecchi– opera molto attesa dagli appassionati del belcanto (appassionata versione che Bellini, nel 1830, seppe dare della tragedia di Shakespeare) – sarà il secondo titolo diretto dal maestro Daniele Gatti in un nuovo allestimento con regia, scene, costumi e luci di Denis Krief. I ruoli dei due protagonisti saranno interpretati daAnna Goryachova e Vasilisa Berzhanskaya (Romeo, en travesti), Mariangela Sicilia eBenedetta Torre (Giulietta). Con loro sul palcoscenico Iván Ayón Rivas e Giulio Pelligra(Tebaldo), Nicola Ulivieri (Lorenzo) e Alessio Cacciamani (Capellio).,
Dal 18 al 29 febbario, in scena anche l’Evgenij Onegin di Čaikovskij diretto da James Conlon. Un’ “opera di formazione”, tratta dal romanzo in versi di Puškin, che vede la giovanissima protagonista “innamorarsi dell’idea dell’amore” e invaghirsi della persona sbagliata, per raggiungere solo in seguito la sua maturità sentimentale. Lo spettacolo (in lingua originale) avrà la regia di Robert Carsen. Scene e costumi saranno diMichael Levine e le luci di Jean Kalman. Nel ruolo del titolo Markus Werba. Maria Baiankina (Tat’jana) debutta all’Opera di Roma, così come Yulia Matochkina (Ol’ga). Negli altri ruoli maschili Saimir Pirgu (Lenskij), John Relyea (Gremin) e Andrea Giovannini(Triquet). Tornano su questo palcoscenico Anna Victorova (Filipp’evna), così come Irida Dragoti (Larina) e Andrii Ganchuk (Zareckij) del progetto “Fabbrica” YAP.
Dal 25 marzo al 5 aprile, in scena Turandot, in una lettura davvero nuova del capolavoro di Puccini. Il nuovo allestimento sarà curato in ogni aspetto (regia, scene, costumi) da uno dei più grandi artisti contemporanei, Ai Weiwei, che per la prima volta si cimenta con una regia teatrale. Leggere l’immaginario mondo cinese di Gozzi, e poi di Puccini, da parte di un artista cinese sarà motivo di straordinario interesse. A dirigere Turandot sarà Alejo Pérez. Nel ruolo della principessa con Anna Pirozzi si alternerà Amber Wagner (al suo debutto romano), Calaf sarà Gregory Kunde (in alternanza con Arsen Soghomonyan, anche lui al debutto), Altoum Carlo Bosi, Timur Antonio di Matteo (in alternanza con Marco Spotti), Liù sarà interpretata da Francesca Dotto, di casa al Costanzi. Ci saranno Alessio Verna (Ping),Francesco Pittari (Pang), Pietro Picone (Pong) e, dal progetto “Fabbrica” YAP, Andrii Ganchuk (un mandarino).
Agli stessi anni della Turandot risale laKát’a Kabanová, che Leoš Janáček terminò nel 1922. È la prima volta che questo capolavoro del musicista ceco è rappresentato a Roma: si potrà dunque ascoltare e vedere uno dei maggiori lavori teatrali del Novecento, in cui conflitti sociali di un mondo autoritario e drammi interiori della protagonista s’intersecano fino a condurre alla tragedia finale. L’opera sarà presentata in un nuovo allestimento in coproduzione con la Royal Opera House di Londra, uno spettacolo che ha vinto quest’anno l’Olivier Award. A dirigere l’opera (dal 19 al 28 aprile) sarà David Robertson, regia diRichard Jones e scene e costumi di Antony McDonald. Lucy Carter curerà le luci e Sarah Fahie le coreografie. Molti i debutti nel cast: Charles Workman (Boris Grigorijevič), Susan Bickley (Marfa Kabanová), Andrew Staples (Tichon Kabanov) e Amanda Majeski come protagonista. Nel cast anche Stephen Richardson (Savël Prokofjevič Dikoj), Cristopher Lemmings (Váňa Kudrajaš), Emily Edmons (Varvara), Lukáš Zeman (Kuligin).
