Mentre la trattativa sulla manovra economica del governo italiano è attualmente congelata (sia pure con un rischio non remoto di un futuro avvio di una “procedura d’infrazione” per violazione della regola del debito che la Commissione potrebbe proporre dopo l’adozione del disegno di legge di bilancio, e di un più vicino prossimo avvertimento UE) – in Europa – qualcosa si muove…
Chiudendo a Berlino le celebrazioni per i cento anni della fine della prima guerra mondiale, Macron ha affermato: “oggi l’amicizia tra i nostri popoli è più forte della follia guerriera”. Ma – di fronte al nuovo ordine mondiale – l’Europa ha bisogno di più sovranità per affrontare le sfide di migrazioni, commercio, cambiamenti climatici, digitalizzazione, difesa, moneta comune “dotata di un suo budget”.
“La nostra forza è nell’unità, che non significa sempre e comunque unanimità”.
Al di là delle differenze che ancora separano Parigi e Berlino su molti dossier europei, Francia e Germania – ritenendo loro responsabilità “non far scivolare il mondo verso il caos” lasciandolo alla mercé del “nazionalismo senza memoria” e del “fanatismo senza valori”, e loro dovere “aprire un nuovo capitolo della costruzione europea “dando all’Unione gli strumenti della loro sovranità” – si sono impegnati a presentare entro metà dicembre 2018 un Pacchetto di proposte concrete per il rilancio dell’Unione.
“Bisogna costruire una moderna democratica ed efficiente sovranità” in Europa, sostiene Macron il quale non ha remore a riassumere le paure più diffuse sulle due sponde del Reno (“quella di cedere sovranità dei francesi, e quella di sobbarcarsi maggiori oneri finanziari dei tedeschi”).
Da parte sua, A. Merkel ammette: “E’ vero siamo dinanzi a una svolta”. E si tratta di “andare avanti sul lavoro di Meseberg e passare alla consegna dei risultati”.
Fra le proposte del prossimo Pacchetto franco-tedesco, ci sarà di sicuro quella di un bilancio per l’eurozona – volto a correggere gli squilibri fra i 19 Paesi della moneta unica, potenziale primo strumento di quell’Unione dei trasferimenti fin qui tabù per i tedeschi – che (contrariamente ai sogni iniziali di Macron) i tedeschi vogliono limitato a non più di 20/25 miliardi di di euro (cioè lo 0,2% del Pil dell’eurozona).
Possibili anche passi in avanti nella trasformazione del Meccanismo europeo di stabilizzazione (ESM) in vero e proprio Fondo monetario, in grado di soccorrere i Paesi membri in caso di emergenze finanziarie.
Circa la tassa digitale sui giganti del web (Amazon, Google e Apple), molto auspicata da Macron, il ministro tedesco delle Finanze Olaf Scholz propone di negoziare prima una forma di tassazione insieme ai 36 paesi dell’Ocse e, solo in caso di fallimento, sostenere la proposta francese. Tedeschi. L’opposizione tedesca – verdi in testa – preme per sostenere la proposta francese.
L’Europa non può giocare il suo ruolo nel mondo se “non si prende maggiori responsabilità per la sua difesa e sicurezza e si accontenta di avere un ruolo secondario sulla scena internazionale” sottolinea ancora Macron. E c’è oramai un’espressa convergenza franco-tedesca pure su un futuro esercito europeo, anche se molto resta da fare in tal senso, considerando anche le diverse culture strategiche dei due paesi.
Il primo banco di prova di queste idee c’è stato il 20 novembre 2018 nel quadro dell’Eurogruppo, dopo un via libera preventivo che Merkel si è premurata di ottenere da parte di paesi riluttanti, convinti di quello che al governo italiano non piace, e cioè di escludere dal fondo i Paesi con i conti pubblici in disordine.
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