Al Quirino di Roma è in scena “Testimone d’accusa” di Agatha Christie, il cui spunto – come spesso accade nelle opere della Christie – parte dalla storia di una donna tradita dal marito più giovane. E’ uno spettacolo straordinario – ricco di colpi di scena, e senza alcun punto morto o sbavatura – che, con i suoi eccellenti attori, tiene desta l’attenzione del pubblico dall’inizio alla fine!
”Agatha – sottolinea il regista Geppy Gleijeses – è un genio e tale per sempre resterà. E qui, più che in Trappola per topi, più che in Dieci piccoli indiani questo diamante luccica in tutto il suo splendore”.
Il testo teatrale – rispetto al film capolavoro che ne trasse Billy Wilder – non concede tregua alla tensione. E – nella schiena di chi osserva – affonda come una lama di coltello affilatissima.
In questo dramma, il gioco non verte tanto sulla psicologia dei personaggi (simulatori occulti, assassini, grandi avvocati) quanto sulla perfezione del meccanismo: un meccanismo infernale e con un colpo di scena dopo l’altro.
“Naturalmente – sottolinea ancora Geppy Gleijeses – metterlo in scena richiede un cast di livello superioree un realismo (non certo naturalismo) rigidissimi. E una dovizia di mezzi scenografici e recitativi. Io l’ho messo in scena con Giorgio Ferrara, Vanessa Gravina, Giulio Corso, e altri 9 attori, tutti perfettamente aderenti ai ruoli. In scena avremo lo stenografo che scriverà (con il particolare ticchettio) tutti i verbali del processo su una macchina stenografica autentica del 1948 (la commedia è del ‘53), i sei giurati saranno scelti tra il pubblico sera per sera, e chiamati a giurare e ad emettere il verdetto. Buoni brividi a tutti!”.
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