A maggio (dal 22 al 31) torna un’opera del giovane Verdi , Luisa Miller(1849). Lo spettacolo ha le scene di Paolo Fantin, i costumi di Carla Teti e le luci di Hans-Rudolf Kunz, video designer Timo Schlüssel. Riccardo Zanellato sarà il conte di Walter, Piero Pretti Rodolfo, Daniela Barcellona Federica, Marco Spotti Wurm, Enkhbat Amartuvshin, giovane baritono mòngolo, debutta come Miller, Roberta Mantegna ritorna in stagione come Luisa. Si tratta di un allestimento in collaborazione con l’Opera di Zurigo.
Alla fine di maggio sarà in teatro, a capo per la prima volta della nostra orchestra, il maestro Myung-whun Chung: dirigerà laMessa da Requiem di Giuseppe Verdi, il massimo capolavoro non teatrale del compositore. Sotto la sua bacchetta canteranno il sopranoCarmen Giannattasio, il mezzosoprano Daniela Barcellona, il tenore Saimir Pirgu e il basso Roberto Tagliavini. L’unica presenza, in un lontano passato, al Costanzi del maestro Chung risale al 1995, ospite con la Philharmonia Orchestra per un concerto sinfonico.
Dal 13 al 25 giugno sarà in programma la Carmen, diretta da Bertrand de Billy (al suo debutto all’Opera) con la regia di Emilio Sagi, le scene di Daniel Bianco, luci di Eduardo Bravo e coreografie di Nuria Castejón. Si tratterà però di un nuovo allestimento perché lo spettacolo (visto nel 2014) avrà costumi nuovi disegnati da Fendi: continua così la collaborazione del Teatro dell’Opera con le grandi firme della moda proseguita, dopo La traviata di Valentino, con Maria Grazia Chiuri per la maison Dior e ancora con Jean Paul Gaultier ciascuno per due spettacoli di balletto. A interpretare i ruoli principali di questa Carmen tornano Veronica Simeoni e Pavel Černoch(insieme già ne La damnation de Faust). Nel ruolo della protagonista ci saranno ancheKsenia Dudnikova e Irene Roberts, in quello di Don José anche Migran Agadzhanyan. Escamillo sarà interpretato da Vitaliy Bilyy e, dal progetto “Fabbrica” YAP, Andrii Ganchuk.Maria Grazia Schiavo sarà Micaëla.
Due importanti titoli di Stravinskij, legati alla sua stagione neoclassica ed entrambi diretti da Daniele Gatti, chiuderanno la stagione nella seconda metà di ottobre. Un nuovo allestimento del Rake’s Progress (La carriera di un libertino)dal 18 al 29, uno dei grandi capolavori del Novecento rappresentato al Costanzi una sola volta nel maggio 1968, (ma allora in una produzione e con complessi dell’Opera di Amburgo). Questo, che vede invece protagoniste l’orchestra e tutte le forze del teatro, sarà invece un allestimento in tutto nuovo con il nostro direttore musicale e la regia di Graham Vick. Canteranno Juan Francisco Gatell nel ruolo di Tom Rakewell, Chen Reiss in quello di Anne Trulove, Markus Werba di Nick Shadow. Ci saranno Adriana Di Paola (Baba the Turk), Stephen Richardson (Father Trulove), Paul Nilon (Sellem) e Susan Bickley (Mother Goose).
A intercalarsi tra le date del Rake’s Progress ci sarà, il 23 e il 24 ottobre, l’oratorio stravinskianoOedipus Rex affidato alla narrazione, in un ruolo centrale del lavoro di un grande attore italiano, Massimo Popolizio. Accanto a lui le voci di Brendan Gunnell nel ruolo del titolo, di Ekaterina Semenchuk in quello di Jocasta; Alex Esposito torna su questo palcoscenico e interpreterà Créon, Andrea Mastroni sarà Tirésias. Questa pagina è presente un’unica volta nella cronologia del teatro, diretta da Zoltan Pesko nel 1995 con la regia di Squarzina e le scene e i costumi di Manzù, questi ultimi diventati parte integrante dell’importante collezione di artisti che hanno collaborato con l’Opera di Roma.
