Cosa è questa “tempesta” che Prospero scatena e interrompe a suo piacimento? Essa ha solo un effetto, quello di condurre tutti i suoi nemici nell’unico posto dove tutti i suoi desideri sono immediatamente appagati, quello della creazione letteraria.

Eros Pagni crea quindi un’isola che non c’è: tutto è nella sua testa, ivi incluso Ariel e Calibano (in questo spettacolo una sorta di Jekyll e Hyde). La scena della Tempesta è una citazione della biblioteca mediatica del protagonista; e i suoi avversari – citazioni della cultura occidentale – si presentano con abiti delle più svariate epoche.
“ Dopo aver pensato questo personaggio di grande cultura, di grande capacità immaginativa e che mi figuro da sempre immerso nei suoi libri – sottolinea Luca de Fusco – mi sono reso conto che il mio Prospero altri non era che mio padre, Renato De Fusco, emerito storico dell’architettura che, dal chiuso della sua biblioteca, ha raccontato, in decine di opere, edifici in gran parte dei quali non è mai stato, ma che ha avuto la capacità visionaria d’immaginare. È per questo che gli dedico questa mia regia in occasione dei suoi novant’anni”.

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