Con la sua originalità, il coreografo Fabrizio Monteverde reinventa il più famoso dei balletti di repertorio classico su musica di P. I. Čajkovskij – Il Lago dei Cigni…ovvero Il Canto – in un viaggio tormentato d’amore, tradimento, prigionia e liberazione; e in un teatro in cui tutto ha inizio e nulla ha mai fine.
E’ una favola senza lieto fine (in cui i due amanti protagonisti – Siegfried e Odette – pagano con la vita la passione che li lega).. ma non solo..
Il Lago di Monteverde trova ne Il Canto (Il canto del cigno di Anton Cechov) il proprio naturale compimento drammaturgico e, in un percorso struggente di illusioni e memoria, lo spunto per portare in scena un gruppo di “anziani” ballerini che, confondendo la propria vita con il canovaccio del classico dei balletti per eccellenza – tra le fatiche di una giovinezza svanita e la nevrotica ricerca di finale felice – ripercorrono gli atti di un ulteriore, “inevitabile” , Lago.
“Per me – precisa Monteverde – “questo “Lago” è una sorta di seduta psicoanalitica. C’è un doppio registro: la gioventù con l’energia fisica che la caratterizza e la vecchiaia segnata dall’abbandono delle forze. La tragedia di noi ballerini è che lo siamo sempre, fino a 90 anni e oltre, e vorremmo continuare ad andare sempre in scena. Mi piacerebbe che questo fosse anche uio “mio” canto del cigno”..
Condannata ad una perenne metamorfosi, donna a metà tra il bene e il male, Odette/Odile sarà cigno e principessa, buona e crudele, amante fedele e rivale beffarda.
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