Due produzioni evergreen del Teatro dell’Opera di Roma incorniceranno l’inizio e la fine della stagione. In dicembre, con l’opera inaugurale, si alterneranno cinque recite di Tosca, nella versione 1900 della prima assoluta dell’opera, curata da Alessandro Talevi e diretta da Pier Giorgio Morandi. Le scene e i costumi di Adolf Hohenstein sono ricostruite sui bozzetti originali rispettivamente da Carlo Savi e Anna Biagiotti. Le luci sono di Vinicio Cheli. Lyudmila Monastyrska, che debutta all’Opera di Roma, si alternerà con Monica Zanettin nel ruolo del titolo. Giorgio Berrugi e Diego Cavazzin torneranno a interpretare Cavaradossi così comeClaudio Sgura come Scarpia, Domenico Colaianni Sagrestano, Luciano Leoni Angelotti.Andrea Giovannini sarà Spoletta. Alla produzione partecipa la Scuola di Canto Corale dell’Opera di Roma. A novembre 2020 sarà in scena La traviatacon la regia di Sofia Coppola, i costumi di Valentino, Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli, le scene diNathan Crowley. Sul podio ci sarà Paolo Arrivabeni e nel ruolo della protagonista si alterneranno Zuzana Markova, Albina Shagimuratova e Claudia Pavone, in quello di Alfredo Germont Sergey Romanovsky, Iván Ayón Rivas e Alessandro Scotto di Luzio, in quello di Giorgio Germont Marco Caria e Simone Del Savio. Le coreografie interpretate dal Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma sono di Stéphane Phavorin, Vinicio Chelifirma le luci, video a cura di Officine K.
La stagione di balletto – Con una programmazione attenta e bilanciata, tra grandi balletti del repertorio classico e titoli fondamentali di quello moderno e contemporaneo, la nuova stagione di balletto si compone di 5 spettacoli.
Il lago dei cignidi Benjamin Pech già étoile dell’Opéra di Parigi, primo maître e assistente alla Direzione del Ballo del Teatro dell’Opera di Roma. Il lago dei cigni è in scena al Teatro Costanzi dal 31 dicembre 2019 all’8 gennaio 2020. E’ una fiaba romantica percorsa dall’eterno conflitto tra Bene e Male che ancora oggi, con il suo intenso simbolismo, continua ad affascinare gli spettatori di tutto il mondo. Pech rimanendo in gran parte fedele al libretto immaginato da Marius Petipa, rielabora la drammaturgia e crea la sua versione. Il mago Von Rothbart, che nella storia originaria trasforma la principessa in cigno, non c’è. È Benno, l’insospettabile amico del Principe Siegfried, a ricoprire il ruolo del malvagio. Benno, geloso e avido di potere, manipola il Principe per tutto il balletto e solo alla fine del terzo atto rivela la sua vera natura e svela l’inganno. Il tradimento che si compie a opera di Benno nei confronti del Principe, e del Principe nei confronti di Odette pur senza volerlo, diventa il tema centrale di questa versione. La morte incombe metaforicamente sulla scena portando con sé Odette. Benno raggiunge il suo scopo, ma la purezza di cuore del principe, che tutto perdona, lo disarma. Il lavoro di Pech dialoga con un allestimento magico fatto di scene raffinate e preziosi decori dello scenografo Aldo Buti con le luci di Vinicio Cheli. L’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma è diretta dal maestro Nir Kabaretti e dal maestro Carlo Donadio.
Al geniale Jerome Robbins, il grande innovatore di tutti i tempi si consacra la Serata Robbins con un programma speciale composto da Glass pieces, In the Night e The Concert. La Serata Robbinsè in scena al Teatro Costanzi dal 30 gennaio al 5 febbraio.
