Bello spettacolo di grande qualità interpretativa, pathos ed ironia.
Ricca di accenti polemici (contro l’ipocrisia dei benpensanti cattolici e il filocomunismo borghese ecc.) – scritta nel 1952 – questa commedia fu subito censurata per il tema dell’omosessualità: in Italia è stato quindi possibile metterla in scena solo il 22 gennaio 1965.
“Il nostro allestimento – precisa Guglielmo Ferro – rispetta assolutamente non soltanto il testo di Brancati ma lo stesso copione originale. L’omosessualità non è l’unica tematica scottante trattata da Brancati. E, come sempre, dietro la censura, si cela la paura del diverso e delle diversità”.
Questa la sua trama… Caterina Leher, governante francese, è assunta in casa Platania, famiglia siciliana e borghese trapiantata a Roma il cui patriarca, Leopoldo, ha sacrificato la vita di una figlia (morta suicida) ai pregiudizi della sua morale. Calvinista – e considerata modello d’integrità – Caterina vive come colpe, la propria segreta omosessualità, e l’aver causato (attribuendole le proprie tendenze) il licenziamento di una giovane cameriera dei Platania, morta in un incidente mentre tornava al Sud: un peccato che non riesce a perdonarsi. Da qui la sua decisione di suicidarsi.
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