Archive for the ‘Teatro Eliseo’ Category

Serata Flaiano al Piccolo Eliseo (Roma) 25 novembre 2019

novembre 21, 2019

La letteratura comica è una grande risorsa della tradizione culturale italiana. Ma – pur essendo un patrimonio di genialità ironica fatto di battute, calembour e motti di spirito – è stata spesso snobbata, declassata, marginalizzata, messa fuori dalle antologie.

Eliseo Cultura Risate a regola – un ciclo di incontri di tre serate d’arte, dedicato al meglio della comicità italiana – vorrebbe restituire almeno in minima parte tale genialità .

Il 25 novembre 2019 -al Teatro Piccolo Eliseo – ci sarà quindi il terzo appuntamento: si chiama SERATA FLAIANO ma, oltre a Flaiano, coinvolgerà un gruppo di geniali intellettuali (Marcello Marchesi, Ercole Patti e Achille Campanile). Se ne parlerà con Enrico Vanzina.

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“La tempesta” al teatro Eliseo (Roma)19 novembre -1 dicembre 2019

novembre 15, 2019

Cosa è questa “tempesta” che Prospero scatena e interrompe a suo piacimento? Essa ha solo un effetto, quello di condurre tutti i suoi nemici nell’unico posto dove tutti i suoi desideri sono immediatamente appagati, quello della creazione letteraria.

Eros Pagni crea quindi un’isola che non c’è: tutto è nella sua testa, ivi incluso Ariel e Calibano (in questo spettacolo una sorta di Jekyll e Hyde). La scena della Tempesta è una citazione della biblioteca mediatica del protagonista; e i suoi avversari – citazioni della cultura occidentale – si presentano con abiti delle più svariate epoche.

“ Dopo aver pensato questo personaggio di grande cultura, di grande capacità immaginativa e che mi figuro da sempre immerso nei suoi libri – sottolinea Luca de Fusco – mi sono reso conto che il mio Prospero altri non era che mio padre, Renato De Fusco, emerito storico dell’architettura che, dal chiuso della sua biblioteca, ha raccontato, in decine di opere, edifici in gran parte dei quali non è mai stato, ma che ha avuto la capacità visionaria d’immaginare. È per questo che gli dedico questa mia regia in occasione dei suoi novant’anni”.

Salomé al teatro Eliseo (Roma) – 11-23 dicembre 2018

dicembre 10, 2018

 

 

Su una scena nera illuminata da un algido disco lunare, “Salomé” testo del drammaturgo irlandese Oscar Wilde (molto noto ma poco rappresentato) in cui coesistono dramma, ironia, grottesco e mistero.. –  è in scena, a Roma, al teatro Eliseo, dall’11 al 23 dicembre 2018, con regia di Luca De Fusco, ed Eros Pagni, Gaia Aprea, Anita Bartolucci quali protagonisti.

La vicenda è quella del profeta Iokanaan che Erode Antipa tiene rinchiuso in una cisterna, inquietato dalle sue profezie e dalle sue condanne. Durante un banchetto offerto da Erode e la moglie Erodiade, la bellissima principessa Salomé decide per capriccio di baciare il profeta, che invece la rifiuta con sdegno. In cambio di una danza seducente, la donna ottiene da Erode la testa di Iokanaan su un vassoio d’argento, per poter finalmente baciare le sue labbra.

«Salomé non può e non vuole uscire da una dimensione narcisistica dell’amore e quindi si specchia nel profeta» – spiega De Fusco – «Questa intuizione porterà a un finale sorprendente che preferisco non rivelare … E’ un’opera originalissima che sembra evocare una tragedia greca, ma che contiene anche il mistero e la semplicità della favola, l’autorevolezza e il sortilegio della scrittura religiosa (nello stile di certe battute sembra riecheggiare il “Cantico dei Cantici”), ed accenti corrosivi d’ironia”.

V. anche:

https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=10213421104979027&id=1141940195

Cyrano de Bergerac al teatro Eliseo (Roma) – 30 ottobre – 25 novembre 2018

ottobre 20, 2018

Cyrano de Bergerac è una celebre commedia teatrale pubblicata nel 1897 dal poeta drammatico francese Edmond Rostand   in cui due sentimenti fondamentali come l’amore e l’amicizia trovano la loro estrema sublimazione.

La trama è nota. 