Glass pieces di Robbins debutta il 12 maggio 1983 al New York State Theater, con il New York City Ballet. Si tratta di un lavoro altamente formale, articolato in tre sezioni, dove Robbins sovrappone a un vocabolario tradizionale concetti provenienti dalla postmodern dance e costruisce schemi di movimento e ritmi visibili che traducono in architettura fisica le musiche di Philip Glass: Rubric e Façades (dall’album Glassworks), accanto a degli estratti dall’opera Akhnaten. Il risultato è un sofisticato linguaggio moderno che è allo stesso tempo ipnotico e carico di energia, quella di ben quarantadue ballerini in scena. Le scene sono dello stesso Robbins con Ronald Bates, i costumi di Ben Benson.
In the Nightviene creato da Robbins nel 1970 per il New York City Ballet. Tre diverse coppie di innamorati sono le protagoniste di questo elegante e raffinato balletto: una prima coppia è formata da giovani, una seconda da lirici e un’ultima da passionali amanti che s’incontrano sotto il cielo stellato di mezzanotte. I tre Pas de deux esprimono coreograficamente i diversi temperamenti delle tre coppie sulle note di tre Notturni di Frédéric Chopin. La prima coppia invade il palcoscenico con una danza fluida di tenera espressività; la seconda interpreta un duetto molto raffinato ed elegante; l’ultima esegue una danza d’impetuoso contrappunto, qui affidato alla grinta di Eleonora Abbagnato. Lei oscilla tra il furore esplosivo e la supplica disperata, e con il partner anima una disputa e una riconciliazione. Questo affascinante affresco delle peripezie amorose si conclude con una danza d’insieme di tutte le coppie. I costumi sono di Anthony Dowell che nel 1973 danza in maniera memorabile In the Night al Royal Ballet.
Robbins crea The Concert, The Perils of Everybodyper il New York City Ballet con il quale debutta il 6 marzo 1956 al City Center of Music and Drama di New York. Il balletto – particolarmente brillante, in un atto – ritrae i comportamenti di un pubblico che ascolta un concerto per pianoforte e affresca situazioni ricorrenti durante i concerti, innescando un crescendo di gag dalla forte componente umoristica. Il pianista suona Frédéric Chopin in scena: i suoi spettatori lo raggiungono, si portano una sedia e animano comicamente il concerto, esternando, con gesti e atteggiamenti, i comportamenti che li caratterizzano. C’è il ragazzo attento che siede in prima fila, le due donne che scartano caramelle e disturbano il ragazzo parlando in continuazione, la donna bella e sinuosa che ascolta languidamente il concerto appoggiandosi al pianoforte, la donna vigorosa dal forte temperamento, il marito premuroso succube della moglie dispotica, il timido occhialuto, il ritardatario che disturba i presenti, la maschera che chiede i biglietti e fa spostare gli spettatori da un posto all’altro. Le scene sono di Saul Steinberg e Edward Gorey, i costumi di Irene Sharaff.
Le luci della Serata Robbins sono di Jennifer Tipton. L’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma è diretta dal maestro Carlo Donadio.
Il Corsaro diJosé Carlos Martínez è una nuova creazione coreografica sulla produzione del Teatro dell’Opera di Roma con allestimento di Francesco Zito e luci di Vinicio Cheli. Il Corsaro è in scena al Teatro Costanzi dal 1 all’8 marzo. Anteprima giovani 28 febbraio. Il Corsaro dal momento della sua creazione è molto evoluto, ha conosciuto versioni differenti con spesso diverse aggiunte musicali. José Carlos Martínez per questa sua versione per il Teatro dell’Opera di Roma vuole tornare allo scenario originale facendone un balletto in due atti e alleggerendolo di tutte le aggiunte fatte nel tempo. L’idea non è quella di fare una ricostruzione storica, ma di tornare alle origini del Corsaro creando una nuova coreografia. L’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma è diretta dal maestro Alexei Baklan.
