“Il Crogiuolo” di A.Miller a Roma, teatro Quirino (22 – 27 novembre 2022)

Il crogiuolo in scena al teatro Quirino di Roma è un gran bello spettacolo – di grande qualita’ e senza alcuna sbavatura o tempo morto – che di certo non si dimenticherà nel corso degli anni, che cattura l’attenzione degli spettatori dall’inizio alla fine, e che non lascia indifferenti.

Lo spettacolo – a prescindere da confini di tempo e di spazio – e’ anche una forte, ed efficace, denuncia di ogni forma di manicheismo (e delle sue terribili conseguenze).

Bravissimi tutti nella loro coralità, e nei singoli ruoli.

Filippo Dini – dopo il successo di Così è (se vi pare), Casa di bambola e The Spank – affronta uno dei testi più lucidi e impietosi della drammaturgia americana: “Il crogiuolo” di (The Crucible) di Arthur Miller, debuttato a Broadway il 22 gennaio 1953, che evidenzia come la piccola società di Salem venga condotta alla pazzia attraverso la superstizione, la paranoia e la cattiveria delle persone
Ambientato a Salem (Massachusetts) nel 1692, “Il crogiuolo” sfrutta l’evento storico della caccia alle streghe (144 persone furono processate e 19 furono giustiziate mediante impiccagione!) per tracciare un implicito parallelo con il Maccartismo americano degli anni cinquanta (definito anche “caccia alle streghe rosse”). “L’arma della delazione – sottolinea lo stesso Dini – fu il più potente ed efficace strumento adottato dalle autorità statunitensi nella lotta al Comunismo (la stessa arma con la quale fu accusato Arthur Miller dal suo amico Elia Kazan) e con la stessa ferocia e la stessa meschinità, l’arma della delazione sostiene tutto l’impianto narrativo della lotta alle streghe di Salem”.
Questa la trama di Miller.

Betty è caduta in uno stato di incoscienza dopo essere stata scoperta dal padre nella foresta ad eseguire riti occulti con la cugina Abigail e alcune amiche. Accusate di essere preda di un maleficio, Abigail (che sedotta e abbandonata scatenerà una spaventosa vendetta) – con Betty improvvisamente risvegliata – accusa di stregoneria alcuni abitanti del paese. Le loro false dichiarazioni scatenano un’ondata di isteria e paura a Salem. Mary Warren confessa che le sue amiche stanno solamente fingendo, ma non vuole fare questa confessione in tribunale, perché teme una ritorsione da parte delle ragazze. In tribunale emerge una logica perversa: chi confessa falsamente la stregoneria e fornisce i nomi degli altri diventa innocente, chi non confessa, perché effettivamente non ha nulla da confessare, rimane colpevole. John Proctor induce Mary Warren a dichiarare la verità, ma alle dichiarazioni della ragazza seguono le puntuali smentite di Abigail. Per una serie di menzogne. Proctor viene poi arrestato. Il reverendo Hale, che ha capito la logica ingiusta delle autorità, cerca di convincere i detenuti a confessare il falso per essere salvati. John Proctor dichiara di avere a che fare con la stregoneria. Ma… per il suo rifiuto di fare altri nomi è condannato a morte.

“Miller – sottolinea Filippo Dini – ci racconta di come l’obbedienza alle regole del vivere comune possa sostenere saldamente le colonne portanti di una comunità e al tempo stesso gettarla con grande velocità nel caos più profondo, e nella follia. (…) Dopo più di due anni di pandemia e l’evolversi delle atrocità in Ucraina, questo testo suona adesso una musica nuova e terribile: noi stessi e la nostra epoca ribolliamo nel crogiuolo dell’orrore e della meschinità”.

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