Mata Hari, pseudonimo di Margaretha Geertruida Zelle (Leeuwarden, 7 agosto 1876 – Vincennes, 15 ottobre 1917), è stata una danzatrice e agente segreto olandese, condannata alla pena capitale per la sua attività di spionaggio durante la prima guerra mondiale.
Una vita – a dir poco – straordinaria! Dopo un crollo finanziario del padre, Margaretha ha sposato il capitano Rudolph Mac Leod. Da questo matrimonio (turbolento) nacquero due bambini. Da Giava, la coppia si trasferì a Medana dove – per la prima volta – Mata Hari fu affascinata da musiche e danze che provò anche a imitare. Dopo la morte (per avvelenamento) di uno dei suoi bambini, Margaretha e la piccola Non ottennero di trasferirsi nell’isola di Giava, dove Margaretha si ammalò di tifo. Il maggiore Mac Leod – raggiunta la maturazione della pensione – ha poi ceduto alle richieste della moglie di ritornare in Olanda. Lasciata dal marito, Margaretha chiese la separazione. Nel 1903, Margaretha andò a Parigi. Giunse anche a prostituirsi per sopravvivere. Poi divenne l’amante del barone Henri de Marguérie. Una sera si esibì durante una festa in casa del Molier in una danza giavanese, o qualcosa che sembrava somigliarle. Molier ne rimase entusiasta. Seguirono repliche in altre esibizioni, ancora in case private (dove più facilmente poteva togliersi i veli del suo costume), quindi al museo Guimet, e in locali prestigiosi di Parigi. Seguirono – quindi- un suo grande successo internazionale (da Monaco a Berlino, Vienna Londra Egitto Italia); una lunga serie, sia di bugie sulle sue origini, sia di amanti; la sua attività di spionaggio; la sua condanna alla pena di morte e la sua fucilazione.
Di certo, Mata Hari è una personaggio di non facile messa in scena. La brava Natalia Simonova è all’altezza di questa sfida. Tra narrazione e interpretazione, il suo spettacolo risulta piacevole, e bello, pur nella sua drammaticità.
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