La formula del trittico, divenuta una consuetudine, si rinnova forte del successo ottenuto negli ultimi anni con tre capolavori Suite en blanc, Serenade e Bolerodi tre grandi maestriGeorge Balanchine, Serge Lifar e Krzysztof Pastor. Il Trittico Suite en blanc/Serenade/Boleroè in scena al Teatro Costanzi dal 6 al 10 maggio. Anteprima giovani il 5 maggio. La serata si apre con la poesia di Suite en blanc balletto non narrativo in un atto creato da Lifar nel 1943 per la compagnia dell’Opéra di Parigi. Il coreografo afferma che nel comporre questo capolavoro si è concentrato esclusivamente sulla danza pura, indipendentemente da ogni altra considerazione, animato dalla volontà di creare delle belle visioni. Il risultato è una successione di frammenti coreografici autonomi, tuttavia accomunati tra loro dal medesimo stile neoclassico. Eleonora Abbagnato balla l’Adage di Suite en blanc. Segue Serenade,primo balletto americano di Balanchine creato nel 1934 a partire da Serenata in do maggiore per orchestra d’archi dell’amato musicista Čajkovskij. Il balletto, una vera pietra miliare della storia della danza, senza trama si divide in quattro movimenti. Come Balanchine stesso disse nasce dal desiderio di “fare un balletto che non mostrasse quanto danzavano male” i suoi ballerini, ma come lui aggiunse in Serenade c’è la traccia di un uomo che incontra una donna, se ne prende cura, e di un destino che li allontana. La creazione nel tempo ha subito varie modifiche, ma la struttura generale è rimasta quella originale. I costumi sono di Barbara Karinska. Conclude la serata il Bolerodi Pastor creato nel 2012. Il Bolero occupa un posto speciale nella storia della musica e della danza. La prima produzione ballettistica di Bolero è di Bronislava Nijinska insieme a Ida Rubinstein che nel 1928 la presentano al pubblico parigino, ma quella che ha segnato la storia e che ancora oggi si pone come un’icona dell’arte del balletto è la leggendaria versione di Maurice Béjart. Pastor, consapevole del fatto che da sempre il Bolero è stato concepito “in cerchio” generalmente con un tavolo rotondo al centro del palcoscenico con un solista, donna o uomo, che danza su di esso e gli altri ballerini tutti intorno, e a conoscenza del desiderio di Ravel di rappresentarlo in uno spazio aperto con un’industria sullo sfondo, decide di usare un ampio spazio rettangolare. Da qui sviluppa la sua idea e affida l’esecuzione del suo Bolero a un uomo e a una donna, una coppia principale con un corpo di ballo che li ingloba e li rilascia. Interprete d’eccezione di questo Bolero èEleonora Abbagnato. Le scene e i costumi sono di Tatyana Van Walsum, le luci di Bert Dalhuysen. L’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma è diretta dal maestro Façal Karoui.
La stagione di balletto 2019 – 20 si conclude con un capolavoro dal titolo evocativo e tristemente attuale Notre-Dame de Parisdel coreografo francese Roland Petit, qui ripreso da Luigi Bonino Direttore Artistico del Repertorio Roland Petit. Notre-Dame de Paris è in scena dal 24 settembre al 1 ottobre. Anteprima giovani 23 settembre. Mentre Roland Petit – affascinato dalle vicende del Medioevo, epoca caratterizzata da una visione mistica del mondo, e spinto dal desiderio di modernizzarlo – pensa di realizzare un balletto a partire da Il monaco di Lewis, si ritrova a leggere il capolavoro di Victor Hugo, Notre-Dame de Paris e a riscrivere, seguendo la trama di Hugo, il libretto per l’omonimo balletto che nel 1965 debutta sul palcoscenico del Palais Garnier, Opéra di Parigi.