Cyrano de Bergerac – oltre che uno scontroso spadaccino dal lunghissimo naso – è un bravo scrittore, e poeta, che ama mettere in ridicolo potenti e prepotenti. Segretamente innamorato della bella Rossana, per sua stessa confidenza, scopre il suo amore per un altro uomo – il cadetto, Cristiano de Neuvillette di cui si è innamorata a prima vista, sebbene non abbia mai scambiato una parola con lui – e deve prometterle di prendersene cura.   Ma – successivamente – tra i Cyrano e Cristiano nasce una bella amicizia.  Cristiano è bello, onesto, coraggioso e leale, ma carente di poesia cui Rossana anela. Cyrano decide di aiutarlo: prima si improvvisa come “suggeritore”, poi lui stesso parla spacciandosi per l’amico…   Così il buon Cristiano riesce a conquistare la sua amata. Ma l’unione tra i due giovani è osteggiata dal potente di turno (De Guiche) che – invaghitosi della bella – che approfitta della guerra per inviare Cristiano al fronte, dove finisce anche Cyrano.   Tutti i giorni Cyrano scrive una lettera per l’amata e tutte le notti attraversa le lin9ee nemiche per farla recapitare: questo Cristiano non lo sa. Un bel giorno Rossana – travolta dalla impetuosità del sentimento manifestato in tutte le lettere ricevute – sfida ogni pericolo per rivedere il suo amato. Cristiano, che quelle lettere non le ha scritte, chiede a Cyrano di dire la verità a Rossana perché lei possa a sua volta capire chi ama veramente tra i due; e si lancia in una pericolosa missione. Poi, ferito molto gravemente – sul punto di morte –chiede a Cyrano chi è stato scelto. Mentendo, l’amico gli dice che è lui.    Rossana – a cui Cyrano non dirà mai nulla – decide di ritirarsi in convento. Per anni, ogni sabato, Cyrano le farà visita in convento in visita alla cugina… anche dopo una terribile ferita che gli vien fatta in un vile agguato. Alla fine Rossana capirà che è Cyrano il vero protagonista di tutti i suoi sogni. Ma ormai è troppo tardi, Cyrano muore.

Nel 2018, questa bella commedia apre la stagione 2018-2019 dell’Eliseo, con  adattamento e regia di Nicoletta Robello Bracciforti, produzione Teatro Eliseo. 

Non poteva esserci un testo più giusto del Cyrano di Rostand – sottolinea Nicoletta Robello Bracciforti – per festeggiare il Centenario di un teatro tanto simbolico per l’Italia come il Teatro Eliseo. Perché parla del senso dell’arte e, per farlo, imbastisce uno splendente gioco per attori.  Il meccanismo del gioco teatrale è alla base stessa del Cyrano: la finzione nella quale si avventurano Cristiano e Cyrano per conquistare Rossana ha il sapore di una interpretazione e il bel viso di Cristiano non è che la maschera dietro alla quale si nasconde l’animo del poeta, proprio come accade nella recitazione. E come nel teatro, le parole scritte da Cyrano per conto di Cristiano, esprimono l’infinito potere di seduzione che poesia e bellezza hanno sul cuore degli uomini. L’arte insomma ha una funzione molto concreta e il palcoscenico del teatro è il luogo per celebrarla.  Quello che emerge, più di ogni altra cosa, è la parola perfetta, la sua forza di persuasione, che seduce più di ogni bellezza, fa volare Rossana e spinge gli uomini a voler raggiungere la luna, con mezzi meccanici o slanci fantastici. Perché la fantascienza, di cui Cyrano de Bergerac è riconosciuto precursore, non è che una visione del mondo, un’immagine che spinge il mondo a cambiare sul serio, che lo trasforma. Le parole, dice Rostand, sono potenti e creatrici, ed è bene averlo sempre presente”.

Cyrano de Bergerac – sottolinea Luca Barbareschi che interpreta Cyrano – è un’opera teatrale rivoluzionaria. Il monologo del secondo atto ‘No grazie!’ è di una attualità assoluta: ai vizi provenienti dalla mancanza di dignità (l’assoggettamento al potere, il servilismo alle convenzioni e alla politica, la consuetudine alla raccomandazione, il timore della sconfitta) Cyrano contrappone la dignità del lavoro. (..) Rostand affida alle parole del suo protagonista concetti che sono i pilastri di quello che dovrebbe essere il rapporto tra il singolo e il mondo: la dignità dell’uomo e la libertà delle idee. Ma Cyrano non è un anarchico, è un militare, è un guascone al servizio del Re. Vive all’interno delle regole e pur sfidando De Guiche, lo affronta non a duello ma a parole”. Inoltre è una “drammaturgia straordinaria che racconta la Storia di tutte le storie d’amore”.

