Fedra, moglie di Teseo, è innamorata follemente del figliastro Ippolito (il quale rifiuta l’amore delle donne per dedicarsi alla caccia e alla vita nei boschi) cui (nonostante gli iniziali tentativi della nutrice di dissuaderla) rivela il suo amore. Ippolito, indignato, fugge dalla reggia. Per vendicarsi, Fedra racconta a Teseo – mentendo – che Ippolito ha cercato di abusare di lei. Infuriato, Teseo invoca la maledizione sul figlio che muore in maniera orribile. Quando il cadavere di Ippolito viene riportato alla reggia, Fedra confessa il suo delitto a Teseo e si uccide. Al padre non resta che piangere, e ricomporre i resti di Ippolito.
“Riflettendo e studiando – afferma la regista Elena Sofia Ricci (che “da anni desidera lavorare con Valentina Banci”) – ho sentito, che all’interno di ciascuno di noi, c’è una parte di ogni personaggio, e che forse, in questa nostra era, siamo tutti un pò Ippolito: a pezzi, a brandelli. E così ho pensato che una discarica infernale, uno “sfasciacarrozze di tutti i tempi”, potesse essere il luogo in cui collocare questa Fedra.
“Fedra, Ippolito, Teseo, la Nutrice, il Messaggero, ma anche il coro – l’intero dramma è popolato da “persone” che arrancano tra le macerie della propria esistenza… Le dinamiche, le ossessioni, le patologie, i mostri non solo interiori dei personaggi si svelano attraverso la pièce, nella loro tragica verità.
“E questo è quello che vorrei arrivasse: la forza della “parola” di Seneca – così tragicamente contemporanea”.
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