Notre-Dame de Paris di Roland Petit è un balletto d’azione in due atti ambientato nella Parigi del 1482 e come sempre è una creazione totale, uno spettacolo unico e originale fatto di danza, partiture musicali, scene e costumi che dialogano vivamente tra di loro aggiungendo qualcosa in più al tema originale. Si tratta di una collaborazione d’eccezione che riunisce artisti di grande personalità come lo stilista Yves Saint-Laurent, lo scenografo René Allio e il compositore Maurice Jarre. Il corpo di ballo è qui il popolo francese, un vero coprotagonista, un collante e un elemento di supporto per i personaggi principali. Esmeralda, Quasimodo, l’arcidiacono Frollo e il capitano Phoebus emergono, da questo corpus narrativo e coreografico dal forte impatto visivo ed emotivo, con potenza. Le loro intrigate vicissitudini danno vita a un vero dramma delle passioni dal quale svetta il protagonista assoluto, Quasimodo. Petit fa nascere questo personaggio dentro di sé e lo interpreta alla prima rappresentazione. Con Petit, Quasimodo perde la gobba e non è un mostro, ma un ragazzo complessato a causa delle conseguenze di un brutto incidente. In lui, come in Esmeralda considerata come una strega perché allevata dagli zingari, Petit vede delle persone rifiutate dalla società perché diverse: questo è il punto di partenza del suo balletto e della sua geniale opera di modernizzazione. Quasimodo è destinato alla rigenerazione ed è lui nell’ultima scena a portare la morta Esmeralda in un altrove dove anche i rifiutati trovano il riposo eterno. L’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma è diretta dal maestro Louis Lohraseb.
La stagione estiva alle Terme di Caracalla – Per la prossima stagione di Caracalla, oltre a numerosi Extra che saranno annunciati volta per volta nel corso dei prossimi mesi, ecco già da ora i titoli dei quattro spettacoli in programma. Torneranno l’Aida verdiana, diretta da Jordi Bernàcer con la regia di Denis Krief, che andrà in scena tra pochi giorni (a partire da giovedì 4 luglio) e Il barbiere di Sivigliacon la regia (2016) di Lorenzo Mariani e diretto da Stefano Montanari. Lo stesso direttore sarà sul podio anche per La vedova allegra di Franz Lehár allestita nel febbraio scorso con molto successo al Costanzi da Damiano Michieletto, e che sarà modificata dallo stesso regista per gli spazi più ampi di Caracalla. In scena ci sarà anche presentato un nuovo balletto, una serata Gershwin diretta da Gareth Valentine con le coreografie di Derek Deane, intitolata Strictly Gershwin.
Ue: una nuova Agenda per la cultura? E’ il titolo della mia inchiesta, leggibile in questo ultimo numero di Tempo Libero (rivista on line della Fitel): qui di seguito il suo link:
Bravi tutti in questo spettacolo – divertente poetico e con forte impatto emotivo – che, dallo scoppio della seconda guerra mondiale al crollo delle torri gemelle, ci fa ripercorrere la storia d’Italia, e mode e costumi di intere generazioni!
Fortunato format francese di Jean Claude Penchenat (che ispirò il film di Ettore Scola del 1983 ” Ballando ballando”) “Le bal” – in scena alla Sala Umberto – e’ una buona espressione del teatro senza parole, racconto fatto, non di voci, ma di suoni, musica, ballo, fisicità (gesti movimenti del corpo) e capacità espressiva degli interpreti e i loro volti.
Tutto si svolge in una balera: luogo reale – e nello stesso tempo simbolico -pronto a trasformarsi in altro.
IL LAGO DEI CIGNI – musiche di P.I. Chaikovskj e coreografia di Luigi Martelletta – messo in scena al teatro Brancaccio dalla Compagnia nazionale Raffaele Paganini vuole mettere in evidenza alcuni aspetti del libretto finora trascurati dalla coreografia originale del repertorio classico.
Autentica creatura dell’oggi e del presente (con tutto ciò che questo comporta), in quanto rappresentazione della realtà, la sua particolarità consiste proprio in questa sua capacità di proporsi attualissimo pur dimorando in un suo pianeta espressivo che sa di antico, già visto e già vissuto. Fortemente legato alla tradizione accademica, Luigi Martelletta propone un lavoro stilisticamente più snello – alleggerendo manierismi e pantomime che fanno parte del repertorio classico. Il suo obiettivo? L’ideale neoclassico di una bellezza assoluta, regolata da un ordine imperturbabile.