Con Luca Barbareschi sono in scena Linda Gennari Duilio Paciello Thomas Trabacchi Duccio Camerini Massimo De Lorenzo: e ancora Valeria Angelozzi, Federica Fabiani, Alessandro Federico, Raffaele Gangale, Federico Le Pera, Gerardo Maffei Matteo Palazzo, Carlo Ragone, Alberto Torquati e allievi e allieve del corso di Recitazione della Scuola d’Arte Cinematografica Gian Maria Volonté, Marilena Annibali, Francesca Antonini, Marco Cicalese, Lia Grieco, Marlon Joubert, Valerio Legrottaglie, Romana Maggiora, Gelsomina Pascucci, Federica Torchetti. Le scene sono affidate a Matteo Soltanto, i costumi a Silvia Bisconti, le luci a Pietro Sperduti. Le musiche ooriginali sono di Arturo Annecchino. L’assistente ai movimenti di scena e maestro d’armi èAlberto Bellandi . Il Vocal Coach di Elisabetta Mazzullo

Parenti e serpenti al teatro Eliseo (Roma) 6-18 marzo 2018

febbraio 28, 2018

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Parenti e serpenti di Carmine Amoroso, regia di Luciano Melchionna e con uno staordinario Lello Arena (nella parte che fu di Paolo Panelli) è una commedia in cui – in un crescendo di situazioni esilaranti e stridenti (in cui tutti noi possiamo riconoscerci) – si passa da risate a crepapelle al più turpe cambiamento di esseri che, da umani, si trasformano in animali pericolosi e subdoli (quali i serpenti).

“Immaginare Lello Arena, con la sua carica comica e umana, nei panni del papà – interpretato da uno straordinario Paolo Panelli nel film di Mario Monicelli – sottolinea Luciano Melchionna –
mi ha fatto immediatamente sorridere, tanto da ipotizzare il suo sguardo, come quello di un bambino, intento a descrivere ed esplorare le dinamiche ipocrite e meschine che lo circondano, in quei giorni di santissima festività: è un genitore davvero in demenza senile o è un uomo che non vuol vedere più la realtà e si diverte a trasformarla e a provocare tutti?

Questa la trama.

Si sta per festeggiare il Natale e tutti i parenti si riuniscono nella casa dei nonni. Tutto sembra scorrere tranquillamente, nell’ordinaria routine festiva finché, il giorno di Natale, la nonna fa un annuncio che cade sulla tavolata come un fulmine a ciel sereno: i due anziani coniugi non vogliono più abitare da soli, ma rifiutando l’idea di andare a vivere in un ospizio, decidono che saranno i loro figli a dover scegliere chi, tra loro quattro, ricevendo in cambio l’abitazione dei due in eredità, si assumerà l’onere di accoglierli in casa propria. Spaventati dall’idea di rinunciare ai propri spazi e alla propria quotidianità, figli e consorti danno vita a una serie di violenti litigi che terminano con la decisione di uccidere i due anziani, simulando un incidente domestico…

Finale di partita – Teatro Eliseo (Roma) 26 settembre – 15 ottobre 2017

settembre 25, 2017

 

Glauco Mauri e Roberto Sturno – diretti da Andrea Baracco – tornano a Beckett, mettendo in scena “Finale di Partita”, testo cardine del ‘900, con Elisa Di Eusanio e Mauro Mandolini, scene e costumi di Marta Crisolini Malatesta, e musiche di Giacomo Vezzani..
Nel gioco degli scacchi, il finale di partita designa la terza e ultima parte dell’incontro, dopo l’apertura e il medio-gioco. Non tutte le partite a scacchi si chiudono con il finale di partita. Se vi è una grande differenza tra la bravura dei due giocatori, spesso il migliore riesce a battere l’avversario già nel medio-gioco, quando non addirittura nella fase di apertura. Quando invece i due sfidanti sono entrambi esperti è facile che l’incontro si protragga a lungo e si giunga dunque al finale di partita, una fase caratterizzata dall’esiguo numero di pezzi superstiti sulla scacchiera e dal fatto che il re non è più soltanto un pezzo da difendere ma diventa anche una figura di attacco. Questo preambolo scacchistico è necessario per analizzare questo capolavoro del teatro beckettiano: Finale di partita.
L’analogia tra il contenuto del testo e il gioco degli scacchi è stata espressa dallo stesso Beckett, che ha spiegato “Hamm è il re in questa partita a scacchi persa fin dall’inizio. Nel finale fa delle mosse senza senso che soltanto un cattivo giocatore farebbe. Un bravo giocatore avrebbe già rinunciato da tempo. Sta soltanto cercando di rinviare la fine inevitabile“.
“E’ la tragedia del vivere che diventa farsa o è la farsa del vivere che diventa tragedia? – si chiede Glauco Mauri – Ho sempre considerato Beckett non uno scrittore del teatro dell’assurdo ma un grande poeta della difficoltà del vivere dell’uomo. Ed è questo che – con Andrea Baracco – cerchiamo di far vivere sulle tavole del palcoscenico”.
 
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