Da un’idea di Antonello Avallone, “IN NOME DEL PAPA RE” – uno dei più grandi capolavori di Luigi Magni, secondo film di una trilogia che vide protagonista la Roma papalina del XIX secolo – si è trasferito dal grande schermo al palcoscenico del Teatro dell’Angelo, a Roma.
Splendido – e di grande pathos (umano, emotivo e d’impegno civico) – lo spettacolo romano! Ha ritrattato, con grande maestria ed efficacia, la decadenza del potere temporale dei Papi a Roma, nell’imminenza della sua trasformazione da sede di un impero, materiale e spirituale, in via di dissoluzione, a capitale di uno stato laico in via di formazione.
Il talentuoso Antonello Avallone ci presenta Monsignore Colombo: il suo disagio esistenziale (per la sua consapevolezza della crisi di un mondo che sta per crollare); e le sue lacerazioni di coscienza, tra ruolo istituzionale e adesione empatica alla modernità rappresentata da giovani rivoluzionari (di cui uno scopre essere suo figlio) in lotta per l’unità italiana.
L’arrivo degli italiani – sottolinea più volte Monsignore Colombo – non è la causa della fine del potere temporale del papa. E’ in realtà la fine di tale potere che apre la breccia nel muro dell’assolutismo papale.
Molto triste l’annuncio dato da Antonello Avallone alla fine di questo spettacolo. Per l’esosità della Proprietà (e relativo affitto) il Teatro dell’Angelo – di cui Avallone è stato fondatore e anima – chiuderà nel giungo 2018.
Se sarà vero, questo determinerà la perdita di un buon Teatro, il cui impegno social-culturale è stato sempre notevole. Spero si trovi qualche soluzione…
In simili condizioni lo spettacolo “In nome del papa re” è diventato esse stesso metafora della crisi del teatro..