Il Russian Ballet Theatre è un prestigiosocorpo di ballo fondato nel 2001 dalla ballerina e maestra Anna Grogol, che dirige tuttora il teatro. ARoma – ultima tappa di una sua lunga tournée europea – mette in scena i migliori spettacoli dei balletti classici russi:
GISELLE (24-25 aprile 2018) – Il Balletto (di due atti) è considerato il simbolo del balletto classico e romantico.
LA BELLA ADDORMENTATA (26-27 aprile 2018) è il secondo dei tre balletti di Čajkovskij. Il libretto fu scritto interamente dal principe e sovrintendente dei Teatri Imperiali di San Pietroburgo Ivan Vsevolozhs. La coreografia venne affidata a Marius Petipa. La prima rappresentazione ebbe luogo il 15 gennaio 1890 presso il Teatro Mariinskij di San Pietroburgo, consuccesso fu immediato.
CARMEN – DANZE POLOVETSIANE (28-29 aprile 2018) – Dopo il grande successo della prima versione di Marius Petipa, Carmen ha ispirato coreografi che – affascinati da questa storia – ogni volta offrono la loro interpretazione del testo. Danze Polovetsiane – che si ispira all’opera “Il principe Igor” – grazie alle musiche melodiose, celebra l’importanza della danza anche in campo di battaglia.
GISELLE – La sua messa in scena al Quirino e’ uno spettacolo splendido: elegante, raffinato, fonte di leggerezza, emozioni ed energia. Bravissimi tutti: protagonisti e corpo di ballo. Belli, costumi, colori, coreografie ed effetti speciali.
GISELLE e’ un balletto classico-romantico (nato dall’idea del romanziere francese Théophile Gautier, autore del libretto) musicato da Adolphe-Charles Adam, uno tra i più celebri compositori di musiche per balletto. Il 28 giugno del 1841, all’Opera National de Paris – con Carlotta Grisi nel ruolo di Giselle – il balletto riscosse un successo incredibile, tanto che ancora oggi viene considerato come uno dei più grandi balletti classici mai rappresentati. I nomi delle danzatrici che hanno interpretato questo ruolo sono tra i più famosi.
Théophile Gautier – dopo la lettura del De l’Allemagne di Heinrich Heine – rimase impressionato dalla suggestività dei luoghi descritti e soprattutto della Saga delle “Villi” (dalla radice slava Vila che significa fata). Villi – nella mitologia dei popoli slavi – designano gli spiriti di giovani fanciulle morte infelici perché tradite o abbandonate prima del matrimonio. Vendicative e spettrali, incapaci di trovare riposo eterno nella morte, ogni notte vagano in cerca dei loro traditori e li costringono, con l’aiuto di rametti di vischio apparentemente magici, a ballare convulsamente fino a provocarne la morte per sfinimento o fino a che, totalmente indeboliti, non vengano gettati in un lago nelle loro vicinanze. Alla morte del rispettivo traditore, le Villi si dileguano e con esse svanisce, finalmente placato, il fantasma della fanciulla morta per amore.
A differenza di altri balletti romantici, nel corso del tempo Giselle non ha subito significative modifiche per quanto concerne la coreografia. Il merito del successo del balletto nel Novecento è da attribuirsi soprattutto alla produzione dei Balletti russi di Sergej Diaghilev. Sul piano musicale, l’importanza attribuita a questo balletto classico è dovuta soprattutto alla sua originalità rispetto alla musica del tempo. Oggigiorno le produzioni di Giselle sono danzate su musiche considerevolmente lontane dai brani originali di Adam.
Ci sono sette temi principali nel balletto: i mietitori, i cacciatori, le Villi e Hilarion; e il tema della danza e due leitmotiv d’amore. Questa precisa struttura è stata volutamente studiata per favorire la narrazione del balletto.
Il balletto classico si compone in due ATTIi:
– il primo riguarda la vicenda di Giselle che si innamora del principe ma muore di crepacuore quando scopre di essere stata ingannata da luiche culmina nella sua morte
– il secondo atto invece riguarda la leggenda delle Villi e l’amore di Giselle per Albrecht . Giselle è uno spirito e danza con il principe per evitarne la morte secondo il crudele volere delle Villi. E culmina nella volontà di salvargli la vita, anche se egli è stato la principale causa della sua morte.
