Queste foto (e quelle che seguono) rappresentano momenti dello splendido Concertone promosso da Cgil-Cisl-Uil – nella Piazza San Giovanni di Roma – per la Festa dei lavoratori 2O18 che resta, anche, una giornata di lotta, mobilitazione e denuncia di abusi e diritti negati
La festa del lavoro – come il Concertone – dovrebbe essere occasione di una riflessione, ampia e partecipata, sulle condizioni sociali e di lavoro, e sui diritti di chi lavora o è in cerca di lavoro. Da parte loro, unitariamente, Cgil Cisl e Uil dicono al Paese che diritti integrazione e sicurezza non sono temi che vanno contrapposti. E tenendo (tra l’altro) conto del numero impressionante di morti sul posto di lavoro – in questo primo maggio – hanno posto un accento particolare sulla sicurezza, sempre più’ messa a dura prova da precariato, nuovi tipi di “lavoro” ecc. Basti pensare alla cosiddetta CIG economy (la cosiddetta economia dei lavoretti) termine che include crowdwork/lavoro on line (v.Amazon, Mechanical Turk, Clickworker, Crowdflower, Jovoto, Microstak, Topcoder, Upwork) e lavoro “on demand tramite app” (v. Uber, Lyft, TaskRabbit, Handy,Wonolo). E’ un tipo di lavoro facilitato dalle tecnologie digitali, che fa incontrare domanda e offerta, e può anche offrire ulteriori opportunità di lavoro. Ma è anche un tipo di lavoro che implica molti rischi: nuove forme di lavoro invisibile, elusione dei minimi contrattuali e dei salari minimi (dove esistenti), decisione e modifica unilaterale delle condizioni di lavoro e di pagamento, abusi (lavoro forzato e lavoro minorile), discriminazionii (lavoro nero non standard), rating (valutazioni) ecc. ecc. ecc. E’ un tipo di lavoro che induce – tra l’altro – bassi redditi e debolezza della domanda e dei consumi. Servirebbero azioni legislative, azioni politiche, reazione pro-attiva da parte dei soggetti sociali, confronto con le parti sociali e contrattazione collettiva?
Per contrastare il dumping sociale salariale ambientale e fiscale c’è da agire anche a livello UE e a livello internazionale.
La data della Festa dei lavoratori, il 1° maggio, fu stabilita a Parigi nel 1889 e prende spunto da un episodio avvenuto tre anni prima a Chicago. In effetti, il 1° maggio del 1886, era stato indetto uno sciopero generale in tutti gli Stati Uniti con il quale gli operai rivendicavano migliori e più umane condizioni di lavoro (a quell’epoca non erano rari turni anche a 16 ore al giorno e i casi di morte sul lavoro erano abbastanza frequenti).
La protesta andò avanti per tre giorni. Poi – il 4 maggio – ci fu uno scontro tra lavoratori e agenti di polizia. Undici persone persero la vita in quello che sarebbe passato alla storia come il massacro di Haymarket.
Circa tre anni più tardi (20 luglio 1889) – a Parigi, durante il primo congresso della Seconda Internazionale (l’organizzazione creata dai partiti socialisti e laburisti europei) – fu lanciata l’idea di una grande manifestazione per chiedere alle autorità pubbliche di ridurre a 8 ore la durata della giornata lavorativa. Questa iniziativa divenne un simbolo delle rivendicazioni operaie: di lavoratori che – in quegli anni – lottavano per conquistare diritti e condizioni di lavoro migliori. Così, varcati i confini francesi – nonostante la risposta repressiva di molti governi – il 1° maggio del 1890 (prima, vera manifestazione internazionale) registrò un’altissima adesione.
Dal 1947, la Festa del lavoro e dei lavoratori è diventata ufficialmente festa nazionale italiana. E – attualmente – il Primo Maggio è giorno di festa nazionale in molti Paesi: da Cuba alla Turchia, dal Brasile alla Cina e poi Russia, Messico e diversi Paesi dell’Unione europea. Non lo è negli Stati Uniti, il Paese da cui, in un certo senso, tutto è cominciato. Negli Usa la Festa dei lavoratori si celebra il primo lunedì di settembre.