UE: il “Fiscal compact” andrebbe bilanciato da un “cre-social compact” (cre, sta per crescita) – “svi-social compact” (svi, sta per sviluppo), capace di lanciare grossi (e significativi) Piani di investimenti reali (per fare infrastrutture intelligenti ed ecologiche, una rivoluzione industriale verde, innovazione di prodotti e di processi, R&ST, rapide riconversioni ecc.); e capace di salvaguardare il modello sociale europeo (anche diffondendolo nel mondo? Sì, ed è la mia proposta. Per quanto tempo, dobbiamo subire le immagini orripilanti della Grecia odierna? Nell’ultima protesta ci sono stati ben 800 feriti!… E ancora, perché condannare l’eurozona ad essere l’unica area del mondo in recessione? Il risanamento ci vuole, ma non a discapito di equità, coesione, e crescita-sviluppo. Quale Europa si vuole edificare? E nell’interesse di chi? Una moneta unica richiede una politica economica comune. Non a caso, l’Unione economica e monetaria – concepita da J. Delors – aveva immaginato due gambe (l’una economica e l’altra monetaria): il che ancora oggi non è! Una scelta federalista – cioè decidere di avanzare verso gli Stati Uniti d’Europa – semplificherebbe la situazione (facendo superare i limiti dell’approccio inter-governativo, e dell’attuale – faragginoso – sistema istituzionale uscito dal Trattato di Lisbona ). Ma – di fatto – oggi siamo in un contesto di Europa, sempre più a geometria variabile (tra l’altro, UK e Repubblica ceca si son tirati fuori dal Patto di bilancio) – d’impronta intergovernativa – e concentrata solo su rigore e austerità. La stessa teoria di economia sociale di mercato – anche se interessante per l’accento che pone sulle regole (le regole ci vogliono, e anche per la finanza e per il sociale!) – se non completata da una visione dell’Europa che si vuole (un’Europa capace di garantire pace, sviluppo -ecologico sostenibile e anche sociale, coesione) – rischia di diventare pericolosa. A mio avviso, regole e cessione di sovranità – quanto opportuno – non vanno contrapposte! Servono entrambi, quando servono. Il Parlamento europeo, di recente, ha messo in cantiere un Rapporto sulle istituzioni, i cui tempi richiederanno – probabilmente – 12 mesi. Intanto (anche in una logica di doppio binario che non esclude anche riflessioni di carattere istituzionale) – tenendo conto della grave recessione con cui i cittadini europei devono fare quotidianamente i conti – e’ azzardato chiedere al Pe (e a tutte le istituzioni UE oggi esistenti) uno sforzo per focalizzare tutto quanto è possibile (sarebbe possibile) fare, già oggi, con le istituzioni che ci ritroviamo? Un esempio per tutti? I limiti del Fondo permanente salva-stati, quale finora concepito, sono a tutti visibili. Lo statuto della Bce lo consente. La Bce potrebbe dare risorse alla Bei, e la Bei potrebbe darle agli Stati superando lo “spread” – nel costo del denaro – tra banche e Stati. Perché non lo si fa?
Per Chabod , l’Idea di Europa comincia a delinearsi nel ‘500, prende corpo e fisionomia nel ‘700 e acquisisce una fisionomia pressoché definitiva nel corso del diciannovesimo secolo, dapprima cozzando contro l’idea di nazione e poi assorbendola e rielaborandola. Gli Stati nazionali hanno dato inizio al processo d’integrazione europea sulle macerie della seconda guerra mondiale. Cosa caratterizza l’Unione europea odierna e il contesto mondiale in cui si colloca? Quali sono le risposte strategiche dell’Unione europea e dei vari G – in particolare dei G20 – alla grande crisi (2008-2009) e al suo problematico post-crisi (v. crisi debiti sovrani)? E le priorità della Commissione Barroso? Quale idea di Europa – e di Europa nel mondo – si va affermando (dalla nascita della Cee, alla specificità della politica estera e di sicurezza dell’Unione, alla lotta ai cambiamenti climatici, ecc.)? Questi i quesiti principali cui tento di dare una risposta nel mio libro (2020: la nuova Unione europea. L’Ue tra allargamento e vicinato, crisi, verticite, vecchie e nuove strategie – Ed. Lulu 2010) presentato a Roma –presso lo Spazio Europa Ue – lo scorso luglio 2011. Considerata la sua attualità, lo segnalo. E sarò lieta di leggere i commenti di chi lo leggerà.
Intanto – qui di seguito – è leggibile l’INDICE del mio volume.