Eccellenti e gioiosi: gran bello spettacolo la Bella addormentata messa in scena dal Russian dance Theatre al teatro Quirino.
Basato sulla fiaba di Charles Perrault LA BELLA ADDORMENTATA è il secondo, per cronologia di composizione, dei tre balletti di Čajkovskij. Il libretto fu scritto interamente dal principe e sovrintendente dei Teatri Imperiali di San Pietroburgo Ivan Vsevolozhsky, la coreografia venne affidata a Marius Petipa. La prima rappresentazione – che ebbe luogo il 15 gennaio 1890 a San Pietroburgo – fu un successo immediato.
Nel Primo Atto, alla corte di re Floristano, viene indetta una festa per il battesimo della principessa Aurora. Vengono invitati cavalieri, dame e le fate buone del regno, che portano con loro doni per la principessa. Tra gli invitati però manca la fata Carabosse che per vendicarsi getta una maledizione alla piccola: al sedicesimo anno di età, la principessa morirà pungendosi con un fuso. La fata dei Lillà però, non avendo ancora fatto il suo regalo, decide di modificare la maledizione: questa non morirà alla puntura, ma sprofonderà solamente in un lunghissimo ed eterno sonno, che coinvolgerà tutta la corte e che avrà fine solamente grazie al bacio di un giovane principe.
Nel Secondo Atto, il principe riesce ad entrare nel castello e, trovata la principessa, le dà un bacio- Spezzando l’incantesimo; la corte si risveglia e le danze ricominciano. E il principe potrà la sposare la principessa Aurora.
Nel Terzo Atto, c’è una grande festa al castello e tra gli invitati compaiono l’Uccello Azzurro e la principessa Florin; compaiono anche molti dei personaggi delle fiabe di Perrault. I due promessi sposi danzano in un celebre passo a due, e con loro anche tutti gli invitati in onore del futuro re e della futura regina.
CARMEN è la storia della tragica passione di don José per una zingara che egli ucciderà, dopo una serie di altri delitti, in un impeto di gelosia.
Meilhac e Halévy trassero dalla novella un libretto per il dramma lirico in 4 atti musicato da G.Bizet e rappresentato all’Opéra-Comique di Parigi nel 1875, con scarso successo. L’opera (considerata il capolavoro di Bizet) – segnando una svolta nella storia del gusto operistico – venne presa a modello dalla scuola “verista”.
Solo recentemente si è tornati alla versione originale con dialoghi parlati.
Alla novella e al suo soggetto sisono ispirati anche diversi balletti, utilizzando, in tutto o in parte, le musiche di Bizet. Basti pensare a balletto di Roland Petit; o all’altra importante versione di Carmen, coreografata da Alberto Alonso a Mosca nel 1967; o al balletto intitolato Carmen et son Torero, messo in scena a Madrid da Marius Petita nel 1875. Formato alla scuola francese, Marius Petipa – che può essere considerato il vero fondatore del balletto classico (grande continuatore della tradizione romantica ed uno dei più grandi coreografi di ogni tempo) – ha sviluppato considerevolmente la tecnica del balletto classico influenzando in modo particolare l’evoluzione e lo sviluppo della scuola russa. Maestro di danza e primo maître de ballet del balletto imperiale di San Pietroburgo (Russia) tra il 1862 e il 1905, Marius Petipa fu creatore di oltre cinquanta balletti, molti dei quali permangono nel repertorio classico odierno.
Dopo il grande successo della prima versione di Marius Petipa CARMEN ha molto ispirato i coreografi che, affascinati da questa storia, ogni volta offrono la loro interpretazione del testo.
DANZE POLOVETSIANE si ispira all’opera “Il principe Igor”.
Gran bello spettacolo: omaggio a Luis Bunuel. Bravissimi Berna, e tutti i ballerini. Suggestive – e di grande eleganza – scenografie, coreografie e musiche!