Vivendo in un paese che all’apparenza offre illimitate opportunità e successo, Willy Loman sogna un futuro che non è in grado di raggiungere. Fallisce, e non riesce a perdonarsi.
Vuole così tanto essere “benvoluto”, che spesso trascura il fatto di essere amato. Ma, contrariamente a quel che pensa, la sua famiglia lo adora. Adesso vive coltivando un’accecante idolatria per tre uomini di successo: suo padre, suo fratello Ben, e Dave Singleman. Il fatto di non essere riuscito ad avere la stessa fortuna di questi suoi tre miti, gli fa provare un forte senso di vergogna e di inadeguatezza. Da qui la necessità di riversare su suo figlio Biff, delle aspettative di successo troppo grandi e irrealizzabili per lui. Altro fallimento!
Così, per riconquistare il rispetto della famiglia, si mette alla guida per l’ultimo viaggio. Forse, il più remunerativo.
Questo testo di Arthur Miller rientra – tuttora – tra i dieci lavori teatrali più significativi del Novecento. Perché colpisce così profondamente? “Perché – sottolinea lo stesso Masolino D’Amico – è così americano, ma allo stesso tempo, così internazionale (se ne registrano persino versioni russe e in chiave anticapitalista e anticonsumista). Perché è la storia di un sogno più grande di lui… Nella fiaba della farfalla e della formica, le simpatie vanno alla farfalla, benché questa venga sconfitta. E Willy Loman, sconfitto alla fine come la farfalla, non ha pazienza”.
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