Continuando l’excursus cronologico nell’opera di questo nostro grande compositore, la stagione concertistica del teatro dell’Opera inizia con il Requiem di Verdi, diretto da Michele Mariotti.
Dopo il successo di Aida, Verdi si ritirò per un lungo periodo dal teatro d’opera. Ma non smise di comporre. Poi – molto colpito dalla morte di Manzoni, con cui aveva condiviso valori (quali quelli di giustizia e libertà) del Risorgimento e l’impegno per l’Italia unita – il 3 giugno 1873 scrisse a Ricordi: «Io pure vorrei dimostrare quanto affetto e venerazione ho portato e porto a quel grande che non è più e che Milano ha tanto degnamente onorato. Vorrei mettere in musica una Messa da morto da eseguirsi l’anno venturo per l’anniversario della sua morte. La Messa avrebbe proporzioni piuttosto vaste, ed oltre ad una grande orchestra ed un grande coro, ci vorrebbero quattro cinque cantanti principali”.
Da qui il suo splendido Requiem
“Affrontare il Requiem subito dopo Aida è un grande privilegio – precisa Michele Mariotti –. La straordinaria partitura, che tutti conosciamo, è modernissima: per certi versi appare anticipatrice di soluzioni orchestrali straussiane e di armonie novecentesche che si affacciano già nella precedente Aida e che ritroveremo in Otello, o in quel miracolo teatrale e musicale che è Falstaff“. Accanto all’orchestra diretta da Mariotti – e il coro diretto da Ciro Visco – un quartetto di voci soliste internazionali: il soprano Elena Stikhina, il mezzosoprano Yulia Matochkina; il tenore Stefan Pop; il basso Giorgi Manoshvili.
Il Requiem di Verdi partecipa anche al progetto VIVA VERDI (che coinvolge 14 importanti fondazioni lirico-sinfoniche italiane e altre realtà musicali): iniziativa promossa dal Ministero della Cultura per l’acquisizione della casa-museo del compositore a Sant’Agata di Villanova sull’Arda. Il 14 febbraio alle ore 19 si terrà una speciale prova aperta al pubblico, il cui incasso sarà devoluto per Villa Verdi.
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