Nel sito http://www.cgil.it – dal 17 gennaio 2013 – in Aree Tematiche Politiche Europee è leggibile un mio breve Approfondimento su:
UE: pensioni e Fondi pensione – Invecchiamento attivo e solidarietà intergenerazionale.
Per meglio adeguare le pensioni all’andamento demografico e alla crisi dei debiti sovrani, gli Stati hanno fatto una serie di riforme pensionistiche (spesso contestate) – tutte con ripercussioni oltre i confini nazionali, e con forti conseguenze sociali – per lo più collegando i diritti ai contributi durante l’intera carriera lavorativa; ed incoraggiando i beneficiari a lavorare più a lungo, e a integrare le pensioni pagate dal bilancio pubblico con sistemi pensionistici privati a capitalizzazione. E hanno adottato misure quali allungamento della vita lavorativa, aumento delle contribuzioni, contenimento delle prestazioni, una maggiore sinergia fra pubblico e privato per garantire al sistema pensionistico equità ed efficienza.
Da parte loro ad oggi – a livello internazionale – i Fondi pensione si differenziano in relazione a:
• tipo di rapporto con il sistema pubblico: Fondi esonerativi, Fondi aggiuntivi e Fondi integrativi (integrazione pura, parziale, differenziale)
• modalità di contribuzione ( Fondi contributivi, alimentati dai contributi sia dei lavoratori sia dell’azienda; e Fondi non contributivi, alimentati solo dall’azienda) e modalità di trasferibilità dei diritti maturati (piena eleggibilità immediata, congelamento dei diritti, metodo differenziale, metodo dell’eleggibilità pro tempore)
• modalità di funzionamento (Fondi a ripartizione, Fondi a capitalizzazione, Fondi misti)
• tipologia di impegni assunti (Fondi a contribuzione definita, e Fondi a beneficio definito)
• tipologia di prestazione erogata (capitale in un’unica soluzione o rendita vitalizia; prestazione con o senza garanzia di rendimento, prestazioni previdenziali e assistenziali)
• indicizzazione all’inflazione delle prestazioni i erogate
Circa la previdenza complementare, le differenze tra i vari paesi europei sono – quindi – molto marcate.
In Europa, la previdenza complementare può anche essere obbligatoria (Francia e Paesi Bassi), oltre che volontaria e integrativa (come ad esempio in Germania e Italia), o addirittura (a determinate condizioni e in modo reversibile) sostituiva della previdenza pubblica (come nel RU). Può essere sia a ripartizione che a capitalizzazione, con un diverso intervento delle parti sociali, con apporti e obblighi diversi della parte datoriale, e con fiscalità e tassazione tra loro diverse, e infine con diversi gradi di copertura che va dal minimo italiano (circa il 20%) al 90% dei Paesi Bassi. Diverse anche le risposte in caso di insolvenza del datore di lavoro che arriva sino alla costituzione di un regime assicurativo obbligatorio (adottata dalla Germania).
Nel febbraio 2012 – per meglio tener conto delle interconnessioni tra problematiche macroeconomiche, sociali e occupazionali – la Commissione europea ha presentato il suo Libro bianco – Una strategia per pensioni adeguate sicure e sostenibili: vera e propria Agenda di iniziative in materia.
La Confederazione europea dei sindacati lo ha ribadito con forza. Il modo migliore per garantire pensioni “adeguate sicure e sostenibili” non è lo sviluppo delle pensioni del secondo o addirittura del terzo Pilastro, ma un rafforzamento e miglioramento dei regimi pensionistici del primo Pilastro.
Di sicuro, c’è – innanzitutto – da chiedersi, vedere, e decidere, cosa fare per rafforzare il Primo pilastro, evitando che misure a favore del secondo e terzo pilastro diventino un cavallo di Troia contro il primo.
Ma, ci sarebbe anche da immaginare la creazione di un unico Istituto europeo per i diritti pensionistici privati (da declinare a livello nazionale e locale) per aiutare i cittadini europei nel loro compito di rilevamento e ricostruzione di tutti i propri diritti pensionistici (quindi anche di quelli privati), facilitandone così la libera circolazione; e una rete universitaria – europea – di esperti in materia.
In questo mio Approfondimento, tento di dare un quadro generale dell’insieme delle questioni oggi sul tappeto, nel tentativo di aiutare gli addetti ai lavori ad orientarsi in questo campo difficile, ma di sicuro impatto sociale.
Mi soffermo sul piano di lavoro del Libro bianco della Commissione, ma anche sulle reazioni – da questo suscitate – da parte della CES, della Ferpa, e del Ces.
E -basandomi su studi recenti – schizzo una breve tipologia dei Fondi pensione, con alcuni cenni di carattere comparato, limitati a Ru Germania Francia e Italia.